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Visualizzazione dei post da ottobre, 2012

Aretha Frankly – I Never Loved A Man The Way That I Love You (1967, Atlantic)

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Il più grande disco soul mai inciso da una donna. A partire da questo capolavoro la voce e le canzoni di Aretha Franklyn scandiranno i momenti più importanti della vicenda complessiva della musica nera. Erano già passati dieci anni da quando Aretha , incoraggiata da Sam Cooke , bussò agli uffici della Columbia per il suo primo, importante contratto discografico. Aveva 18 anni, fino a quel momento aveva inciso solo gospel per etichette specializzate come Chess e Battle . Con la Columbia passò sei anni e una decina di dischi, poi nell’inverno del 1966 firmò con la Atlantic e fu la sua fortuna. Quella voce rara per potenza ed estensione stava per essere sminuita con un repertorio di pop bianco anonimo, ma il grande Jerry Wexler , produttore vice-direttore della Atlantic che già negli anni ’50 si era occupato di Ray Charles , riuscì valorizzarla al massimo e farla diventare da questo disco la Regina del Soul . La trovata fu geniale nella sua semplicità. Wexler  aveva capito

Peter Allen – I Could Have Been a Sailor (1979, A&M)

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Quarto album per la A&M e il primo caratterizzato dal sound westcoast-pop . Tra il 1977 e l’uscita di questo album c’era stato It’s Time for Peter Allen , un doppio dal vivo che catturava tutte le sue enormi doti da intrattenitore. C’erano stati acclamati concerti all’ Olympia di Parigi , un ritorno in Australia, un cameo nel film musicale Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band , trasposizione cinematografica ispirata ai Beatles del 1978, quindi il successo come autore di I Go To Rio nella versione dei Pablo Cruise e di Don’t Cry Out Loud nell’interpretazione di Melissa Manchester . Insomma, i presupposti per un lancio in grande stile per un nuovo disco c’erano tutti. La produzione viene divisa equamente tra Marvin Hamlisch e Mike Post con il meglio dei turnisti di New York e Los Angeles ( David Spinozza, Will Lee, John Tropea, Richard Tee, Jay Graydon, Ray Parker Jr., Leland Sklar ).   Il risultato fu un disco denso e leggero con meravigliose aperture melodiche e t

I -TEN - Taking A Cold Look (1983, Epic)

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Sotto il nome di I-Ten si celano i songwriter Tom Kelly e Billy Steinberg . Kelly iniziò come bassista e cantante nei Fools Gold , il gruppo accompagnatore del cantautore Dan Fogelberg . La band pubblicò due buoni album tra il 1976 e il 1977 di country-rock e pop , poi si sciolse e il musicista si dedicò all’attività di turnista nel circuito di Los Angeles , suonando tra l’altro con i Toto nel loro tour mondiale del 1979. Steinberg invece era il cantante e chitarrista dei Billy Thermal , un quartetto di cui faceva parte anche Bob Carlisle . Richard Perry li scritturò per la Planet facendogli registrare alcuni brani destinati ad un disco mai pubblicato. Due di queste canzoni furono però interpretate da altri artisti con successo: How Do I Make You da Linda Ronstadt e I’m Gonna Follow You da Pat Benatar . I due si conobbero nel 1981 proprio nella realizzazione dell’album Precious Time di Benatar  dove c’era Fire and Ice , prima canzone scritta da Tom Kelly . Iniziano così

Solomon Burke – Music To Make Love By (1975, Chess)

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Per Jerry Wexler era il più grande cantane soul maschile di tutti i tempi. All’età di nove anni fu ordinato pastore evangelico ed era voce solista nel coro della chiesa. Lo chiavano “ wonder boy preacher ” poi fu conosciuto in tutto il mondo col nome di “ arcivescovo del soul ”. Classe 1940, James Solomon MacDonald da Philadelphia , in arte Solomon Burke , è stato uno degli artefici per il passaggio dal blues al r&b avvenuto a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, anticipatore inoltre di connessioni con la musica country con una canzone rivoluzionaria quale Just Out Off Reach (Of My Two Open Arms) . Dalla Apollo passò alla Atlantic e subito arrivarono successi clamorosi : Cry To Me, Everybody Needs Somebody, Yes I Do, Baby Come On Home, The Price , tutti diventati dei veri classici imponendolo come uno dei più grandi divulgatori del linguaggio soul. Inventore di uno stile ribattezzato Rock’n’Soul , Burke influenzò tanti altri artisti anche del rock tra cui Mick Jagger . Alla

