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Visualizzazione dei post da luglio, 2010

Carole Bayer Sager - Sometimes Late At Night (1981, Boardwalk)

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La produzione filantropica di Burt Bacharach non deve trarre in inganno e nemmeno le modeste possibilità vocali dell’allora sua moglie e affermata hit maker Carole. Qui si respira aria hollywodiana, qui si realizzino connubi artistici divini. Composizioni spartite tra Bacharach, Neil Diamond, Peter Allen, Bruce Roberts e ovviamente Bayer Sager. Qui non ci sono ballate costipate dal solito succedersi di intervalli di terza, ma una lucidissima capacità di scrittura fatta di affettuoso ed elegante abbandono melodico. Un gusto raffinato che riesce a dribblare con disinvoltura le esangui convenzioni sonore del mainstream pop che Bacharach produce alla sua maniera, arrangiando e utilizzando senza risparmi musicisti di lusso , basti pensare che solo ai cori troviamo Melissa Manchester, i Pages, Michael Jackson e alcuni pilastri del Bacharach ” seconda parte “ : “ Somebody's been lying “ ripresa dai Carpenters , “ You and me (we wanted it all) “ da Sinatra, “ Stronger than before “ d

Wendy Carlos – Sonic Seasonings (1972, Columbia)

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Prima della musica ambent, prima della new age. Un grandioso affresco di musica elettroacustica, dove tutta l’esperienza di Wendy Carlos nato Walter (nel 1972 si sottopose ad un intervento chirurgico che gli consentì di cambiare sesso) da didattico-elaborativa diventa totalmente creativa. Ispirato alle "Quattro Stagioni" di Vivaldi, utilizzando solo il sintetizzatore Moog, di cui Carlos è padre putativo, e suoni ambientali, questo lavoro, con l’aggiunta in versione digitale della suite inedita Land of the midnight Sun del 1986, è un splendore evocativo totale che attira attenzione dalla prima all’ultima nota. Sono quattro facciate di esplorazione assoluta che toccano il sole e la terra, l’acqua ed il fuoco, l’alternarsi magico delle stagioni descritto con il brusio caldo dell’estate, lo scrosciare della primavera, il vento dell’inverno, la dolcezza perduta dell’autunno. Opera grandissima da scrivere negli annali della musica elettronica tra le cose più riuscite. Mau

Marc Jordan – A Hole In The Wall (1983, Sound Design)

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Pressochè ignorato come interprete al grande pubblico, Marc Jordan gode di una discreta fama di compositore di canzoni poi portate al successo da altri (Rod Stewart, Manhattan Transfer, Diana Ross) anche se Blue desert e Mannequin , nonostante siano state oggetto di una cattiva distribuzione discografica, sono perle senza tempo. Questo disco fu pubblicato originariamente solo in Giappone, rifiutato dai discografcici americani. Produzione di Don Murry e dello stesso Jordan e la partecipazione del solito giro che contava a L.A. in quel tempo (David Foster, i Pages, Jay Graydon, Robbie Buchanan, Steve Lukather, etc.). Soluzioni armoniche sofisticate, estrema raffinatezza negl arrangiamenti e indimenticabili brani come Margarita , It’s only love , She used to be my world ,  Slippin’ away  fanno di "A hole in the wall" un capolavoro del genere. Mauro Ronconi Personnel: Guitars: Jay Graydon, Michael Landau, Steve Lukather, Robben Ford Drums: Mike Baird Bass

Sun Ra – The Singles (1996, Evidence)

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Le Sony’r Ra : genio o mistificatore? Autore di dischi che fanno volare in alto e di altri che gettano nell’abisso più profondo. Dietro alle sue continue pazzie, al carattere bizzarro e gigionesco, all’indole cosmopolita, Sun Ra ha sempre nascosto un’anima da grande musicista. Nonostante fosse stato oggetto di critiche, la sua attività, nel corso degli anni è stata molto seguita dalle giovani leve delle musica creativa. Amava farsi chiamare “ Mister Mistery “, leader di una famiglia di musicanti dal nome Arkestra che ha rappresentato una delle più straordinarie proposte di spettacolo totale che jazz e dintorni abbiamo mai offerto. Pianista, organista, compositore, band leader, ma anche poeta, regista, l’artista ha sempre contribuito a creare il suo mito sorvolando sul suo vero nome, sul luogo e data di nascita, girando mezzo mondo di concerto in concerto, diventando una specie di santone, di sacerdote di un culto iniziatico. Lo possiamo rintracciare negli anni Quaranta insieme a

