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Visualizzazione dei post da aprile, 2012

David Pomeranz - The Truth Of Us (1980, Pacific Records)

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Nel 1980, quando fu originariamente pubblicato, questo album passò quasi inosservato. Eppure David Pomeranz , oltre ad essere giunto al quarto episodio solistico, era ormai abbastanza conosciuto anche come l’autore di Tryin' To Get The Feeling Again  portata al successo da Barry Manilow nel 1975 e di If You Walked Away   altra splendida canzone interpretata da diversi artisti, tra cui Margie Joseph , Yvonne Elliman e Walter Jackson . Prodotto da Pomeranz insieme a Roy Halee ( Simon & Garfunkel , Laura Nyro , Boz Scaggs ) per la piccola label Pacific Records distribuita dalla Warner , l’album è dedicato a Richard Rodgers . Ad un primo ascolto, la sensazione è che queste canzono siano fragili, ma in realtà la trama è più consistente di quanto sembri, tanto nelle architetture melodiche, quanto nella’articolazione degli arrangiamenti. Requisiti indispensabili da richiedere alla musica pop. Il meglio è  posizionato in apertura e chiusura con due canzoni   che da sole valgono t

Bernard Oattes – Soul Detective (1994, Sin-Drome Records)

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Il polistrumentista olandese Bernard Oattes debuttò agli inizi degli anni Ottanta quando  insieme al bassista e cantante Rob Van Schaick   formarono una band pop-dance  chiamata The Limit. I due realizzarono poi diverse produzioni di studio per altri artisti sempre nell’ambito della euro-dance. Uno dei progetti più riusciti fu Mission Completed  del 1982 per la Future World Orchestra , un vero gioiellino di synthpop che includeva l’instant hit Desire . Nel 1985 pubblicarono un album che per motivi legali dovette uscire con il titolo Oattes Van Schaik (aka The Limit) in quanto non poteva usare per il mercato americano il nome The Limit . Il singolo estratto Say Yeah , che vedeva la partecipazione vocale di Gwen Guthrie e un cameo di David Sanborn al sax, arrivò tra i top ten delle classifiche dance americane e al 17° posto nella classifica inglese. I due continuarono come autori e produttori  a confezionare brani pop-dance per tutti gli anni Ottanta, poi Oattes cercò nuovi stimoli

XTC – Nonsuch (1992, Virgin)

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Andy Partridge e Colin Moulding hanno sempre avuto una propensione verso l’originalità e la differenza. Due valori messi in atto da dischi con sigillo di garanzia come English Settlement  (1982), Skylarking  (1986), Orange and Lemons  (1989) in cui l’obiettivo dichiarato era nobilitare la banalità del pop. Dischi che sono un bombardamento di melodie, una sequenza febbrile di canzoni che non stanno in nessun contenitore e che gli XTC scrivevano da anni senza che nessuno se ne ricordasse in tempo, sempre dopo. Con questo album prodotto stavolta da Gus Dudgeon e tra i più accessibili della loro discografia il gruppo è capace di condensare in 17 brani almeno venti anni di storia, tendenze e sviluppi della musica pop. Arrangiamenti impeccabili, esecuzioni strumentali dal perfezionismo maniacale, suoni accuratamente selezionati, chitarre sintetizzate, per una musica concentrata che rispecchia la produttività competitiva dei suoi ideatori.  That Wave ,  My Bird Performs , Bungalow  s

Elton John - The Complete Thom Bell Sessions (1979, MCA)

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Elton John è un artista con cui è impossibile non fare i conti anche quando si tratta di blue eyed soul . Le sue escursioni in territori r&b gli avevano regalato grandi soddisfazioni, prima con il capolavoro Come Down in Time  (1970) quindi con due super hits come Bennie and the Jets  (1973) e Philadelphia Freedom  (1975). In quel periodo il sound di Philadelphia dettava legge nel campito della musica soul e gli studi Sigma Sound erano sempre più allettanti. Tanti artisti andavano ad incidere i loro album lì , anche quelli provenienti da generi musicali diversi, affascinanti da quel suono soul così creativo fatto di archi vellutati, mezzi tempo morbidi, melodie accattivanti. Uno degli artefici era il produttore Thom Bell  che, insieme Gamble & Huff,  erano i guru della Philadelphia International . Con lui Elton John registrò nell’autunno del 1977 sei brani affiancato dall’orchestra dei MFSB , i cori degli Spinners e i migliori turnisti locali. Sei canzoni realizzate secondo