Jolis & Simone - Jolis & Simone (1979, Columbia)

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James Jolis e Kevin Di Simone in arte Simone , erano due songwriter scoperti da Ron Dante (il produttore di Barry Manilow ) con i quale realizzarono questo unico, rarissimo album. Era la fine degli anni ’70, quando il pop americano viveva una stagione agitata da sentimenti intensi e nuovi criteri estetici di contaminazione tra bianco e nero. Un periodo aureo dove anche dei perfetti sconosciuti come Jolis & Simone potevano essere assistiti da orchestre di side-men . Prodotto con gusto da Ron Dante è un lavoro che si spinge nel campo dell’intrattenimento di qualità. I contenuti pop sono legati in alcuni casi al soul , in una confezione sofisticata nei suoni e ricercata nel repertorio. Ne sono la prova l’originale e raffinato up-tempo Roundabout Midnight inserito lo stesso anno anche nel progetto pop-disco Dante’s Inferno di Ron Dante . Due godibili brani blue eyed soul come Midnight Lady e So Shy . Una cover clamorosa di I Love Makin' Love To You , già apprezzata

Marilyn Scott - Sky Dancing (1991, Sin-Drome)

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Il cast organizzato è certamente di quelli importanti, ma non è soltanto nei nomi dei musicisti che hanno attivamente collaborato ( Yellowjackets, Bobby Caldwell, Bobby Womack, Jerry Hey, Merry Clayton, Michael Landau ) il valore di questo album, quanto nella qualità indiscutibile dei suoi brani. Ovvero, la grande professionalità di studio confortata dalla fantasia che caratterizza la musica e i contenuti. Marilyn Scott mancava all’appuntamento discografico da otto anni, dai tempi di Without Warning . Dopo tanto silenzio, durante il quale si era specializzata come vocalist e corista per varie colonne sonore con collaborazioni insieme a grossi personaggi del giro pop e fusion californiano ( Yellowjackets, Spyro Gyra, Gino Vannelli, Michael Sembello, Richard Elliot ), venne scritturata dalla Sin-Drome , nuova casa discografica di Caldwell . Con questa label pubblica due ottimi album: Sky Dancing e Smile l’anno dopo. Particolarmente incline al soul e al jazz , la Scott canta e

Marco Taggiasco - This Moment (2008, Vivid Sound Japan)

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Produttore, arrangiatore e compositore italiano, Marco Taggiasco esordì come solista nel 2004 con Thousand Things , un album uscito in sordina che fu accolto con recensioni entusiastiche Francia , Danimarca, Svezia e soprattutto in Giappone . Con questo convincente biglietto da visita l’artista replica con questo This Moment realizzato con un cast di studio importante tra cui David Pack , Eric Tagg , la cantante danese Anne Marie Bush ( Narada Michael Walden, Bill Champlin, Robbie Buchanan ), Luca Casagrande chitarrista talentuoso e versatile, Phil Sheeran altro ottimo chitarrista jazz-fusion americano, il batterista Riziero Bixio ed infine il brillante cantante-autore Andrea Sanchini . E’ un progetto A.O.R. westcoast ad ampio spettro con composizioni di pop flessuoso e ricercato. Basta sintonizzarsi sulle raffinate atmosfere della title track , una ballata bellissima cantata da David Pack , nell’up tempo di Another Waste of Time   scritto da Eric Tagg che qui duett

Bill Withers – Just As I Am (1971, Sussex)