Don Grolnick – Hearts and Numbers (1985, veraBra Records)

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Progetto solista che vedeva impegnato, con al sola esclusione di Mike Mainieri, lo staff degli Steps Ahead. In questo disco, amato alla follia dagli addetti ai lavori, Grolnick dimostra di essere la vera eminenza grigia di quella fusion più vicina al jazz, soprattutto nel fraseggio e nell’improvvisazione. Otto strepitose performance con il sax di Michael Brecker e il basso di Marcus Miller su tutti. 100 dischi ideali per capire il jazz / Mauro Ronconi / Editori Riuniti Track List 1. Pointing At The Moon 2. More Pointing 3. Pools 4. Regrets 5. The Four Sleepers 6. Human Bites 7. Act Natural 8. Hearts And Numbers Don Grolnick è stato un pianista, compositore,arrangiatore, direttore musicale, musicista di grande genio non conobbe mai veramente le luci della grande ribalta, benché avesse prestato il suo enorme talento a una miriade di grandi artisti (James Taylor, Linda Ronstadt, Steely Dan, James Brown,Paul Simon, solo per citarni alcuni): A

Mike Mainieri – Wanderlust (1981, Warner Bros.)

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L’anima degli Steps in un momento top della fusion più aristocratica, quella contrassegnata da speciali confidenze con il jazz doc. Un album dove l’equilibrio compositivo e la ricerca timbrica sono uniti in una formula assai suggestiva alternando brani di grande respiro a soli carichi di tensione. Supportato da un cast stellare – Michael Brecker, Marcus Miller, Steve Khan, Peter Erskine e Don Grolnick - , il vibrafono di Mainieri qui parla meglio di qualsiasi voce umana. 100 dischi ideali per capire il jazz / Mauro Ronconi / Editori Riuniti Michael Mainieri , più noto come Mike Mainieri (New York, 4 luglio 1938), è un vibrafonista, compositore e produttore discografico statunitense di origini italiane, conosciuto soprattutto per la sua attività con il gruppo degli Steps Ahead. È stato uno dei primi musicisti ad introdurre ed utilizzare il vibrafono elettrico, detto anche synth-vibe . Negli anni ottanta ha collaborato a lungo con la rock band britannica dei D

Hoagy Carmichael - Hoagy Sings Carmichael (1956, Pacific Jazz)

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Uno dei più grandi compositori americani e ottimo pianista, Carmichael rivisita i suoi classici con una band di modern jazz che comprendeva tra gli altri Art Pepper, Harry “ Sweets “ Edison e Jimmy Rowles. Si passa da “ Georgia on my mind “ a “ Two sleepy people “, da “ Skylark “ a “ Lazy river “. Non c’è “ Stardust “, ma, come lui stesso affermò, quella canzone si poteva identificare solo con la meravigliosa voce di Nat King Cole. 100 dischi ideali per capire il jazz / Mauro Ronconi / Editori Riuniti Hoagland Howard "Hoagy" Carmichael (Bloomington, 22 novembre 1899 – Rancho Mirage, 27 dicembre 1981) è stato un compositore,pianista, cantante e attore statunitense . Autore di alcune tra le più popolari canzoni della storia del jazz. Su tutte Stardust e Georgia on My Mind , quest’ultima meglio conosciuta nell’interpretazione di Ray Charles. Molti brani da lui scritti sono stai interpretati da artisti di prestigio tra cui: Coleman Hawkins, Bix, Charlie Park

John Coltrane - Blue train (1957, Blue Note)