David Pomeranz - It's in Everyone of Us (1975, Arista)

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Cresciuto a Long Island illuminandosi di rock’n’roll e dei musical di Broadway , a 19 David Pomeranz firmò un contratto con la Decca che gli fruttò due album pubblicati entrambi nel 1971: New Blues e Time to Fly , quest’ultimo prodotto da Charles Calello con la partecipazione di musicisti del calibro di Chick Corea , Airto Moreira , Billy Cobham , John Tropea , David Spinozza . Dopo quattro anni passati a suonare da spalla nei concerti di diversi artisti tra cui di Billy Joel e Rod Stewart , l’artista realizza questo album in grande stile  per la Arista con la produzione di Vini Poncia e la benedizione di Richard Perry. Songwriter elegante  con propensione alla ballata pianistica classica, l’artista raccoglie dieci brani, metà composti un paio di anni prima, e pubblica un piccolo classico del genere in cui la melodia è una virtù preziosa che  viene valorizzata ed espressa con spunti di eccellenza. Tryin' to Get the Feeling Again  è il titolo emblematico del lavoro. L’inq

Todd Rundgren - The Ever Popular Tortured Artist Effect (1983, Bearsville)

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Tra i geni dimenticati del pop Rundgren si distingue per l’equilibrio con il quale ha saputo crescere, maturare e cadere in disgrazia rispettando sempre la propria sensibilità artistica. Senza mai cadute di stile, senza cambi di look, senza mai sentirsi artista incompreso. Questo ultimo album per la Bearsville coincide ad un ritorno nei canoni classici della canzone pop. Il musicista era in contrasto con la casa discografica perché non supportava adeguatamente gli album degli Utopia e addirittura per far uscire  Swing To The Right  dovette fare forti pressioni. Si era ormai ai ferri corti, ma il contratto prevedeva ancora dei dischi e così, Rundgren registrò questo lavoro in perfetta solitudine, arrangiando, missando, suonando tutti gli strumenti  e le parti cantate, per poi intitolarlo cinicamente " L'effetto sempre più popolare di artista tormentato" . Nonostante sia stato ideato e modellato di getto e poi sconfessato dall’autore, il disco si distingue  inaspetta

Seals & Crofts - Collection (1979, Warner Bros./K-Tel)

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Originari del Texas , James Seals e Dash Crofts facevano parte di una band locale chiamata i  Champs che riscosse notevole successo nel 1958 con l’hit internazionale Tequila . Seals era il chitarrista del gruppo, mentre Crofts era il batterista. Restarono con il gruppo fino verso la metà degli anni Sessanta, poi il duo formò un’altra band, i Dawnbreakers. La formazione  si sciolse quando i tutti membri si convertirono alla religione persiana Bahai e i due si ritirano momentaneamente dalle scene per ricercare diversa linea musicale in sintonia con i loro nuovi principi di fede. Ricomparirono alla fine degli anni Sessanta, sulla scia di  Simon & Garfunkel  con Crofts che era passato alla chitarra e il mandolino, mentre Seals , oltre alla chitarra, suonava violino e il sax. I primi due album,  Seals & Crofts  (1969) e Down Home  (1970) furono pubblicato dalla TA Records per poi passare alla Warner Bros. con Year of Sunday  (1971). Questi tre lavori di piacevole soft-rock

10cc – Bloody Tourists (1978, Mercury)