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Cantante, autore e chitarrista, William Harrison "Bill" Withers Jr . arrivò tardi all’appuntamento con la musica. Nato nel 1938 a Slab Fork , una piccola città nel West Virginia, iniziò a suonare cantare soltanto nel 1964, dopo aver passato nove anni nella marina americana. Poi lavorò come operaio per la compagnia aerea Douglas dove riparava e installava telecamere nei w.c.. Il canto e la musica era ancora soltanto un hobby. Lo sscoprì Clarence Avant , il capo della Sussex, un piccola etichetta indipendente, e lo presentò a Booker T. Jones che poi arrangiò e produsse questo debutto intitolato Just As I Am (1971) con la partecipazione, tra gli altri, di Stephen Stills alla chitarra e la sezione ritmica dei leggendari Booker T. & the M.G.’s ( Donald “Duck” Dunn, Al Jackson Jr .). Withers ancora non era un professionista e nemmeno credeva più di tanto in quella avventura artistica. Per la copertina , ad esempio, furono scattate delle foto che raffiguravano l’artist

Cerrone - The Golden Touch (1978, Malligator)

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La colonna sonora di Brigade Mondaine (1978) fu il prologo per questo quarto disco di Jean Marc   Cerrone . Un lavoro dove il musicista francese modifica ancora una volta il suo linguaggio musicale con un approccio più melodico e pop. Inciso con un innovativo (per il tempo) sistema di registrazione a 48 tracce, The Golden Touch è un lavoro raffinatissimo, dove ai ritmi da discoteca che fanno da spina dorsale e ai refrain più orecchiabili, vengono inseriti temi musicali articolati con bellissime tessiture orchestrali. Je Suis Music e Look For Love sono due tracce di grande impatto dalle atmosfere sempre oscillanti tra leggere increspature funky con variazioni disco-soul più o meno marcate sul tema-base e break di batteria energici. In Rocket In the Pocket , altro classico disco -funk  risalta l’uso della chitarra distorta, mentre Music of Life è una gemma pop dalle modulazioni latineggianti ed una impostazione molto alla Bacharach . I testi  stavolta toccano temi più impegnati

John Valenti – I Won't Change (1981, RCA)

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Registrato alla fine del 1980 per la RCA , questo secondo album di John Valenti ( John LiVigni ) non fu mai pubblicato negli Stati Uniti , ma stampato solo per il mercato giapponese. Gli agganci con il suono Motown e soprattutto con Stevie Wonder , di cui Valenti si ispira ampiamente per le orchestrazioni e certe inflessioni vocali vengono stavolta indirizzati verso un blue eyed soul più vicino agli stilemi dell’ A.O.R . Sono canzoni ingegnose, curate e di sostanza, con quella misura tipicamente westcoast nel proporle, quel gusto unico di variare il ritmo e di combinare miscele amabili negli schemi armonici. Quello che ne viene fuori è una raccolta di canzoni pop che girano spesso alla larga dai luoghi comuni legate, come approccio compositivo, ad una inconsapevole affinità elettiva con gente come Boz Scaggs, Robbie Dupree e Bobby Caldwell . Brani come Runnin' Scared e Best For You sono le analogie più gradevoli, mentre Did She Mention Me e la title track sanno farsi v

Chris Christian – Harbour (2000, Home Sweet Home)

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Quattordici brani inediti raccolti in questo album. Ricordi sparsi in quindici anni che richiamano l’epoca d’oro del westcoast pop . Chris Christian decide di condividere queste canzoni per lui importanti che, a differenza del sua ultraventennale attività di autore e produttore di gospel bianco, si collocano invece nel repertorio A.O.R. In tutto questo tempo si è guardato al calendario, si sono ascoltati tanti dischi, ma queste riproposizioni sono davvero molto belle. Quasi la metà sono motivi di altri autori molto conosciuti come il classico Will You Love Me Tomorrow targato King/Goffin , Don't You Love Me Anymore di Bruce Roberts e Carole Bayer Sager portata al successo da Engelbert Humperdinck , Don’t Cry Baby di Dan Peek al tempo degli America ( Harbor ) poco prima di convertirsi al cristianesimo e realizzare ottimi dischi prodotti proprio da Chris Christian . Ce ne sono altri meno noti come Unlove Me di Steve Kipner , e un paio firmati da songwriter di C.C.M. co

Cerrone – Love in C Minor (1976, Malligator)