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L’esplorazione del mondo musicale di Coltrane non può che partire da questo disco che – seppur presentando qualche piccola imperfezione – si distingue particolarmente tra la sua produzione del periodo. Il saxofonista sta suonando e riscuotendo finalmente consensi con il gruppo di Davis, ma sta anche iniziando a sperimentare una strada personale che ben presto lo porterà a risultati davvero lontanissimi per concezione armonica e tematica. Qui l’impianto è sostanzialmente hard-bop, a partire proprio dalla formazione comprendente tre fiati e dai cinque brani – tutti scritti dal leader eccetto uno - fortemente permeati dal blues. Il disco si apre in modo perentorio e spettacolare con la title-track nella quale il tema è esposto all’unisono da sax e tromba ai quali si aggiunge il trombone nella seconda strofa per aumentarne l’intensità sonora e timbrica, ad esso segue un assolo di Coltrane di una fluidità strepitosa e lo squillante blues di Morgan. Da ricordare anche l’assolo di Kenny

Bill Evans Trio - Waltz For Debby (1961, Riverside)

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Registrato in una memorabile sessione al Village Vanguard di New York del 25 giugno 1961 – così come l’altrettanto splendido Sunday at the Village Vanguard - questo album è un punto di riferimento per qualsiasi trio pianoforte / contrabbasso / batteria; è anche, purtroppo, l’ultimo disco inciso da Bill Evans con il fenomenale contrabbassista Scott LaFaro, prima della sua tragica scomparsa in un incidente d’auto. L’interplay del trio è perfetto: ogni nota suonata da Evans ha il suo significato e non vi sono note sovrabbondanti, il suo pianismo è elegante ed essenziale, così come il drumming cerebrale di Motian, mentre spetta all’inventiva di LaFaro rompere gli schemi intessuti dai compagni. Ballad dal sapore impressionistico come My foolish heart, Detour ahead, My romance, Porgy scivolano via leggere con mai stucchevole dolcezza, brani più movimentati come la title-track o Milestone sono palestra per soli mozzafiato. Francesco Soliani – jazzer.it Bill Evans (piano

Bruce Palmer – The Cycle Is Complete (1971, Verve Forecast)

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Abbandonato sul più bello i Buffalo Springfield e sempre più sedotto dalla cultura psichedelica dell’epoca, il bassista Bruce Palmer decide di imboccare una strada completamente diversa e meno prevedibile allontanandosi dai canoni armonici del country–rock ed approdando a sonorità e composizioni elettroacustiche vicine a certa avanguardia americana. The cycle is complete   è un gioiello senza alcun seguito, ma di un valore artistico altissimo. Quattro brani legati dalla medesima intenzionalità improvvisativa fatti di blues vocali, danze “acide”, tastiere magnetiche miscelate con matrici armoniche quasi tribali. Un’operazione sconvolgente che allargherà enormemente gli orizzonti compositivi a gente Tim Buckley e Ralph Towner. Mauro Ronconi Un tempo, quando si parlava di un disco di culto, poco conosciuto dal pubblico, ma di immenso valore estetico, e si doveva darne esempio, si soleva citare questo straordinario capolavoro, per anni restato preda dei vampiri del di

John Coltrane & Johnny Hartman - John Coltrane & Johnny Hartman (1963, Impulse)

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Straordinario e sottovalutato cantante per ogni stagione. La voce di Hartman si esalta col sax volutamente discreto di Coltrane e ne viene fuori un disco morbido , melodico , sentimentale dalla prima all’ultima nota. “ You’re too beautiful “ di Rodgers e Hart e “ The say it’s wonderful “ di Berlin sono uno stordimento , mentre “ Lush life “ sfida a duello la versione di Nat King Cole. 100 dischi ideali per capire il jazz / Mauro Ronconi / Editori Riuniti Tracks 1."They Say It's Wonderful"  2."Dedicated to You"  3."My One and Only Love"  4."Lush Life"  5."You Are Too Beautiful"  6."Autumn Serenade" Personnel  John Coltrane – tenor sax;  Jimmy Garrison – double bass;  Johnny Hartman - vocals  Elvin Jones – drums;  McCoy Tyner – piano; Spoiler : mp3 320@kbps http://www.megaupload.com/?d=n0c9dhk9

Frank Sinatra – Only The Lonely (1958, Capitol)

