Post

Visualizzazione dei post da ottobre, 2011

Deniece Williams - When Love Comes Calling (1979, Columbia)

Immagine
Scoperta e lanciata da Maurice White degli Earth, Wind & Fire, Deniece "Niecy" Williams è stata tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, una della cantanti di maggior successo nel campo della soul music. Dopo il grande successo internazionale insieme a Johnny Mathis con “ Too Much, Too Little, Too Late “ dell’anno prima, questo album fu il primo della Williams per la ARC, etichetta personale di Maurice White con sei brani prodotti da David Foster e tre da Ray Parker Jr. Una novità è il ruolo di White che, a differenza dei due album precedenti “ This is Niecy “ e “Songbird “, qui si limita al solo ruolo di produttore esecutivo, mentre gli arrangiamenti sono affidati a Gene Page, Bill Meyers, Greg Mathieson, Jerry Hey e David Foster. Così, l’album ha il pregio di flirtare amabilmente con il soul e l’airplay pop aggirando i cliché in cui certa musica nera era rimasta intrappolata dalle invasioni della disco. La Williams poi è una vocalist superba, il suo t

Nick Lowe - Jesus Of Cool (1978, Columbia )

Immagine
Nick Lowe è il padrino del Pub rock inglese. Nei primi anni Settanta, prima con i Kippington Lodge e poi con i Brinsley Schwarz (uno dei primi gruppi bianchi a suonare reggae), è stato un raffinato e metodico studioso dell’intima dinamica rock sempre alla ricerca di formule per tempi nuovi. Scelte confermate sia come produttore sopraffino con Elvis Costello, Graham Parker, Pretenders, Dr. Feelgood, Damned, sia come componente dei Rockpile insieme a campioni del calibro di Dave Edmunds, Billy Bremner e Terry Williams. Nella sua musica c’è il gusto per la citazione, belle melodie, armonie vocali variegate. Fondali rock da cui emerge una dimensione pop inedita, stimolante e creativa, mettendecoi ogni tanto intuizioni di grande rock’n’roll e soul Motown. In questo suo primo lavoro abbiamo davanti artista ingestibile che si compiace del suo ruolo da outsider per realizzare a modo suo e senza pressioni la sua musica. Lowe mette a punto un suono che punta sul coraggio dell’essenzialità, dov

David Lasley – Soldiers On The Moon (1989, Pony Canyon Japan)

Immagine
Un concetto di musica pop legata al jazz e al soul. Per spiegare meglio la sua visione, David Lasley mette insieme undici canzoni, rifacendole con idee e grande desiderio di cantarle, omaggiando esplicitamente le sue influenze musicali. Sono tutte citazioni nobili le sue, classici che offrono cento prospettive diverse : “Without The One You Love“ (Aretha Franklyn), “ I Think It’s Going To Rain Today “ (Randy Newman), “ God Bless The Child “ (Billie Holiday), “Since I Fell For You“ (Sam Cooke), “ It’s Too Late “ (Carole King). Lasley li rivisita con il suo potente falsetto arricchendoli di nuova vita con il contributo degli arrangiamenti vocali di Luther Vandross, la superba produzione di Jeffrey Weber e il contributo strumentale di esperti musicisti jazz-fusion come David Benoit , Gregg Karukas, Luis Conte, Bob Mann. Belle anche le due nuove canzoni a sua firma ” Audrey “ e la title track, mentre da brividi è la versione di “You Bring Me Joy“, fenomenale ballata soul scritta da La

Pilot - Blue Yonder (2002, Cool Sound Japan)