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Nato Parigi nel 1952 da padre italiano, Jean -Marc Cerrone insieme a Giorgio Moroder è il più importante artista di euro-disco. Arrangiatore, produttore, autore, polistrumentista, in 35 anni di carriera ha venduto oltre 30 milioni di dischi ricevendo, tra i tanti riconoscimenti, 5 Grammy Awards , il Golden Globe nel 1979 come produttore dell’anno, la nomina a Cavaliere delle Arti e delle Lettere dal Ministero della cultura francese. A 18 anni era già band leader in un’orchestra che suonava per il Club Mediterranée , due anni dopo venne scritturato dalla casa discografica Barclay . Nel 1973 si unì ad un gruppo chiamato Kongas dove conobbe Alec R. Costandinos , un giovane e talentuoso musicista di origine armena che aveva già lavorato con Henry Mancini, Paul Anka e Demis Roussos . Dopo aver inciso con loro l’album Anikana-o (1974) con scarsi riscontri, i due si unirono per un progetto disco-orchestrale e registrarono agli studi Trident di Londra questo Love in C Minor . La pri

America – Hideway (1976, Warner Bros.)

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Reduci dal successo di Hearts ,  Bunnell, Beckley e Peek , nel febbraio del 1976 si presero una breve vacanza presso il Caribou Ranch di Jeff Guercio , nel Colorado , per trovare ispirazione( la foto di copertina li ritrae proprio lì). Di fatto il gran lavoro di studio venne poi eseguito agli Air Studios di Londra , con Geoff Emerick (il tecnico del suono dei Beatles ) alla consolle e George Martin ad arrangiare, produrre e dirigere sezioni orchestrali come da curriculum. Cosa che diede ottimi risultati di incisione, perdendo però in spontaneità. Hideway comunque resta un ottimo disco. Ci sono melodie ben costruite, soluzione armoniche elaborate, interventi strumentali inseriti ad arte. Canzoni come Amber Cascades (Bunnell) piena di chitarre acustiche, Can’t See You ( Peek ), acustica ed armonica a bocca, Watership Down ( Beckley ), con un bell’inciso corale a citazione dei Beach Boys , sono piacevoli esempi di cosa sapevano fare gli America ammesso che Martin non esagerass

Donny Hathaway – Everything Is Everything (1970, Atco)

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Curtis Mayfield fu il primo ad intuire le grandi potenzialità artistiche di Donny Hathaway scegliendolo come produttore per la sua casa discografica Curtom . Il sassofonista King Curtis lo poi portò poi alla Atlantic dove intraprese la carriera da solista. Suonava il piano elettrico e il Fender come pochi con i suoi dischi che parlavano indifferentemente il linguaggio del blues e del soul , del gospel e del jazz . Sapeva scrivere grandi canzoni, ma allo stesso tempo riusciva ad essere un grande interprete con un stile vocale innovativo, studiato a lungo anche da Stevie Wonder . Questo è il secondo album della sua breve ed intensa carriera, quello che lo pose all’attenzione del grande pubblico grazie ad un brano come The Ghetto , ipnotico e sofferto funky dai colori latini scritto insieme a Leroy Hutson . L'artista quindi rivisita classici come To Be Young, Gifted And Black ( Nina Simone ), I Believe To My Soul ( Ray Charles ), Misty ( Errol Garner ), e gli dona uno

Robert Kraft – Ready To Bounce (1981, RSO)

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Pianista e songwriter, Robert Marc Kraft nacque a Princeton nel New Jersey . Dopo essersi laureato alla università di Harvard formò un gruppo jazz chiamato The Ivory Coast con cui si esibiva nei club di New York . Lì incontrò Phil Galdston , autore e produttore discografico che lavorava insieme al collega canadese Peter Thom . Nel 1979 Kraft firma per la RSO di Robert Stigwood e pubblica, con la produzione di Galdston , l'album Mood Swing , un lavoro alal Ben Sidran , piuttosto orientato sul jazz e lo swing dove mostrava tutto il suo estro artistico di compositore e cantante. L’anno dopo, sempre con Phil Galdston alla produzione, Robert Kraft incide questo Ready To Bounce più incline verso traiettorie pop . Oltre che nello stile e nei contenuti, il disco mostra una effervescente verve anche nella costruzione formale. Suoni puliti, arrangiamenti ricchi e un gran lavoro di  famosi musicisti , tra cui Billy Cobham, Ron Carter, Ralph MacDonald, Randy Brecker, Bob Mint

