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Visualizzazione dei post da gennaio, 2013

Barry White - Let The Music Play (1976, 20th Century Records)

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In quel periodo tutti i dischi di Barry White , compresi quelli con la sua Love Unlimited Orchestr a e con il trio femminile delle Love Unlimited , vivevano un’esistenza superiore alla media. Tra il 1973 e il 1975 l'artista pubblicò 10 album, 25 singoli, 2 raccolte antologiche, senza contare la colonna sonora di Together Brothers e produzioni per altri artisti ( Tom Brock, Gene Page, Gloria Scott, White Heat, Jay Dee ). Con questo Let The Music Play , White si ripropose con quella elegante mistura di soul orchestrale, disco e pop , dosata perfettamente tra ritmo e melodia, ma per la prima volta il tema dell’amore, sempre trattato con sensualità nei suoi dischi, viene qui offerto liricamente in una diversa angolazione emotiva dove prevale la solitudine, lo sconforto, la delusione, la ricerca profonda del sincero rapporto sentimentale. Ci sono sempre cascate di violini, la sua voce profonda, i cori femminili, gli arrangiamenti lussuosi, ma il mood cambia notevolmente e questo

16 Tambourines - How Green Is Your Valley (1989, Arista)

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Gruppo di Liverpool guidato dal cantante Stephen Roberts e dal bassista Anthony Elliot , i 16 Tambourines si formarono per caso nel 1985 con l’allargamento ad altri quattro musicisti nella line-up: Tony McGuinan (batteria), Mike Moran (chitarra), David Oliver (tastiere) e Susan Elleni (cori). Pubblicato dalla Arista con la produzione di John Stimpson ( Mandalaband, Sad Café ) e Phil Chapman , questo è il loro unico, magnifico album che va ad iscriversi in quella lista di piccole-grandi band britanniche degli anni ’80, portabandiera di un pop fantasioso ed erudito, condito con forti elementi jazz e soul , mai compreso appieno ( Huey & Cry, Lotus Eaters, Deacon Blue, Love and Money, The Kane Gang ). Nell’album domina una certa atmosfera anni ‘70 avvalorata da un’impostazione sofisticata ispirata ai soliti Steely Dan , ma con quella spontaneità melodica agrodolce che caratterizza la musica inglese. Tra le composizioni, tutte belle ed intense, si elevano Bathed In The Afterg

Lani Hall - Blush (1980, A&M)

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Una delle rare produzioni di Allee Willis che, insieme a Bruce Roberts , firma anche gran parte dei brani. In quegli anni la vita musicale di Lani Hall proseguiva alla grande grazie ad un marito come Herb Alpert che gli organizzava happening discografici de luxe . Musicalmente questo è l’album  dall’orientamento più A.O.R. con grande assemblaggio di soft californiano tra autori, arrangiatori e turnisti. Il risultato è un disco piacevole e melodico suonato con estrema classe dove la Hall si conferma interprete molto attenta all’estetica. La sua è una voce di buon lirismo ed evocazione, capace di muoversi in situazioni differenti (soprattutto in eccellenti ballate). Questo rende l’album vario e dosato di smaliziati equilibri pop-soul . Gli episodi più interessanti sono Where's Your Angel , bel brano di Greg Phillinganes trattato con i sintetizzatori e cori coinvolgenti, In The Dark , soul bianco impeccabile scritto da Lauren Wood e poi cantato l'anno dopo da lei s

Ben Sidran – Free In America (1976, Arista)

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Il quinto disco di Ben Sidran e il primo di altri due capolavori rilasciati per la Arista ( The Doctor Is In e A Little Kiss In The Night ). In Free In America c’è tutta la sua filosofia del crossover , quel combinare il jazz con il r&b in una chiarezza espositiva molto cantabile e pop . Infatti la sua è musica pop di superficie; l’asse portante, il pulsare emotivo, sono indiscutibilmente jazz e funk . L'album è una strabiliante testimonianza del valore di quest’artista che non ha mai raccolto appieno il frutto della sua grandezza. Ogni canzone, ogni passaggio, ogni singola nota sono qui esattamente come si vorrebbe che fossero: la musica gioca con le convenzioni, in un esercizio di stile che richiede in ogni istante un complicità sentimentale. Ci sono diverse cover trattate con fraseggi strumentali e vocali incredibili come Sunday Kind Of Love , remake di una ballad doo-wop fine anni ’40 di Louis Prima diventata in seguito un classico soul . Una versione funky e