Immagine
La band dei Pilot si formò nel 1973 a Edimburgo per volere di David Paton e Billy Lyall, componenti del primo nucleo dei Bay City Rollers. Quando subentrarono Ian Barnison e Stuart Tosh, il quartetto inizia a registrare numerosi demo attirando l’attenzione della EMI che chiesero ad Alan Parson di produrre l’album d’esordio da cui fu tratto il singolo di successo “ Magic “. I seguenti “ Second Flight “ ( 1975 ) e “ Morin Heights “ (1976) prodotto da Roy Thomas Baker proseguirono il loro discorso musicale fatto di abile pop-rock armonicamente orecchiabile e singoli di buon riscontro commerciale come “ January “ e “ Canada “. In seguito il batterista Stuart Tosh e il tastierista Billy Lyall abbandonarono il gruppo, il primo una intraprendere una carriera di session-man, l’altro per desideri solistici espressi poi in “ Solo Casting “ del 1976. Rimasti in due, Paton e Barnison registrarono nel 1977 con la produzione di Parson il loro capolavoro “ Two’s a Crowd “, titolo ironico ed approp

Jakob Magnusson – Jack Magnet (1981, Steiner)

Immagine
Tastierista, arrangiatore, produttore e cantante islandese, Jakob Frímann Magnússon, a cavallo tra gli anni Settanta e gli Ottanta, realizzò tre dischi a Los Angeles con il meglio della scena musicale jazz-fusion. Questo “ Jack Magnet “ è il secondo, dopo " Special Treatment " del 1979 ed è una gemma che attinge al patrimonio musicale dell’ A.O.R. Westcoast più inventivo senza saccheggiarlo e senza banalizzarlo. Non è difficile nell’album trovare le intuizioni geniali degli Steely Dan o perdersi nelle atmosfere sognanti e nervose dei Pages con arrangiamenti che riscoprono gli angoli di “ Gaucho “, quella frammentaria e vitale distensione armonico- melodica inconfondibile. A tratti poi affiorano i solari giochi della miglior fusion come le strumentali “ Shell Shock “ , “ Lifesaver “ o nella straordinaria “ Redneck Riviera “ con la tromba di Freddie Hubbard e Stanley Clarke al basso. “ Meet Me After Midnight “ e “ I Can’t Get Enough “ sembrano essere uscite dalle session di

Lindsey Buckingham - Out of the Cradle (1992, Reprise)

Immagine
Uno dei migliori album pop degli anni Novanta anche se il suo pop è troppo intelligente per essere popolare. Out of the Cradle è un concentrato di sensibilità e maestria unica realizzato in tre anni di registrazioni nel suo studio casalingo, con sovraincisioni certosine, stratificazioni e campionamenti vocali, impressionanti lavori alla chitarra elettrica ed acustica che punteggiano ogni composizione e che ogni chitarrista pop serio dovrebbe mandare a memoria. Ma qui, aldilà di questi indiscutibili esercizi di abilità professionale, la sua scrittura, liberata degli schemi soft-pop dei Fleetwood Mac, tocca vette stratosferiche. E’ un susseguirsi di piccole estasi. Dallo scrigno escono fuori melodie bellissime, arpeggi cesellati, ritmiche pressanti, armonizzazioni sperimentali, riff chitarristici micidiali a doppio livello lavorati con la ritmica e la solista. Sfilano esaltanti i tempi veloci di   Countdown e Doing What I Can che ricorda la sua Big Love di Tango In The Night. E’ pers

Stevie Woods - Take Me To Your Heaven (1981, Ariola)

Immagine
Chitarrista e cantante dallo stile vocale simile a Johnny Mathis, Stevie Woods ebbe una buona popolarità tra il 1981 e il 1983 pubblicando tre dischi di pop-soul molto raffinati. Questo fu il primo, registrato a Los Angeles con la regia di Jack White (produttore tedesco artefice del successo di Laura Branigan) che allestisce un repertorio di gran classe e un assetto superlusso riunendo i migliori sidemen di L.A. tra cui Bill Champlin, Ray Parker Jr., Steve Lukather, Ndugu Chancler, Ernie Watts, Paulinho Da Costa ed arrangiamenti affidati a fuoriclasse come Gene Page, Greg Mathieson e Jerry Hey. Il risultato è un album leggero e stimolante che riassume tutte le tendenze del pop californiano con gli stilemi collaudati del r&b e la cadenza della ballata. . " Steal The Night " e " Just Can't Win 'Em All " sono stati due buoni singoli, “ Through The Years “ diventò un grande successo poco dopo nella versione di Kenny Rogers, “ Throw A Little Bit Of Love My