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Graham Gouldman ed Eric Stewart realizzano il secondo album targato 10cc dopo la scissione nel 1976 di Lol Creme e Kevin Godley che hanno continuato come duo. Come nel precedente Deceptive Bends l’organico è assestato a sei elementi con Rick Fenn (chitarra, tastiere, voce), Stuart Tosh (batteria, percussioni, voce), Paul Burgess (percussioni, batteria, vibrafono) e Duncan Mackay (piano, tastiere, violino, voce) che prende il posto di Tony O’Malley . Corredato come al solito dalla bellissima copertina dello studio Hipgnosis , Bloody Tourist  prosegue quel discorso musicale dei 1 0cc fatto di "giochi" tra ritmo e melodia, tra immediatezza e ragionamento. E’ un concept album . Una sorta di apologia del viaggio e delle vacanze, dove il turista presuntuoso e gretto,  falsamente cosmopolita, va a visitare luoghi tropicali ed esotici portandosi dietro tutto il suo provincialismo, la sua beffarda curiosità ed ignoranza che lo porterà inevitabilmente a delle vacanze sciag

Stylus – Stylus (1978, Prodigal)

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Gruppo australiano formatosi nel 1974 a Sidney , gli  Stylus erano giunti  al terzo album e un buona fama conquistata da numerosi concerti in patria, trasferte oltreoceano per tour importanti insieme a George Benson , Tina Turner e l’Average White Band . Un gruppo di giovani bianchi capaci di introdurre elementi funky nella loro musica con grande intuito creativo al punto che la Motown si interessò a loro e li mise sotto contratto per il debutto americano. Il titolo originale di questo album era “ Best Kept Secret ” rilasciato per il mercato australiano dalla Oz/EMI e la copertina raffigurava il quintetto mentre veniva caricato dentro un cellulare della polizia. Quando invece uscì negli Stati Uniti   e e Regno Unito per la Prodigal , etichetta sussidiaria della Motown , portava semplicemente il nome di Stylus   dove al posto della foto di copertina orginaria c’era uno sfondo con in primo piano una maschera. Una mossa a livello promozionale per alimentare il mistero di una band sen

Gino Vannelli - Powerful People (1974, A&M)

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Dopo qualche anno trascorso nei locali jazz di Montreal , le vicende musicali di Gino Vannelli cominciano ufficialente  nel 1973, quando il ragazzo di Montreal di origini italiane emigra a Los Angeles e bussa alla porta degli A&M studios. Lì c'era Herb Alpert , il boss della casa discografica, che intuì subito il talento del giovane musicista accompagnato dai fratelli-collaboratori Joe e Ross . Per la A&M Vannelli distillerà forse il miglior infuso di musica pop bianca americana (quella dei Rodgers & Hart , dei Cole Porter e dei Frank Sinatra per capirci) integrandola con il funky, il soul di Stevie Wonder, ma anche con rock, musica latina e classica, filtrando tutto attraverso una vena personalissima e un talento vocale unico. Con questo secondo lavoro, dopo l’esordio di Crazy Life , Vannelli mette a segno un grande colpo realizzando un album  che nella forma del pop standard incarna una scrittura avventurosa e formalmente ineccepibile fatta di motivazioni

Michael Sembello – Caravan of Dreams (1992, Polydor)

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Terzo album in una decade. Eppure nei primi anni Ottanta ci fu il fortunato Maniac , brano di punta di Flashdance  con l’altro singolo Automatic Man  che introdussero l’album Bossa Nova Hotel . Ma quei due pezzi erano solo gli episodi più commerciali del disco che invece era un forziere pieno di tesori pop-soul ( Lay Back , It’s Over, First Time , Talk ) mettendo in evidenza il talento di Sembello come autore ed interprete raffinato. Il seguente “ Without Walls ” (1986) fu un incidente di percorso, penalizzato da certe forzature rockeggianti nonostante ci fossero alcune grandi canzoni ( Wonder Where You Are , Is This the Way to Paradise ). Ci sono stati poi sei anni spesi bene come compositore e musicista di studio e il ritorno con questo album stampato solo per il mercato giapponese è suonato, composto, arrangiato e cantato quasi esclusivamente da solo.  Caravan of Dreams  è una svolta artistica di un musicista alla ricerca di nuovi stimoli. Sembello mette da parte quegli schemi A