Marlena Shaw- Sweet Beginnings (1977, Columbia)

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Introdotta da suo zio Jimmy Burgess , noto trombettista,   Marlena Shaw (il suo vero nome è Marlina Burgess ) se ne andò in giro come vocalist negli ambienti jazz e soul per dieci anni, prima nei jazz club quindi esplorando in lungo e in largo il r&b , il jazz ed il blues con dischi bellissimi. Due per la Cadet e poi, dopo aver cantato per qualche anno con l’orchestra di Count Basie, realizza a partire dal 1972 quattro gioielli per la Blue Note , la prima artista femminile ad essere scrittura dalla prestigiosa etichetta discografica. Sweet Beginnings è invece il primo dei tre album pubblicati dalla cantante per la Columbia prodotto ed arrangiato come il precedente da Bert de Coteaux ed è inquadrato in certe caratteristiche soul-funky più orientate verso il jazz che negli istinti dance tipici di quel tempo. Talento versatile, la Shaw ha infatti uno stile vocale che ricorda molto Sarah Vaughan e Dinah Washington come si può riscontare nelle finezze di Look At Me Loo

David Lasley - Expectations of Love (2000, Expansion)

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Di questo straordinario artista ricordiamo un bel pacchetto di benemerenze. Ricordiamo l’adolescenziale esordio al Twenty Grand , storico locale di Detroit dove si esibiva da autodidatta cantando r&b ispirandosi a Darlene Love e Dusty Springfield . Gli inizi con il gruppo locale Utopias insieme alla sorella Julie e poi nei Valentine . Quindi, nella seconda metà degli anni ’60, diciassettenne, si trasferisce a New York ed incominciò a scrivere canzoni, lavorare con le produzioni Off-Broadway ed essere scritturato per una parte nel musical Hair . Ricordiamo la splendida e breve avventura con i Rosie , trio blue eyed soul messo su insieme a Lana Marrano e Lynn Pitney , con cui pubblicò tra il 1976 e il 1977 i due dimenticati gioielli Be tter Late Than Never e Last Dance . Ancora ricordiamo il suo eclettismo vocale nei dischi degli Chic , Sister Sledge, Luther Vandross , gli arrangiamenti vocali per l’anthem disco Native New Yorker degli Odyssey , la collaborazi

Dick St. Nicklaus - Sweet and Dandy (1980, Epic)

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Sull’onda del successo in terra nipponica di Magic , Dick Peterson, in arte Dick St. Nicklaus, replica,  con questo album che mantiene lo standard qualitativo del precedente. Lavorato sempre a fianco di Velton Ray Bunch , Sweet and Dandy è una collezione di episodi eterogenei che vanno dalle ballate intime, alle espressioni più ricche di soul , ai momenti più tipicamente A.O.R. Il suo songwriting si conferma chiaro al primo ascolto, tutto fondato sulla melodia, sulla raffinatezza cercata e voluta dei ritmi e delle armonie. E’ ovviamente un percorso fatto di strade ben battute, ma con diverse occasioni da cogliere al volo come il refrain corto e diretto di Bye Bye Baby ragionato su quel tipico intercalare ritmico alla Michael McDonald , l’abilità melodica nella ballata Love, Love, Love catturata in seguito da Bill Medley e Kenny Rogers , il respiro pop-soul di Can't Say Love arrangiata in modo spettacolare, fiati compresi. E poi Osaka Moon , brano dal consistente peso m

Curtis Mayfield - There’s No Place Like America Today (1975, Curtom)

