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Visualizzazione dei post da dicembre, 2012

Lenny Zakatek - Lenny Zakatek (1979, A&M)

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Il suo vero nome è Lenny du Plate, nato a Karachi e trasferitosi a tredici anni in Inghilterra,cambiò in seguito il cognome in Zakatek su consiglio dei suoi primi estimatori Lindsay de Paul e Dudley Moore. Si affacciò alla ribalta nel 1974 entrando, come voce solista, nei Gonzalez, un gruppo soul-funk di Londra dove suonavano ottimi musicisti come il batterista Steve Ferrone e il bassista John Giblin, e conosciuto soprattutto per l’hit disco I Haven't Stopped Dancing Yet del 1978. Zakatek collaborò con la bando fino al 1981. Nel frattempo era stato chiamato da Alan Parson che, assieme ad altri cantanti, fu ingaggiato come vocalist per il suo I Robot (1977) dove interpretò la magnifica I Wouldn't Want To Be Like You dando inizio ad un sodalizio artistico durato dieci anni. La voce di Zakatek nei dischi dell’Alan Parsons Project la possiamo apprezzare in numerose canzoni tra cui Games People Play, Damned If I Do, Vulture Culture e Too Late. Nel 1979 l’artista debutta con que

Oleta Adams – Circle Of One (1990, Fontana)

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Figlia di un pastore battista, la cantante, pianista e songwriter Oleta Angela Adams all’età di sei anni già cantava nel coro della chiesa. Poi una lunga gavetta, prima a Seattle , sua città natale, quindi a Kansas City dove i Tears For Fears la scoprirono al piano bar di un albergo dove alloggiavano per scritturala subito come vocalist per il loro tour e per le session di Seeds Of Love , dove la Adams si rivelò una delle armi vincenti interpretando con dirompente vocalità il singolo Woman In Chains e Badman’s Song . Anche se l’artista aveva all’attivo due dischi pubblicati tra il 1982 e il 1983 completamente auto-gestiti e con una distribuzione limitata, questo Circle Of One fu il suo vero debutto a livello internazionale, preceduto dal singolo Rhythm Of Life , mezzo tempo pregevole dalle contaminazioni dance in stile Soul to Soul scritto Roland Orzabal che co-produce anche l’intero lavoro insieme a David Bascombe . Ottima pianista di formazione classica e dotata di una

Kudasai – Kudasai (1991, EMI)

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Kudasai è un progetto musicale creato da Michael Jörvang (voce, tastiere) e Lars Nielsen (tastiere), due musicisti danesi che pubblicarono questo omonimo album con sei brani su dieci prodotti da Gino e Joe Vannelli registrati alla fine del 1990 ai  Blue Moon Studios di Los Angeles con la partecipazione attiva dei fratelli Vannelli (voce, tastiere, basso) e il supporto della loro band formata da Mike Miller (chitarra), Mark Craney (batteria) e i coristi Maxayne Lewis, Bob e Patti Henley . Le restanti tracce furono incise in Danimarca con musicisti locali ( ci sono due cameo di Phil Manzanera alla chitarra su Fire In Your Lighthouse e Spirit In A Box ),  senza togliere al disco unità concettuale. L’atmosfera generale è simile a quella del corso elettronico di Gino Vannelli cominciato con Black Cars,  riprendendo gli stilemi di Inconsolable Man inciso da Gino pochi mesi prima. Un pop-soul giocato su sonorità elettroniche dai connotati straordinariamente fragranti che di

Sadao Watanabe - Just A Touch, Vocal Collection (1991, Elektra/Warner Bros.)

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Il più famoso jazzista nipponico, il primo a ricevere nel 1977 il prestigioso National Award del suo Paese per la sua attività artistica ed insignito in seguito delle più alte onorificenze. Sassofonista ispirato, dal tocco gentile, sostenitore di un jazz molto gradevole, Sadao Watanabe si mise in luce nei primi anni ‘60 nei combo del batterista Chico Hamilton e il sassofonista Gary McFarland a cui si ispirava assieme al bebop di Charlie Parker . Tornato in Giappone l’artista fondò un scuola di jazz , quindi ripartì per gli Stati Uniti ed iniziò l’avventura solista spostando l’asse jazzistico delle sua musica verso la bossa nova, realizzando dischi bellissimi. Negli anni ’70 incentrò la sua attività nell’ambito della fusion con interessanti soluzioni funky e contaminazioni etniche africane, rappresentandola meglio di tanti altri. Poi ci fu la svolta pop degli ’80 e le collaborazioni con George Duke, Dave Grusin, Ralph McDonald . I puristi non lo perdonarono, accusandololo 