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Il periodo Capitol (1954 – 1961) è indubbiamente il più creativo della carriera musicale di Frank Sinatra. Tra l’altro, proprio in quegli anni, cominciano ad uscire i primi long playing che, oltre a far diventare sempre più accettabile la qualità sonora del vinile (di lì a poco ci sarà l’avvento della stereofonia) riescono a risolvere certe restrizioni temporali del “ prodotto “. Nel caso di Sinatra sarà una prerogativa importante per la riuscita dei suoi lavori a tema…. Sono il vertice della sua arte vocale, nonostante le precedenti esperienze da swinger con l’orchestra di Tommy Dorsey – forse il più noto gruppo della cosiddetta “ Swing Craze “ e i successi da crooner con la Columbia dal 1943 al 1952. A quasi quarant’anni Sinatra è nel pieno della maturità artistica, gratificato anche dall’ Oscar come miglior attore non protagonista per “ Da qui all’eternità “….Sinatra, come al solito, gestisce e dirige il tutto: selezione una sessantina di canzoni per sceglierne poi circa sedi

John Coltrane – Coltrane (1957, Prestige)

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Messo sotto contratto per la Prestige da Bob Weinstock, il 31 maggio del 1957 John Coltrane registra  il suo primo  album da solista con tanto di presentazione sulla copertina originale come “ the new saxophone star “.  Nonostante la Prestige preferiva che le sperimentazioni venissero fatte altrove ( Coltrane incideva anche per la Savoy e la Blue Note ) , questo disco risulta uno dei più appetibili per  capire l’arte coltraniana : jam sessions bellissimine su arrangiamenti essenziali. Un periodo importante per  il sassofonista , il quale era in piena fase di ricerca e, pur possedendo già una tecnica mostruosa, lavorava molto per trovare il proprio stile nonchè l’evoluzione tecnica del cosiddetto “ sheets of sound “, quel  fraseggio lungo e veloce fino a miscelare le note in un costante e progressivo innalzamento o abbassamento delle stesse che troverà l’apoteosi qualche mese dopo in “ Blue Train “ . Mauro Ronconi * John Coltrane , tenor saxophone  * Johnny Splawn , trumpet (t

Cruisin’ California - Pure Pop - VV.AA.

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Il seme gettato dai Beatles , i Beach Boys e gli Steely Dan ha dato negli anni scorsi frutti sorprendenti in una terra, proverbialmente fredda e tradizionalista come la Gran Bretagna. Specialmente in Scozia, una schiera nutrita di giovani musicisti, da Paddy McAloon a Ricky Ross, da Gary Clark e Roddy Frame, se ne sono impossessati con un’intensità emotiva straordinaria. Tutta gente che sembra aver iniziato a capire la musica con le note di “ Caroline No “, “ Here There And Everywhere “ o “ Any Major Dude Will Tell You “. Questa compilation offre una panoramica di alcuni interessanti artisti britannici , con qualche importato come i neozelandesi fratelli Finn, gli irlandesi World Party e High Llamas, i norvegesi Fra Lippo Lippi ( peraltro prodotti da Walter becker ), che a partire dagli anni ottanta hanno cercato un suono preciso, quella che dalla ricerca seducente della melodia giungeva alla costruzione sofisticata dello spartito, laddove il pop sentimentale si apriva ad un maturo

Mike Westbrook – Metropolis (1971, RCA)

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Westbrook, compositore e bandleader della New Thing britannica, nonchè eccellente teorizzatore e organizzatore sonoro, giunge con questo disco a un profondo lirismo fortemente influenzato dal free. Ma in questa musica intellettualizzata si rinvengono anche tracce del jazz-rock. Orchestra in grande spolvero con la tromba di Kenny Wheeler al top. 100 dischi ideali per capire il jazz / Mauro Ronconi / Editori Riuniti Westbrook, Mike, compositore, arrangiatore, direttore d’orchestra, pianista e suonatore di tuba britannico (High Wycombe, 21.3.1936). Abbondanza, diversità, eclettismo: composizioni per big band di jazz, gruppo jazz-rock, musiche per poemi e testi celebri, o originali, per il cinema, il teatro, la radio, la televisione fino ad arrangiamenti sulla musica di Rossini, rari sono i campi musicali in cui Mike Westbrook non si è cimentato, spesso felicemente. Orchestratore inventivo e rigoroso, tende, durante gli anni ’80, verso una sorta di gigantismo e una ce