Jimmy Webb – Ten Easy Pieces (1996, Guardian)

Immagine
Dieci canzoni ideali per capirci qualcosa del pop di classe e di come Webb abbia saputo esprimerlo meglio di chiunque altro traducendolo il senso della passione coltivato dai grandi autori del passato (Porter, Carmichael) e del suo presente (Bacharach). Dentro c’è tutta la lezione di un professore del songwriting, di un genio della composizione che non ha mai smesso di studiare le regole della canzone pop. La scelta di una strumentazione acustica essenziale per questi celebri brani dalle melodie delicate e confortevoli risulta vincente, perché ci trasporta in una dimensione atemporale, lasciando spazio all’autore ad una serena e preziosa introspezione, senza mai cadere nell’autocelebrazione. Le versioni sublimi di “ Didn’t We “, “ Galveston “ e “ If These Walls Could Speak “ racchiudono tutto l’istinto di Webb nel trasformare i suoni in canzoni , di raccontare storie mai banali. “ Worst That Could Happen “ e “ MacArthur Park “ con solo voce e pianoforte dispensano meraviglie senza

Stan Getz - West Coast Jazz (PolyGram, 1955)

Immagine
La controversia che contrapponeva il jazz della East coast a quello della West coast era al suo apice nella metà degli anni '50. Molti critici ormai bollavano la musica proveniente dalla West coast come troppo morbida e leggera, mentre le case discografiche sembravano credere che lo stile della West coast fosse, almeno in apparenza, più facilmente vendibile. In realtà, i confini non erano così rigida e oggi possiamo sicuramente apprezzare i meriti di entrambe le scuole, così come le loro numerose e complesse interazioni. Nel corso di una intervista del 1980, Getz ha parlato così del suo Lp "West Coast Jazz", qui proposto: "Dal momento che questo quintetto, formato esclusivamente da musicisti della East coast che portavano nella loro musica la virilità di quello stile, ha realizzato questo disco sulla West coast, l'abbiamo chiamato West Coast Jazz per scherzo". In questo album Getz è affiancato da Conte Candoli alla tromba, Lou Levy al piano, Leroy Vinneg

Blow Monkeys - She Was Only A Grocer's Daughter (1987, RCA)

Immagine
I Blow Monkeys sono stati un gruppo fragile ed incantevole che si identifica nell’estro creativo di Bruce Robert Howard, in arte Dr. Robert, cantante e polistrumentista dalla vena soul originale. Inglese di Haddington e infanzia musicale in Australia, Dr. Robert agli inizi degli anni Ottanta forma insieme a Mick Anker (basso), Tony Kiley ( batteria ) e Neville Henry ( sax ) i Blow Monkeys, nome che ha due derivazioni, la prima è il modo con cui i bianchi australiani chiamano in modo razzista e slang gli aborigeni (le scimmie che soffiano) , l’altra invece viene dal mondo jazz dove in gergo vengono definiti così i sassofonisti neri. Dopo aver realizzati alcuni singoli con una etichetta indipendente ( Parasol ), il quartetto sbarca alla RCA debuttando con “ Limping for a Generation “ uno strano mix di rock, soul e jazz troppo inquietante per sfondare commercialmente. Replicano con questo secondo lavoro, che fu la messa a punto del corredo musicale più invitante e la nascita spontane

Madeleine Peyroux - Careless Love (Rounder, 2004)