Kenny Loggins – Nightwatch (1978, Columbia)

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Il pop d’autore è un dolce vizio e Kenny Loggins replica con un lavoro meno soft , ma di sicuro effetto. L’organizzatore sonoro è sempre Bob James e l’hit killer stavolta è un brano scritto insieme a Melissa Manchester , Whenever I Call You Friend in duetto con Stevie Nicks dei Fleetwood Mac che entrò tra i top five . L’artista continua ad interagire sempre di più con la musica nera come in Wait A Little While che Al Jarreau interpretò divinamente su All Fly Home , nei sette strepitosi minuti della sinuosa title track scritta insieme a Max Groenenthal dove ridefinisce il principio dell’improvvisazione nella ballata pop (come stava facendo Gino Vannelli ) e col remake in chiave r&b di Down In The Boondocks , hit degli anni ’60 di Joe South . Inizia la collaborazione con Michael Mc.Donald scrivendo una delle più belle canzoni degli anni settanta, What A Fool Believes , multiplatino poi nella versione dei Doobie Brothers .   Mauro Ronconi

Exile - Don't Leave Me This Way (1980, Warner Bros. )

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Gruppo country-pop fondato a Berea, Kentucky verso la metà degli anni Sessanta dal chitarrista e cantante James Preston "J.P." Pennington . All'inizio si chiamavano Exiles e dopo una lunga gavetta, incisero il primo singolo a nome Exile nel 1973 con Church St. Soul Revival , canzone scritta e prodotta Tommy James . Il successo arrivò nel 1978 quando, con la produzione di Mike Chapman , pubblicarono l’album Mixed Emotions da cui venne rilasciato il singolo Kiss You All Over (numero uno delle classifiche pop) e altri due brani di grande diffusione radiofonica come You Thrill Me e Never Gonna Stop . Dopo un tour in Sud Africa e il flop commerciale di All There Is (1979), la band si ripresentò con questo Don't Leave Me This Way ed un sound rinnovato  di ottima scorrevolezza stilistica diviso tra morbido southern rock e pop di marca westcoast . Un cambiamento dovuto soprattutto al contributo dei due nuovi entrati, il chitarrista-cantante Les Taylor che sostit

John Manning - White Bear (1971, Columbia)

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Ce ne erano a frotte di folk-singer bravi, poveri, ma belli emersi dalla scena californiana degli anni Settanta. In tanti sono restati delle promesse, per altri il tempo della promessa invece non iniziò mai. John Manning era uno di loro, inserito a posteriori in una lunga lista di missings come David Ackles, Dirk Hamilton, Jimmie Spheeris, Tom Jans, Larry Murray, John Buck Wilking . Questo misterioso songwriter dell’epopea country-rock dorata riuscì ad incidere un solo, meraviglioso disco per la Columbia passato praticamente inosservato,  prodotto dal famoso Nikolas Vene t ( Beach Boys, Bobby Darin, Glenn Campbell, Fred Neil ) e il più giovane Jay Senter che però l’anno dopo piazzerà un colpo formidabile con I Am Woman di Helen Reddy e che ritroveremo nei dischi di Bill LaBounty e dei Tavares . In copertina, dietro a lui, fa bella mostra la locandina di The American Dreamer , il film biografico (censurato per motivi politici) di Dennis Hopper . Questo perchè la colonna

Smokey Robinson – One Heartbeat (1987, Motown)

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Il miglior disco di Smokey Robinson degli anni Ottanta. All’epoca della pubblicazione di One Heartbeat , l’artista si era da poco separato dalla moglie Claudette e stava scrivendo l’autobiografia in cui rivelava gli ultimi anni passati lottando contro la dipendenza da cocaina. Questo fu uno sprone per il ritorno alla creatività artistica e alla piena salute. La produzione è di Peter Bunetta e Rick Chudacoff in linea con quel sound tecnologico appartenente alla filosofia del pop e soul urbano fine anni Ottanta senza però togliere calore ed emotività ai brani. Ovvero un giusto equilibrio tra un pop-soul che non sia troppo tradizionale, ma nemmeno troppo moderno con la garanzia  Smokey Robinson , monumento della musica moderna, autore ed interprete puro ed inossidabile come pochi. Dall’album furono estratti quattro singoli. Il primo , Just To See Her è forse il più bello e d’impatto. Una ballata scritta da Lou Pardini , caratterizzata da una ricerca armonica molto attenta e d