Future Flight – Future Flight (1981, Capitol)

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A cavallo tra gli anni Settanta ed Ottanta, Lamont Dozier era un musicista  molto attivo. In quel periodo, mentre  stava lavorando al suo album “ Lamont ” per la  M&M Records e alla produzione del progetto “ Zingara ”, realizza questo capolavoro di modern soul insieme ai Future Flight, un gruppo di studio formato dal  polistrumentista Anthony Patler , Sy Jeffries (voce, tastiere), Brynwood Tanner (chitarra), David Swanson (voce, tastiere). Oltre al quartetto Dozier utilizza alcuni musicisti del suo team come i tastieristi McKinley e Clydene Jackson , il batterista Quintin Denard più il sassofonista Dave Boruff . Coordinato artisticamente nei minimi dettagli da Dozier , Future Flight  è un album di pop soul completo. Grande raffinatezza generale sostenuta da elaborazioni corali nitide, suonato in sintonia con le emozioni del momento (archi sintetizzati, ma splendidamente naturali) , pronto a concedere distillato di puro boogie-funk come in  Red Light Row  e Dues , ma so

Jimmy Webb – And So On (1971, Reprise)

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Era il secondo album di Webb  dopo Words & Music , e l'artista non riusciva a fare breccia nel mercato. Apprezzato e seguito come autore e produttore, il suo debutto da solista era stato trattato con pressapochismo e qualcosa di fastidioso da promuovere. Eppure, nonostante la sua giovane età, ad uno come Webb si poteva chiedere ben poco: tutto quello che c’era di bello, di moderno, di musicale, di artisticamente superiore, lo aveva trattato e sviluppato, affrontandolo in mille argomenti pop. Però, agli occhi di molti (pubblico e critica) con Words & Music era stato  come un lasciarsi andare a semplici velleità di cantante. Una visione questa falsata dai troppi momenti dorati del precedente lustro ( Glen Campbell, Richard Harris , Fifth Dimension ). Comunque, nonostante l’insuccesso, la Reprise ci riprova a soli sette mesi dal precedente  con questo And So On . Solo quattro dei dieci brani erano nuovi ( Met Her on a Plane ,  Laspitch , One Lady e If Ships Were Mad

Perrì – The Flight (1988, Zebra/MCA)

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Il loro vero cognome è Perry e sono quattro sorelle dalle voci fantastiche: Carol , Darlene , Sharon e Lori . Cresciute a base di gospel e jazz , furono scoperte nei primi anni Ottanta da Pat Metheny al quale mandarono un demo. Nel 1986 arriva l’esordio con Celebrate  dove c’erano due brani di Metheny (Airs tream Two e Jaco Two ). Quindi la presentazione ad Anita Baker che le portò in tour come coriste ed una bella collaborazione con gli Yellowjackets su Shades  con il pezzo Revelation  scritto insieme a Russell Ferrante .  Per questo The Flight  le Perri si affidano a tre produttori affermati come  Michael J. Powell , Howard Rice e Jeffrey Weber per un campionario r&b di qualità eccelsa, di funky morbido, sospensioni jazz e gospel, vocalità pura. Tutto incentrato sull’inventiva e la grande abilità tecnica del quartetto. L’album contiene canzoni convincenti, alcune firmate da Lori Perry , che si accordano sulla frequenza di tensione emotiva, forza spontanea e magistral

John Hall - Power (1979, ARC/Columbia 1979)