Dizzy Gillespie - Dizzy’s Diamonds, The Best Of The Verve Years (1950 – 1964 , Verve)

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Panoramica esaustiva di Gillespie impegnato sia nelle incisioni orchestrali che in quelle meravigliose con i piccoli gruppi ed infine quelle con le Afro-Cuban band dove sperimentava felicemente la fusione con la musica calypso e la bossanova (uno degli alfieri del cosiddetto afro-cuban bop, uno stile che fonde ritmi antillesi e armonie jazzistich). In questi tre cd troviamo tutte le caratteristiche della sua arte: tecnica perfetta, meravigliosa voce strumental, intrigante istrionismo e quei inimitabili assolo in cui la carica vitale è così impetuosa da portarlo a moltiplicare le note, tormentare le linee melodiche con scarti inattesi fino ad allontanarsi con naturalezza dal dato tematico di base. Mauro Ronconi Featuring appearances by Kenny Barron Benny Carter Roy Elridge Stan Getz Coleman Hawkins Wynton Kelly James Moody Charlie Parker Bud Powell Sonny Rollins and many others  Disc 1: 01 Prelude 02 'Bout to Wail 03 Umbrella Man 04 The Chains 05 Birks&

Cruisin’ California - A.O.R. - Il Sound della West Coast - Part. 2

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La parabola musicale dell’ A.O.R. Westcoast è la stessa del pop di lusso americano: nato sulle ali pionieristiche del soul bianco e di certa fusion music, quindi assurto ad alfiere della contaminazione stilistica, infine ridimensionato e frazionato, abbandonando, di colpo, la leadership di vendite. I protagonisti di questa generazione sono ora, ciascuno per la propria strada. Qualcuno torna ogni tanto con qualche buon comeback, altri sono svaniti nel nulla. Sono artisti amati da un pubblico esigente e sofisticato, che però, eccetto alcuni casi, non sono riusciti mai ad agguantare saldamente il grande successo commerciale. In queste due raccolte compilate a suo tempo per il programma radiofonico “Crusin’ California“ troverete brani di grande suggestione, pieni di spunti originali e raffinatezze sonore. Fate attenzione, non avrete bisogno di ascoltare altro per un bel po’ di tempo Mauro Ronconi “ A.O.R. Club Vol. 1 “ AA.VV. Compiled by Mauro Ronconi for Cruisin’

Oscar Peterson - Oscar Peterson Plays The Cole Porter Song Book (1959, Verve)

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Principe incontrastato del virtuosismo pianistico, Oscar Peterson ha sempre diviso critica e pubblico, ma il suo reale valore artistico è indubbio perché per quanti effettismi e barocchismi dimorano nel suo solismo , Peterson instaura subito un elettrizzante rapporto con l’ascoltatore . Questa celebre incisione prodotta da Norman Granz propone una successione entusiasmante degli standard di Cole Porter e sintetizza perfettamente tutti i pregi del più elegante seguace dell’estetica di Art Tatum. Mauro Ronconi Ray Brown - double bass Oscar Peterson - piano Ed Thigpen - drums Track List 01- In the still of the night 02- It's all right with me 03- Love for sale 04- Just one of those things 05- I've got You under my skin 06- Every time we say goodbye 07- Night and day 08- Easy to love 09- why can't You behave 10- I love Paris 11- I concentrate in You 12- It's de-lovely Spoiler : 320@kbps http://www.megaupload.com/?d=F1VI0HHN

Charlie Parker - Confirmation: The Best Of The Verve Years (1948 – 1954, Verve)