Robbie Dupree - Carried Away (1989, Pony Canyon)

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Inaspettato ritorno dopo otto anni discografico. Il songwriter di Brooklyn nella sua trasferta losangelina a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 aveva inciso due dischi per la Elektra. Il primo gli fruttò due singoli nei top ten americani (Steal away, Hot Rod Hearts ) e una nomination per il Grammy Award come miglior artista rivelazione, mentre il secondo Street Corner Heroes , pur essendo allo stesso livello qualitativo, non riscosse i consensi commerciali del precedente (solo Brooklyn Girls riuscì a vendere bene). La casa discografica così non rinnovò i contratto e Dupree se ne tornò a New York . Con questo Carried Away , pubblicato inizialmente solo il Giappone , l’artista non riesce a ripetersi a quei ritmi, complice anche qualche eccesso elettronico negli arrangiamenti. Eppure, nonostante qualche caduta di tono,  è un buon album di pop perduto e ritrovato fortificato da perle come This Is Life scritta insieme a Bill LaBounty e In Real Life firmata ancora da LaBounty con

Lava – Cruisin’ (1981, Polydor)

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I norvegesi Lava furono formati nel 1977 dal chitarrista Svein Dag Hauge . In origine erano un gruppo jazz-rock che suonava musica strumentale. Dopo l’omonimo album del 1980, Dag Hauge e il batterista Per Hillestad ricostituirono la formazione con cinque nuovi elementi : Geir Langslet (tastiere), Sigurd Køhn (sax), Per Kolstad (tastiere), Rolf Graf (basso) e Marius Müller (chitarra). Nel 1981 uscì questo  Cruisin’ , tra i migliori prodotti di quella corrente new-fusion europea come Mezzoforte, Shakatak e Level 42 , band  dalle quali si distinguevano però per uno spiccato suono di ricercato gusto pop westcoast . Un lavoro dunque di soul, pop e fusion nella sua accezione più orecchiabile. Anche se i brani erano già stati preda d’ispirazione altrui, tutti sono qualitativamente di ottima fattura. Give It Up, Sunday Mornig ed Easy Come, Easy Go sono canzoni melodicamente raffinate e contenute al punto giusto con un aspetto tecnico-esecutivo ineccepibile: dai tappeti d’accom

Gino Vannelli - Storm At Sunup (1975, A&M)

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Spirito libero, apparentemente ingovernabile, Gino Vannelli prosegue il suo discorso musicale come fosse una sfida ai luoghi comuni del pop . La piena libertà di azione a livello artistico gli permette di esprimere quella capacità di scrittura superiore con il supporto fondamentale di grandi musicisti come Jay Graydon (chitarra), il grande sassofonista jazz Jerome Richardson , Graham Lear (batteria) e Richard Starker (tastiere) che ritroveremo poi con Carlos Santana , e soprattutto il fratello Joe (tastiere), autentica eminenza grigia nelle direttive muiscali di Vannelli . Storm At Sunup è un album fantastico capace di rileggere jazz, r&b e pop con quel distacco che porta all’invenzione e quel sussiego inconsapevole verso la musica sinfonica nei passaggi strumentali che rende le composizioni originalissime. La title track introduttiva  è un tema jazz-fusion epico che scivola, anticipa e presenta la seguente bellissima Love Me Now . Dieci minuti che sconvolgono la moder

Cerrone – Supernature (1977, Malligator)