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Curtis Mayfield era uno dei maestri del pensiero della coscienza sociale afroamericana. Come Stevie Wonder e Marvin Gaye , egli ha costretto il mondo del pop ad interrogarsi per venti anni raccontando le proprie esperienze con una musica dalla straordinaria forza comunicativa diventata poi messaggio universale. Siamo nel 1975, la guerra in Vietnam era terminata portandosi dietro ferite profonde, c’era stato lo scandalo Watergate , la fine dei movimenti dei diritti civili e si erano create sempre di più una serie di ingiustizie sociali che relegavano gli afroamericani e le minoranze etniche nei ghetti e nelle periferie delle grandi città. Mayfield , consapevole del malessere e della disuguaglianza del suo popolo, con questo album guarda il mondo del suo tempo e si fa portavoce della sofferenza, del disagio, ma anche della profonda dignità dei neri, perdenti per destino. La copertina stile kitsch opera del pittore-sognatore Guy Pellaert , è il biglietto da visita del suo messag

Daryl Hall & John Oates – H 2 O (1982, RCA)

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Il loro dizionario blue eyed soul o meglio rock’n’soul era ormai diventato tra i più venduti e si arricchiva quasi annualmente di una nuova edizione, rivenduta e corretta. Così, dopo Private Eyes , album di grande successo, il duo replica con questo H2O . Dentro ci sono tre imperdibili canzoni, realizzate talmente bene da attraversare e sintetizzare due decenni di soul bianco. La prima è One On One , tema avvolgente, voce accattivante sulla strofa e quasi in falsetto sull’inciso con un arrangiamento da manuale. Quindi Open All Night , grande pop-soul di matrice A.O.R. rimpastato dal calore nero con un finale particolarmente attraente, quindi  Maneater , funzionale singolo da FM con inflessioni Motown , ma dalla scrittura atipica costruita su incastri ritmici originali e un bel lavoro di tastiere e sax . Il pop de luxe continua poi a scorrere con buona vena comunicativa nei solchi di Go Solo , canzone dalla grande apertura armonica, in Crime Pays dalla base strumentale cir

Leah Kunkel - I Run With Trouble (1980, Columbia)

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Con l’aiuto del grande Henry Lewy ( Neil Young, Joan Baez, Joni Mitchell, Leonard Cohen, Van Morrison ), Leah Kunkel realizza il suo secondo ed ultimo disco solista confermandosi una delle voci più belle del panorama west coast . Rispetto al predecessore, I Run With Trouble possiede una produzione più lussuosa con un set e un repertorio che mettono in luce il più possibile le qualità di questa sottovalutata artista. Sono dieci canzoni, di cui quattro accompagnate da un’ orchestra di 30 elementi condotta da Jeremy Lubbock ,che guadagnano punti progressivamente, ascolto dopo ascolto. Certe atmosfere intime alla  Carole King , qualche sapore jazzy che ricorda Joni Mitchell , melodie accattivanti, pienezza degli arrangiamenti, in un crescendo articolato e convincente. La sua voce è il veicolo ideale per Let's Begin e Never Gonna Lose My Dream Of Love Again , due perle scritte da Jimmy Webb . Quindi la bellissima ballata Fast Asleep , scritta in origine da Craig Doerge per la

Harold Melvin & The Blue Notes – Wake Up Everybody (1975, Philadelphia International)

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Il quarto ed ultimo disco del gruppo che con il nuovo cantante David Ebo passeranno alla ABC , mentre Teddy Pendergrass continuerà da solista con la PIL . A quel tempo il Philly Sound , nelle sue evoluzioni e contraddizioni, era entrato a far parte integrante della grande tradizione soul al pari della Motown. Un suono di grande classe, sofisticato, ma anche dinamico, coinvolgente con canzoni che parlavano di amore e felicità, ma anche di libertà e coscienza sociale. Tutto il respiro e il ritmo di quegli anni è dentro questo magnifico album che contiene dei capolavori di arrangiamento orchestrale combinato a ritmi dance e alcune canzoni che diventeranno dei classici della musica nera. Ad esempio Wake Up Everybody , una delle due canzoni di tematica sociale incluse in questo lavoro. Cantata da Pendergrass con la sua particolare voce roca è un incitamento, in tempi difficili, ad agire per poter cambiare il mondo e renderlo più giusto. Un messaggio positivo da trasmettere soprat