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Massive Attack - Blue Lines (1991, Wild Bunch Records/Virgin)

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Un training autogeno a tempo di trip-hop con l'anima di Marvin Gaye che li osserva da vicino. Il nuovo soul urbano non viene più da Memphis, Chicago o Detroit, ma da una grigia landa situata nella terra d'Albione di nome Bristol. È l'approdo obbligato della black music del Duemila. Un lontanissimo funk sintetizzato sulle linee di basso, qualche vago ricordo di hardcore, melodie elettroniche sulle tastiere, mood stilistico modernista che abbrac­cia idealmente Soul II Soul, Tricky e Bjork: ecco, nel suo massimo splendore, il progetto Massive Attack. Blue Lines sa anche adattarsi al sistema produttivo dell'industria discografica senza perdere la sua impronta di musica alternativa, cosi come sa districarsi egregiamente tra il sofisticato procedere intel­lettuale e la continua scoperta di sonorità legate alla soul music. Un album d'esordio illuminante che inizia e finisce su toni altis­simi con un suono pieno e raffi­nato che entra nella pelle e nel cuore e fa fati