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Quella inopinata e geniale formula compromissoria di disco orchestrale difficilmente avrebbe concesso una replica ad alto livello ed allora Cerrone cercò una nuova identità musicale, prima calandosi nel ruolo di produttore ( Kongas, Revelacion ) poi con questo terzo album costato più di un anno di lavoro. Una sorta di favola disco elettronica visionaria ed inquietante liberamente ispirata al romanzo L’Isola del Dottor Moreau di H.G. Wells . Anche se non accreditati, i testi sono opera di Lene Lovich e si racconta che in un futuro non troppo lontano, a causa degli abusi chimici dell’uomo in agricoltura, gli animali si trasformano in spaventose creature vendicandosi poi sull’umanità. In questo scenario da incubo cibernetico  la title track si snoda per oltre dieci minuti su di un suono sintetico dalle sonorità incredibili influenzato dalla disco/elettronica di Giorgio Moroder dove Cerrone  coniuga accessibilmente il verbo della pura sperimentazione. Dopo aver chiuso la prima fa

Johnny Mathis - Right From The Heart (1985, Columbia)

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Il secondo album di Johnny Mathis - dopo A Special Part of Me dell'anno prima -  prodotto da Denny Diante , allora vicepresidente della Columbia  che allinea, come nel precedente,  fior di musicisti quali Michel Colombier, Robbie Buchanan, Dan Huff, Paul Jackson Jr., Tom Scott, Ernie Watts, John Robinson, Jeff Lorber . Il cantante texano, principe incontrastato di un genere confidenziale che ha sedotto generazioni, mette da parte lo stile abituale e compie una vera e propria ricognizione in territori di adult contemporary pop e urban soul ritagliandosi un proprio spazio moderno e personale supportato da una produzione garbatamente tecnologica per il generoso uso di sintetizzatori  in quegli anni.  Significativi a tal proposito sono i  soft-funk Hooked On Goodbye, Step By Step e Love Shock , dove l’artista, da classico tessitore di melodie,  affronta un territorio a lui non congeniale come quello degli up-tempo spigolosi ed energici, riuscendo ad essere convincente grazie

Rhythm Heritage - Sky's The Limit (1978, ABC)

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Progetto ideato da Michael Omartian e dal produttore Steve Barri che nel 1975 riunirono un supergruppo formato da alcuni dei migliori musicisti di studio di Los Angeles sotto il nome di Rhythm Heritage . Tra il 1976 e il 1979 la band pubblicò quattro album per la ABC incidendo brani originali e rifacimenti in chiave disco-funk di brani tratti da telefilm - specialmente quelli della stessa ABC - e temi di colonne sonore di successo. Il primo singolo rilasciato, Theme from S.W.A.T ., riuscì a vendere un milione di copie e questo convinse i produttori che la formula era quella giusta. Seguirono così remake di Baretta's theme (Keep Your Eye On The Sparrow), Theme from Rocky (Gonna fly now), Three Days of the Condor, Theme from Lipstick . alternati ad ottimi brani r&b, fusion e disco . Sky's The Limit è il loro terzo lavoro che li conferma efficaci manipolatori di stili. I vocalist sono Luther e Oren Waters con il contributo di Omartian , mentre tra i musicisti i

Andraé Crouch - Don't Give Up (1981, Warner Bros.)

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Il gospel è uno dei grandi pilastri sui quali la musica afroamericana ha edificato strutture maestose dando profondità e spessore alla musica soul ed  Andraé Edward Crouch ne è uno dei protagonisti più importanti. Produttore, autore, arrangiatore e cantante di San Francisco che nella sua giovinezza ha avuto problemi nel parlare correttamente, ma che poi ha saputo spiegarsi alla grande realizzando autentici capolavori del genere, collaborando con Quincy Jones, Madonna, Diana Ross, Elton John, Michael Jackson e tanti altri ancora. Nel suo leggendario ensemble sono passati artisti come El DeBarge, Howard Smith , sua sorella Sandra , Tata Vega e nei suo i dischi sono intervenuti personaggi come Stevie Wonder, Philip Bailey , i Toto , i Crusaders . Iniziò da giovane suonando il pianoforte, poi mise su il suo primo gruppo nel 1960 dove c’era anche Billy Preston . Nel 1965 formò i Disciples , gruppo con cui incise dal 1968 al 1978 cinque album di studio e due live , diventando con i s

Jack Tempchin - Jack Tempchin (1978, Arista)