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Co-fondatore degli Orleans , John Hall come autore viene soprattutto ricordato per due canzoni,  Half Moon  leggendaria B-side di  Me and Bobby McGee   di Janis Joplin e Ms. Grace   grande hit del gruppo r&b The Tymes . Ma John Hall è stato anche uno de chitarristi di sala più apprezzati ( Al Kooper , Seals & Crofts , Jackie Lomax , John Simon ) e un  songwriter-producer raffinatissimo ( Linda Rondstadt , Bonnie Raitt , Steve Wariner ). L’artista  aveva tentato la strada solistica nel 1970 con un disco per la Columbia intitolato Action  e passato sotto silenzio, ma dopo la fuoriuscita dagli Orleans ci riprovò incidendo Night  (1978), elegante lavoro di cantautorato west coast dove l’artista  era contornato da musicisti illustri ( Joe Sample , David Sanborn , Steve Gadd , Wilton Felder ,etc.). L’anno dopo, con un nucleo di musicisti ridotto, pubblicò Power , titolo di una bellissima canzone di profonda coscienza sociale che John Hall scrisse per il movimento anti-nucle

Richard Stepp – Holiday in Hollywood (1979, Infinity)

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Richard Stepp è un songwriter canadese piuttosto famoso in patria fin dalla seconda metà degli anni Sessanta quando con il gruppo  The Northwest Company  faceva da spalla ai Byrds . Nel 1974 la band si sciolse e Stepp incontra il produttore Andy Di Martino , noto per le sue collaborazioni per i Cascades e Captain Beefheart. Con lui ed  un nuovo gruppo, gli Shakedown, pubblica nel 1977  Good To Have You  un hit minore in Canada. Nel frattempo si fece una buona reputazione tenendo dei concerti insieme a gente come  Chuck Berry e Long John Baldrey . Finita l’esperienza con gli Shakedown e sempre aiutato da Di Martino , il musicista tenta la carta californiana. A Los Angeles  ottiene un contratto dalla Infinity Records che gli mette a disposizione un buon budget. Cosìi, con la produzione di Di Martino, Stepp registra negli studi Devonshire di North Hollywood questo album avvalendosi di alcuni tra i migliori turnisti di L.A.   come Mike Baird , David Hungate , Bill Cuomo , Ed G

Frankie Valli & The Four Seasons - The Very Best (1992, Polygram)

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La loro storia inizia nel 1953 quando Francis Castelluccio in arte Frankie Valli incontra un trio chiamato The Variatones formato dai fratelli Tommy e Nick De Vito e Hank Magenski. Tutti facevano parte della comunità italiana del New Jersey. Nel 1956 cambiarono il nome in Four Lovers e furono scritturati dalla RCA pubblicando il singolo Apple of my Eye  con discreto successo. In tre anni però non riuscirono a ripetersi e così la RCA inevitabilmente non rinnovò il contratto. I quattro incontrarono Bob Crewe , un produttore indipendente, socio di Frank Stay con il quale aveva fondato l’etichetta Swan . Crewe   aveva in catalogo qualche hit, soprattutto a Philadelphia, e  l’impiegò dapprima  come coristi e musicisti di accompagnamento. Da quel momento in avanti la formazione subì una serie di cambiamenti d’organico: Nick De Vito lasciò rimpiazzato da Charles Calello che a sua volta fu sostituito da Bob Gaudio , mentre Nick Massi prese il posto di Magenski . Con la nuova form

Orleans - Forever (1979, Infinity)

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Iniziarono a Woodstock come trio nel 1972 con  il cantante  e chitarrista John Hall , il batterista Wells Kelly e il polistrumentista  Larry Hoppen a cui si aggiunse alcuni mesi dopo il bassista Lance Hoppen , fratello minore di Larry . Le loro canzoni, quasi tutte scritte da Hall e sua moglie Johanna , pur restando negli stilemi country-rock , spaziavano dal soul al calypso , da sonorità tex-mex al r&b di Memphis . Il nome della band era riferito infatti ad una delle culle della musica nera, New Orleans . L’esordio discografico avvenne nel 1973 con un album omonimo registrato ai Muscle Shoals , Alabama , prodotto da Barry Beckett e Roger Hawkins , senza clamori particolari, così come il seguente  Orleans II  (1974)  rimasto addirittura inedito per quattro anni. Il successo arrivò con il passaggio della band dalla ABC all’ Asylum e la pubblicazione di  Let There Be Music  (1975)  trascinato dal singolo D ance with Me  e replicato l’anno dopo con Still the One  tratto da