Paul Clark - Drawn To The Light (1982, Myrrh)

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Splendido disco di C.C.M. ispirato al pop-soul californiano di cantautori sullo stile Michael McDonald . Produttore ed autore nato a Kansas City , Paul Clark è una figura tra le più importanti di tutta la Contemporary Christian Music con all’attivo 17 dischi realizzato dal 1971 ad oggi. L’avvicinamento ad un  sound più vicino all’A.O.R. westcoast e fusion avvenne con il trittico Change in the Wind, Aim for the Heart e New Horizon , dischi incisi tra il 1978 e il 1981, dove collaboravano grandi musicisti come il bassista Abe Laboriel , il batterista Bill Maxwell , il tastierista Harlan Rogers e il chitarrista Hadley Hockensmith , gente che nel 1980 insieme a Dean Parks formarono il supergruppo chiamato Koinonia . Questo Drawn To The Light è la summa delle precedenti esperienze con un suono che ha metabolizzato alla perfezione il dinamismo ritmico del r&b ( Give Them Your Love, Drawn To The Light ), l’efficacia melodica del pop ( Carry Me On, A Heartbeat Away ), la ra

Alice Cooper – From The Inside (1978, Warner Bros.)

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, Dopo due album di rock psichedelico per la Straight di Frank Zappa alla fine degli anni ‘70, Vincent Damon Furnier alias Alice Cooper , da Love It To Death in avanti diventò un grande icona del rock grazie ad una musica aggressiva, oltraggiosa, spesso violenta, abbinata a testi scabrosi, spettacoli macabri da Grand Guignol e travestimenti shock . Piano piano poi i toni si fecero più lineari, sobri e pop riscuotendo identico successo. La sua vita privata però era stata però durissima. L’artista, sprofondato nelle spire dell’alcool, che ne aveva minato il fisico, aveva passato anni davvero difficili. Questo From The Inside nasce dopo un periodo di isolamento e il desiderio di cambiare pagina. Un lavoro dall'approccio musicale diverso rispetto ai precedenti dischi con un cast del tutto riformato. E' un concept-album molto personale ed autobiografico che prende spunto del suo soggiorno presso una casa di cura di New York durante la disintossicazione dall’alcool, dove si

Marcus Joseph - Things I Meant To Say (1978, Big Tree Records)

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Il chitarrista e songwriter Marcus Josepsh aveva inciso nel 1976 un bel disco insieme a Danny Deardorff per la Arista prodotto da Louie Shelton e Jim Seals , inserito in quel filone soft-rock californiano di cui facevano parte Seals & Crofts, Loggins & Messina , i Bread, England Dan & John Ford Coley . Proprio con la produzione di Parker McGee , l’autore dei due più grandi successi di quest’ultimi e con la stessa label, Joseph pubblica questo Things I Meant To Say che sarà anche l’unico album a suo nome. La confezione musicale proposta, i musicisti impiegati, gli arrangiamenti e le impostazioni vocali sono tutti elementi in grado di conferire alle canzoni gli stessi slanci e la stessa brillantezza dei migliori prodotti pop di quel genere. Ci sono diversi episodi imperdibili a partire da Before the Night is Over scritta con McGee e I've Got You Where I Want You , due brani moderatamente ritmati dominati da bellissimi refrain corali. Poi la cover di I Don&#

Lotus Eaters – No Sense Of Sin (1984, Arista/BMG Japan)