Immagine
Madeleine Peyroux è un’artista dotata di un talento cristallino. Sebbene tenda a evitare i confronti con la grande Billie Holiday, il paragone è tutt’altro che azzardato. Careless Love è un disco davvero meraviglioso, che abbina splendidi arrangiamenti a una vocalità raffinata e di gran classe. Se avete amato Norah Jones aspettate di ascoltare questo disco! Le dodici canzoni che fanno parte di Careless Love fanno coesistere armoniosamente il blues acustico, ballate country e canzoni tradizionali esaltando il vellutato timbro contraltile della Peyroux. Il brano più significativo è senza dubbio Don’t Wait Too Long, scritta dalla stessa Peyroux e prodotta da Larry Klein (balzato agli onori delle cronache grazie a Joni Mitchell) e Jesse Harris (meglio noto per il contributo da lui dato al fortunato album di Norah Jones Come Away With Me). Tra gli altri brani meritano di essere segnalati anche dance Me to the End of Love di Leonard Cohen – di cui la Peyroux ci offre un’interpretazione da

Paul Desmond - Take Ten (RCA Victor Records, 1963)

Immagine
No, il titolo di questo disco non è Take Five ma Take Ten. Certamente questa dovrebbe essere presa come una chiara allusione che non fu Dave Brubeck ma Paul Desmond il compositore di quel best-seller che vendette milioni di copie. Durante la registrazione Jim Hall fu più che un sostituto per il piano, contribuì infatti ad un nuovo colore del sound del quartetto mutuando alcune influenze dalla bossa nova. I brani sono ariosi e facilmente fruibili e lasciano spazio alle idee dei solisti. Splendidi i tre brani 'Alone Together', 'Nancy' and 'The One I Love' i cui arrangiamenti creati ad hoc in studio dimostrano quanta familiarità si era stabilita tra i musicisti, quanto si ascoltavano l'un l'altro, si rispondevano e quanto mantenevano fluido il loro dialogo. Take Ten Personnel: Paul Desmond (alto saxophone); Jim Hall (guitar); Gene Cherico, Gene Wright (bass); Connie Kay (drums)  Tracks: 01. Take Ten 02.

Russ Ballard - At The Third Stroke (1978, Epic)

Immagine
Russ Ballard in trasferta californiana con i Toto, David Foster e Tom Kelly, garanzia e qualità soft-rock del tempo. Già cantante e chitarrista degli Argent, autore di buoni singoli per i Three Dog Night e gli Hot Chocolate, una interessante collaborazione con l’ex Zombies Colin Blunstone , il musicista inglese aveva a suo nome già due dischi. Questo terzo, di cui al titolo, lo registra a San Francisco con Keith Olsen che filtra la sua musica viscerale e la stempera in un sound west coast che fa il filo all’impostazione della California dei Fleetwood Mac (Cast In The Spirit ) e alle strutture armoniche degli Steely Dan (What Does It Take).E’ un album di un songwriter vanitoso con accordi mai scontati, ma semplici da seguire. “ Helpless “ e “ Treat Her Right “,“ My Judgement Day “ sono magnifiche canzoni , meno affannate, più equilibrate e meno spigolose della sua precedente produzione. “ At The Third Stroke “ poi ha il pregio di arrivare nel momento più propizio per il pop califor

The Oscar Peterson Trio - Night Train (Verve, 1962)

Immagine
Gli appassionati di jazz sanno che gli anni '60 furono il periodo migliore per il Trio di Oscar Peterson. Indubbiamente è stato durante questo periodo che il pianista ed i suoi partners, Ray Brown al contrabbasso e Ed Thipgen alla batteria hanno riscosso i loro più grandi successi – e questo successo non è mai stato ripetuto con altre formazioni di musicisti. Uno degli album che emerse durante quel periodo fu proprio Night Train , un album che ancora oggi si trova in cima alle classifiche dei migliori in assoluto dell’intera storia del jazz. Come è giusto e doveroso per una formazione composta di musicisti di colore, il blues – dove affondano le radici del jazz Americano – è il cuore di questa musica. In aggiunta ad una serie di brani molto conosciuti, quest’album contiene ballate di straordinaria bellezza. E se non sentite correre un brivido lunga la vostra colonna vertebrale quando ascoltate Georgia On My Mind  oppure Hymn of Freedom , allora è tempo di farvi visitare da un d