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Il canto del cigno ed epilogo del messaggio artistico parkeriano. Alla fine degli anni quaranta, l’altosassofonista registrò una serie di dischi per la casa discografica di Norman Granz per un totale di 120 brani, incisi nell’arco di sei anni, dal 1948 al 1954 (“Bird“ morì l’anno successivo, trentacinquenne). Sono brani che presentano dimensioni atipiche, ma decisamente interessanti, fra cui la partecipazione alla suite afro-cubana di Chico O’Farril ed altri che lo vedono impegnato con un’orchestra di archi. Questa antologia raccoglie il meglio di quel periodo . Mauro Ronconi Charlie Parker;  Stan Freeman - Piano;  Ray Brown - Bass;  Buddy Rich - Drums;  Jimmy Carroll Arranger, Conductor;  Red Rodney - Trumpet;  John Lewis - Piano;  Kenny Clarke - Drums;  Hank Jones - Piano;  Teddy Kotick - Bass;  Max Roach - Drums;  Miles Davis - Trumpet;  Walter Bishop, Jr. - Piano;  Joe Lipman - Arranger, Conductor;  Norman Granz - Producer CD1 01-Just Friends 02-Swedish Schn

Cruisin’ California - A.O.R. - Il Sound della West Coast - Part. 1

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Tutti sanno quanto le passioni rendano conservatori. Il pop californiano , quello che oggi si definisce con l’acronimo A.O.R. Westcoast, non è mai stato in fondo una caratteristica individuabile in aree geograficamente delimitate. Non è neppure un concetto , ma soltanto un modo di essere in via d’estinzione, che seduce, di tanto in tanto, appassionati disseminati su questo ormai insolito territorio. Non ci sono più produttori mecenati che spendono energie e denaro nel rinnovare questo stile, né tantomeno ne tentano una parziale riconsiderazione. Attualmente l’unico mercato che garantisce una continuità è quello giapponese, dove hanno trovato conforto tutti gli artisti che negli anni passati hanno fatto della pop song un genere colto e raffinato. E così, tramite contratti con labels nipponiche, tornano alla ribalta i vecchi cimeli del sound westcoast, e qualche autore sordo per fortuna, a quanto è accaduto in peggio nella musica in questi ultimi venti anni. Il sottoscritto insi

Smashing Pumpkins - Mellon Collie And The Infinite Sadness (1995, Virgin)

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Favola metafisica di cupa grandiosità tecnicamente perfetta. Una opera di manipolazione genetica che recupera appassionatamente le correnti di circa trent'anni di rock, passando da un estremo all'altro, dalla purezza e dall'energia dell'era psichedelica alla dolcezza melodica del rock romantico, dalla durezza espressiva del grunge alla ruvidità del puro heavy. Guidati da William Corgan, compositore visionario dal volto senza età, la band di Chicago trova il filo conduttore per un discorso art-rock validissimo e proiettato nel tempo. Mellon Collie... è un lavoro colossale, pensato lungamente, cesellato nei minimi dettagli in cui ci si muove all'interno di strutture ed archetipi conosciuti a memoria per poi sganciarli autonomamente in una sintesi composta e finita che traccia la direzione cosmica per il progressive del Duemila. Un grande esempio di estatico romanticismo gonfio di oscuri presagi, di metafore, di labirinti di idee in cui Foxtrot dei Genesis può es

Gilberto Gil & Caetano Veloso - Tropicalia 2 (1993, Wea)

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Veloso e Gil sono la meta del cosiddetto 'clover-leaf', il quadrifoglio di Bahia (gli altri sono la sorella di Veloso, Maria Betania e Gal Costa), prima matrice di quel movimento musicale-ideologico chiamato tropicalismo che partendo dall'evoluzione della bossanova inseriva nuove forme di conta­minazione come il soul ed il rock. Entrambi costretti all'esi­lio, come già successo a Chico Barque, dal governo militare dell'epoca, i due svilupparono ulteriormente il corso cosmopolita della loro musica diventan­do insieme a Jorge Ben i massimi esponenti della nuova musi­ca brasiliana. Questa fantastica riunione del '93 documenta con risultati emozionanti i nuovi scenari e gli scambi culturali degli ultimi venti anni di carriera di queste due personalità progressive che legano il funky e il pop bianco con la saudade e il samba costruendo un passionale e unico sogno. È un'altra importante vittoria dell'arte musicale popolare sull'iniquità e la stupid