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Inseriti a torto nel gran calderone new romantic , i Lotus Eaters erano in realtà un gruppo che realizzava con cura artigianale canzoni dalla scrittura melodica limpida dove dentro si rintracciava l’amore universale per raffinate armonie vocali e le influenze pop degli anni ’60. Duo di Liverpool formato dal cantante Peter Coyle e dal chitarrista Jeremy “Jem” Kelly , i Lotus Eaters si formarono nel 1982. Coyle veniva dai Jass Babies , mentre Kelly aveva suonato con i Sistems e i Wild Swans . Ai due si aggiunsero Stephen Creese (batteria), Gerard Quinn (tastiere) e Mike Sempsey (basso). Nell’estate del 1983 uscì il primo singolo The First Picture of You , una pepita pop lucida e brillante che, grazie anche una massiccia programmazione radiofonica, entrò in tutte le classifiche europee. Questa canzone malinconica e dal fascino aggraziato stabilì perfettamente quello che sarebbe diventato il sound associato all’album debutto. Brani che provenivano dal confine tra l'artigia

Prefab Sprout – From Langley Park to Memphis (1988, Kitchenware)

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Dopo il grande successo di Steve McQueen , i Prefab Sprout incisero nel Settembre del 1985 un disco intitolato Protest Songs ritenuto dalla casa discografica meno accessibile del precedente e per questo accantonato per essere poi pubblicarlo soltanto nel 1989. Così Paddy McAloon , suo fratello Martin , il batterista Neil Conti e la vocalist Wendy Smith si dedicarono per quasi un anno e mezzo ad un nuovo progetto concepito come un viaggio musicale nel cuore della cultura americana, tanto amata da McAloon . Il titolo prende ironicamente spunto dal celebre From Elvis to Memphis di Presley e da un verso incluso nel brano The Venus of the Soup Kitchen ( Langley Park è un quartiere piuttosto anonimo nato nel dopoguerra vicino alla loro Durham ). Per la produzione, oltre al collaudato Thomas Dolby , McAloon è affiancato da Jon Kelly ( Deacon Blue, Kate Bush ) e in un brano da Andy Richards ( Pet Shop Boys ). In questo lavoro, registrato tra l' Inghilterra e gli Stati Uniti

Stephen Bishop – Blue Guitar (1994, Pony Canyon)

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Un bentornato ad un songwriter ancora innamorato della melodia, ancora entusiasta per il semplice fatto di poter incidere un disco in una società di vincenti. Prodotto da Andrew Gold e Jeff Jones , Blue Guitar ci regala un musicista artisticamente in forma felice e con un’ispirazione in linea con la sua classe. Dive Into The Pool Of Love scritta insieme a Tom Snow  con le armonie vocali di Michael McDonald ,   When You Love Somebody con quelle di David Crosby e due pop songs  perfette come  Let Your Heart Remember e I Go Numb ,   confermano la statura di un Bishop autore dal feeling ancora coinvolgente. Tra i brani più intimi e raccolti, i migliori sono Picasso Played a Blue Guitar, ballata dall’organizzazione sonora raffinatissima e In the Italian Rain, altra ballata dalla magnifica orchestrazione che parlava dell'allora guerra nell’ex- Jugoslavia e il dramma dei profughi che cercavano di scappare dalle coste adriatiche verso l’ Italia . Piacevoli i due pezzi latine

Aztec Camera - Dreamland (1993, WEA)

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Roddy Frame si conferma ancora una volta un visionario del pop realizzando un altro album teoricamente distante dagli assiomi del mercato, ma che in realtà possiede una non comune potenzialità commerciale. Per certe scelte melodiche il musicista scozzese ha sempre cercato fin dagli esordi un organizzatore sonoro che gli facesse da sponda con degli  ornamenti adatti  In questo bilanciamento tra le parti c’erano stati produttori di grande personalità come John Brand ( High Land, Hard Rain ), Mark Knopfler ( The Knife ), la coppia Tommy LiPuma/Russ Titelman ( Love ), Eric Calvi ( Stray ). Stavolta si affida a Ryuchi Sakamoto,  in veste  qui di co-produttore e musicista decisivo nel donare ai brani un alone di classicità e di atmosfere suggestive, a volte surreali. Due caratteri musicali sulla carta me approccio che fanno di questo Dreamland un lavoro di una contraddizione ammaliante. Maturo ed intelligente, esso ha un piglio musicale e di contenuti determinato e ricco di sfumature