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 , Jack Tempchin è conosciuto soprattutto come autore per aver scritto alcuni classici per gli Eagles ( Peaceful Easy Feeling, Already Gone ) e uomo ombra di Glenn Frey con cui firmò altri hits ( The One You Love, True Love, You Belong To The City, Part Of Me, Part Of You ). Questo gli ha permesso praticamente di vivere di rendita. Nato nelle campagne dell’ Ohio , ma vissuto da sempre a San Diego , Tempchin strinse da giovane amicizia con Tom Waits, Jackson Browne e Glenn Frey . Da professionista esordì nel 1976, quando entrò a far parte di un gruppo country-rock chiamato The Funky Kings che pubblicarono un solo album per la Arista . Con loro Tempchin scrisse anche alcune canzoni, una di queste, Slow Dancing , divenne un successo l’anno dopo nella versione di Johnny Rivers . La band si sciolse e il cantautore realizzò sempre per la Arista questo omonimo album prodotto da Pete Carr chitarrista della sezione ritmica degli studi Muscle Shoals dove il disco fu registrato. Temp

McCrarys - All Night Music (1982, Capitol)

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I fratelli McCrary giungono al quinto ed ultimo disco a loro nome. Nel frattempo erano diventati, sia in gruppo che singolarmente, tra i coristi più richiesti in sala di registrazione ( Cat Stevens, Andraé Crouch, Rodney Franklyn, Amy Holland, Angela Bofill, Frankie Valli ). Alfred e Linda scrissero anche belle canzoni per altri artisti tra cui Imaginary Paradise per Thelma Houston e Any Old Sunday per Chaka Khan . Prodotto da Wayne Henderson che garantisce arrangiamenti impecccabili e  grande tessitura ritmica, All Night Music è pieno di canzoni che uniscono la passione per il funk con quella del gospel e il soul degli anni Settanta, in linea con i dischi precedenti.  It’s Still You, Feel Your Fire e For You sono brani che possono benissimo competere con le cose migliori dei Rufus in cui la levatura vocale di Linda McCray non ha nulla da invidiare a quella di Chaka Khan . Night Room e All Night Music sono due boogie-soul da favola indirizzati sul versante dance .

McCrarys - Loving is Living (1978, Portrait)

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Originari di Youngstown, Ohio , i fratelli Linda, Alfred, Charity, Sam e Howard McCrary esordirono nel 1972 con Sunshine Day , un album di musica gospel rilasciato per la Light Records . Quando poi il gruppo si indirizzò verso il r&b Howard McCrary lasciò la formazione per continuare nell’ambito della contemporary christian music come autore e corista. Il quartetto invece si trasferì a Los Angeles dove realizzarono questo Loving is Living prodotto da Trevor Lawrence con la partecipazione di grandi musicisti come David Foster, Jay Graydon, Chuck Rainey, Marlo Henderson, George Bohannon e un cameo di Stevie Wonder all’armonica in You , singolo di buon successo che entrò nelle classifiche pop e r&b ( Charity e Linda McCrary avevano cantato con Wonder due anni prima nelle sessions di Songs In The Key Of Life ).  Quello dei McCrarys è soul-funk di gran lusso, intrigante, con performance vocali calde e ricche di trasporto, spesso legate agli schemi gospel , part

Terry Callier - What Color Is Love (1973, Cadet)

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I tre dischi incisi da Terry Callier per la Cadet , tra il 1972 e il 1973, rapirono il cuore degli appassionati di soul music . Avvalendosi della preziosa collaborazione di Larry Wade e Charles Stepney , questo straordinario autore, cantante e chitarrista di Chicago realizzò dei veri capolavori. Questo What Color Is Love è lo zenith creativo alla ricerca di una musica soul universale. Un lavoro da accostare ad album profetici come What’s Going On di Marvin Gaye , Innervisions di Stevie Wonder e Curtis di Curtis Mayfield . E' un viaggio sentimentale nel regno dello spirito, una professione di fede sentita e vissuta sulla pelle in un caleidoscopio di suoni che crescono fino allo stordimento tra sentieri soul, funk , mescolati e intrecciati al folk e al  jazz . Tutto è a un livello di perfezione incredibile, nella struttura, nella composizione, nell’arrangiamento, nella dimensione sonora, negli interventi vocali, nel senso di spiritualità che riesce a comunicare ben oltre il

Craig Fuller & Eric Kaz - Craig Fuller & Eric Kaz (1978, Columbia)