Rick Bowles - No Man's Land (1984, Applause)

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Free for the Evening , il debutto di Rick Bowles era stato un lavoro molto lodato dalla critica, ma abbastanza ignorato dal pubblico. Bowles ci riprovò due anni dopo realizzando ai Muscle Shoals, Alabama questo No Man’s Land . La produzione è di Robert Byrne , già collaboratore nel primo disco, e qui anche co-autore di sei brani su otto. Oltre a Byrne, impegnato nei cori, chitarre e tastiere, ci sono alcuni importanti musicisti di Nashville come il chitarrista John Willis , i tastieristi Steve Nathan e Clayton Ivey , il batterista Owen Hale ( Lynyrd Skynyrd ), il bassista Gary Baker che scrisse poi l’hit I Swear per gli All-4-One , quindi il chitarrista e songwriter Mac McAnally e il polistrumentista Brandon Barnes con cui Byrne incise un bellissimo album. Salvo qualche coinvolgimento di eccessivo modernismo elettronico ( I Hate The Way I Love You , la stessa title track ) le canzoni sono tutte di alto livello, sia quelle dalla tipica struttura A.O.R. ( Baby Lied, Night

Doug Gray - Soul of the South (2011, Shout Factory!)

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Il tastierista e cantante Doug Gray è stato tra i membri fondatori della Marshall Tucker Band , una delle punte di diamante, insieme alla Allman Brothers Band e ai Lynyrd Skynyrd , del movimento Southern rock . Dopo aver dominato le classifiche per tutti gli anni ’70, il gruppo firmò per la Warner Bros., causa il fallimento della Capricorn , storica label sudista con la quale incisero sette dischi, di cui cinque d’oro e uno di platino. Il passaggio alla Warner coincise anche un cambio di stile del gruppo che alleggerirono la pressione del loro rock-blues e tendenze country ammorbidendolo con costruzioni armoniche e melodiche dai toni più soft e r&b . Questo album risale a quel periodo, ed è costituito da otto brani incisi da Gray nel 1981 per un album solista considerato che la band si era presa una pausa dopo la morte,  nell’aprile del 1980, di  Tommy Caldwell , chitarrista che svolgeva un ruolo guida all’interno del gruppo insieme al fratello Toy . Prodotto dal grande Bil

Linda Lewis – Lark (1972, Reprise)

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Cantautrice londinese, classe 1950, Linda Ann Fredericks ebbe da giovanissima alcune esperienze come attrice in ruoli minori per diversi film inglesi tra cui A Taste Of Honey e Help! dei Beatles . Si costruì poi una bona reputazione come cantante lavorando prima con John Lee Hooker , poi con Herbie Goins , quindi, dopo aver inciso per la Polydor il singolo You Turned My Bitter Into Sweet , entrò nel 1968 a far parte dei Ferris Wheel dove prese il posto di Marsha Hunt restandoci un paio di anni fino allo scioglimento del gruppo. Linda Lewis decise allora di proseguire la carriera artistica come solista firmando per la Warner Bros. grazie all’interessamento del suo fidanzato Jim Cregan , ex chitarrista dei Family . L’album di debutto fu Say No More (1971) su Reprise prodotto da Ian Samwell e la partecipazione di prestigiosi musicisti come Chris Spedding, Shawn Phillips, Ray Cooper, Ian McDonald e canzoni, tutte scritte dalla stessa Lewis , che lasciavano intravedereo tale

Gene Cotton – Save The Dancer (1978, Ariola America)

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Uno dei più interessanti lavori di fusione tra folk e pop con la musica nera. Gene Cotton è un songwriter di Columbus, Ohio , ma il background musicale che gli garantisce spessore e formazione, metodo ed intellettualità proviene direttamente dalla scuola di Nashville . Dopo sei album incisi per piccole etichette indipendenti tra 1968 e il 1974, fu scritturato dalla ABC rilasciando due dischi che lo fecero conoscere al grande pubblico. Il primo fu For All the Young Writers dove c’era Let Your Love Flow portata al successo dai Bellamy Brothers , quindi Rain On da cui fu tratto l’hit single You've Got Me Runnin' . Questo disco è il suo capolavoro, quanto di meglio e di più originale potesse arrivare alla fine degli anni ’70 da quel cantautorato americano colto che cercava di rinnovarsi tramite le contaminazioni stilistiche. Ovviamente Save The Dancer non segna la nascita di un genere, ma un biglietto da visita di un songwriter coi fiocchi che, partendo dalla canzone di ma

Hodges, James & Smith - What Have You Done For Love (1978, London)

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All’inizio degli anni Settanta William "Micky" Stevenson, uno dei più importanti produttori e direttori artistici della Motown, aveva in mente di formare un gruppo vocale femminile che rinverdisse i fasti delle Supremes. Delle voci versatil capaci di affrontare con scioltezza un repertorio specialistico a metà strada tra r&b, pop e mainstream di gusto Broadway. Per quessto progetto Stevenson scelse con cura quattro giovani cantanti, tutte di Detroit. Il quartetto fu chiamato con i loro cognomi: Hodges, James, Smith & Crawford, poi, dopo due singoli incisi nel 1972, Carolyn (Caroline) Franklyn, già nota nel circuito Motown sin da giovanissima, lasciò il gruppo e il nome fu ridotto ovviamente al trio. Pat Hodges suonava il clarinetto in una band locale ed aveva inciso un singolo nel 1966 su Keymen, Denita James era un ballerina con studi in danza classica e tip tap ed all’attivo un singolo su etichetta Flip nel 1963. Jessica Smith invece proveniva da esperienze gospel.

Michael Cruz - The Heart Never Forgets (1981, Credence Records/PPL Records)

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Classico prodotto di quei musicisti attivi in California a cavallo tra gli anni ’70 ed ’80 che si abbandonavano al fascino di una musica bianca che non voleva diventare nera e viceversa. Michael Cruz era un produttore, arrangiatore, autore e tastierista di origine cubana che realizzò questo unico album a suo nome registrato ad Hollywood , prodotto dallo stesso Cruz insieme a Jaeson James Jar'rett noto per i suoi lavori con Garry Glenn e The Band AKA . E’ una musica calda e avvolgente, qualcosa che prova, riuscendoci, a curiosare oltre la teoria del morbido esposta a suo tempo da calibri artistici più noti di Cruz . Sono, quelle The Heart Never Forgets , canzoni che non è molto facile incasellare, proposte di pop che cambiano colore e sapore dispensando umori e sensazioni con percorsi appetibili di blue eyed soul, disco, funk e che riescono a rendere perfettamente leggibile l’idea della contaminazione stilistica. Quel pop-soul sottile ed intrigante con alcuni piacevoli com

Booker T. Jones - The Best of You (1980, A&M)

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Jones è stato il tastierista e frontman dei Booker T & The MG's ( M.G . stava per Memphis Group ), la House band della Stax formata insieme al chitarrista Steve Cropper , il bassista Donald “Duck” Dunn e il batterista Al Jackson , diventato quasi per caso un gruppo fisso dopo l’uscita nel 1962 di Green Onions , strumentale che spopolò in tutto il mondo. Anche se continuarono in seguito a produrre singoli di successo, questa band meticcia composta da due neri e due bianchi, è rimasta leggendaria per il lavoro  di sala. A Memphis  suonarono con tutti i maggiori artisti della Stax tra cui O tis Redding, Wilson Pickett, Rufus e Carla Thomas,  creando nei loro dischi un suono pulito e tagliente, disciplinato e pieno di gusto che ebbe una grandissima influenza nello sviluppo del soul e del rock . All’inizio degli anni ’70 il gruppo si sciolse e Jones si trasferì a Los Angeles dove intraprese la carriera di turnista e produttore collaborando con Bob Dylan, Kris Krist

Intruders - Cowboys To Girls (1968, Gamble Records)