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Subito dopo lo scioglimento degli American Flyer , supergruppo titolare di due ottimi dischi soft-rock tra il 1976 e il 1977, il primo prodotto da George Martin , il chitarrista Craig Fuller e il tastierista Eric Kaz rilasciano questo unico, splendido disco a loro nome. I due tra l’altro si erano fatti notare in precedenza come autori molto personali, Fuller nei primi due dischi dei Pure Prairie League di cui era stato il fondatore, Kaz invece in due album da solista per la Atlantic, If You're Lonely del 1972 e soprattutto un capolavoro dimenticato come Cul-De-Sac del 1974 dove lambiva affascinanti territori r&b . Le canzoni di questo lavoro sono altamente competitive, certi suoni tipicamente west coast ben amalgamati a finissime armonie vocali ( Michael McDonald, Leah Kunkel, Rosemary Butler, John David Souther, Leo Sayer ), certe melodie generose, le grandi interpretazioni (specialmente quelle di Fuller ) e la forza motrice compositiva (specialmente quella di Kaz )

Bobbi Walker - Bobbi Walker (1982, Alfa)

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La cantante Bobbi Walker è titolare di due notevoli e sconosciuti album. Il primo, Diamond In The Rough prodotto da David Blumberg, uscì nel 1980 per la Casablanca . Un lavoro di raffinato soul-funk che conteneva Something About You di Allee Willis , brano ripreso con successo l’anno dopo da Angela Bofill e la bellissima Stop the Clock scritta da Lamont Dozier . Il successore, più vicino al sound westcoast , fu questo omonimo disco prodotto da Steve Tyrell e rilasciato per la casa discografica giapponese Alfa. Sostenuta da un’ottima voce, Bobbi Walker confeziona un album eccellente, ispirato nel modo più corretto ed immediato possibile al mondo del pop e del soul,  arricchito da quelle sonorità calibrate e cremose rintracciabili nei lavori di artisti neri pensati per i bianchi ( Windsong di Randy Crawford , Finis di Finis Henderson , Two Eyes di Brenda Russell ). Ed ecco allora che si compone un mosaico dove professionisti in studio d’alta scuola (Joe Sample, Ricky Law

Tim Moore - White Shadows (1977, Asylum)

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Uno personaggio poco conosciuto, ma  dal curriculum impressionante. Nato a New York , ma attivo musicalmente a Philadelphia verso la metà degli anni Sessanta, il polistrumentista, autore e cantante Timothy H. Moore suonò con un giovane Todd Rundgren quando era il batterista dei Woody's Truck Stop , rifiutò la produzione di Frank Zappa che lo voleva scritturare per la sua etichetta Bizzarre , fondò i Muffins con i quali pubblicò per la RCA l’hit Subway Traveler. Amico di Daryl Hall, con cui condivise l' appartamento, nel 1970 formò insieme a lui i Gulliver iniziando a scrivere canzoni. Lavorò come turnista con Thom Bell, Gamble & Huff suonando la chitarra per tanti artisti del Philly Soul per poi trasferisi a Woodstock. Riuscì ad ottenere un contratto con la ABC/Dunhill   rilasciando il suo primo singolo A Fool Like You dove ai cori c’era Donald Fagen. Moore ricambiò il favore partecipando alle armonie vocali nel singolo  Dallas degli Steely Dan . Con la pro

Bette Midler - Thighs and Whispers (1979, Atlantic)

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Nata nel New Jersey , cresciuta alle Hawaii dove i suoi genitori di origine ebrea si erano trasferiti, la Midler deve il suo nome a Bette Davis , l’attrice preferita da sua madre. La sua principale ambizione era quella di diventare attrice, così dapprima se ne andò a Los Angeles poi a New York e, mentre si manteneva facendo la commessa, studiava anche canto. Nel 1965 fece un’apparizione nel musical Hawaii, ma la prima importante uscita avvenne l’anno dopo come corista nella produzione Broadway di Fiddler On The Roof . Quando nel 1969 lasciò la commedia musicale, era uscita dal coro ed interpretava il ruolo da protagonista. La carriera di cantante invece iniziò nei Continental Baths di New York intrattenendo i clienti in un bagno turco con spettacoli di cabaret dove l’artista divagava con un repertorio fatto di  rock , blues e standard, suonando il pianoforte e supportata da una robusta sezione fiati. Il suo stile aggressivo e dolce, malizioso e romantico, era qualcosa d