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 Uficialmente il soul di Philadelphia nasce nel 1971 quando i due autori/produttori Kenny Gamble e Leon Huff fondarono la casa discografica Philadelphia International , ma questo disco è il primo esempio compiuto di Philly Sound scritto, prodotto ed arrangiato dalla coppia. Anche se le prime produzioni dei due risalgono a primi anni ’60, di rilievo c’era stato soprattutto il lavoro con Jerry Butler , cofondatore degli Impressions . Philadelphia , dopo aver prodotto giganti del jazz come Charlie Parker, Bessie Smith, Jimmy Smith, Jimmy McGriff , dopo essere stata il centro divulgatore del twist , era decisamente in disparte nell’ambito del r&b rispetto a Detroit, Memphis e Chicago. Nel 1965 Gamble e Huff lasciarono la Cameo-Parkway per rischiare con una propria label cercando di rivaleggiare con il più blasonato Motown sound . Gli Intruders invece erano un quartetto vocale doo woop formato da Sam "Little Sonny" Brown, Eugene "Bird" Daughtry, Phil T

Ian Thomas – Levity (1988, Warner Bros.)

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Ultimo album solista di Ian Thomas prima dell’avventura con i Boomers . Concluso il rapporto con la Anthem Records nel 1985 il songwriter canadese pubblica questo Levity per la Warner . Registrato tra Canada ed Inghilterra , si avvale della produzione di Christopher Neil , a quel tempo impegnato con  Mike & The Mechanics . Influenzato dal synth-pop imperante, Levity è un lavoro equilibrato e ben suonato, con brani avvolgenti tenuti insieme da magnifiche parti di chitarra e tastiere. La summa di una sorta di auto-regolamentazione basata su concetti A.O.R. essenziali, ma efficaci: melodia, arrangiamenti caldi ma sobri, cura formale minuziosa ma non maniacale. Tutti suggerimenti facilmente rintracciabili sui grandi manuali del pop , ma non sempre così semplici da assemblare e plasmare insieme. I brani sono di alto livello. Una particolare menzione per la title track , quintessenza del power-pop con un bel solo di chitarra, Only Believe e Back To Square One , due canzoni

Ian Thomas – The Runner (1981, Anthem Records)

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Songwriter e polistrumentista canadese di Hamilton, Ontario, Ian Thomas si fece conoscere alla fine degli anni ’60 come leader di un gruppo folk-rock progressive chiamato Tranquillity Base . Nel 1971 lasciò il gruppo è lavorò per un paio di anni come produttore con la società radio-televisiva canadese CBC . Il suo debutto discografico avvenne nel 1973 con un omonimo album inciso per la casa discografica californiana GRT da cui fu tratto il singolo Painted Ladies che diventò disco d'oro. Seguirono altri lavori di successo, alcuni usciti a nome Ian Thomas Band . Nel 1978, all’indomani di Still Here , la GRT dichiarò fallimento e Thomas rimase senza contratto. L’anno dopo fu scritturato dalla Anthem Records , un’etichetta indipendente di Toronto distribuita dalla Capitol che rilevò il catalogo di Thomas facendo uscire di nuovo Still Here e poi un The Best . Questo The Runner è praticamente il suo primo album per la nuova label ed è anche il migliore insieme a Levity (19

Bill Meyers - All Things In Time (1996, Weber Works)

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Terzo album solista in dieci anni per questo straordinario musicista scoperto da Gino Vanelli . Bill Meyers è conosciuto più come arrangiatore, tastierista, autore e produttore per grossi personaggi tra i quali Madonna, Rod Stewart, Brian McKnight, Babyface, Michael Jackson, Destiny' s Child e soprattutto per il suo trentennale lavoro insieme agli Earth, Wind & Fire di cui è diventato in pratica un membro effettivo. Questo All Things In Time è un perfetto esempio crossover moderno con un vasto e diversificato campionari sonoro. Una musica ibrida che ha radici nel soul , nel funk, nel jazz e nel pop, fusa ed abbellita da elementi di world music (sonorità africane, ritmi caraibici, melodie brasiliane) per un’oasi del suono aperta a qualsiasi situazione. Ogni brano è un qualcosa di definitivo, risolto a volte con ottime concessioni alla melodia come nel pop jazzato della title-track e nella ballata The Hearth Remembers , entrambi cantate dallo stesso Meyers . Ci son