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Visualizzazione dei post da luglio, 2012

Michel Polnareff - Bulles (1981, Epic)

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All’apice del successo e dopo un trionfale tour mondiale, verso la fine del 1973 Michel Polnareff fu costretto a trasferirsi a Los Angeles per problemi con il fisco. Il suo consulente finanziario, oltre a far sparire quasi tutti i guadagni dal suo conto, non dichiarò tasse per circa un milione di franchi. Il soggiorno forzato dell'artista in terra californiana durò più di dieci anni prima di chiarire la sua posizione e poter tornare in Francia . Durante questo periodo Polnareff incise alcuni notevoli album come Fame à la Mode (1975) album stile pop west coast in lingua inglese con numerosi sessionmen losangelini e alcune canzoni memorabili (Jesus for Tonight , So Long Beauty ), quindi la colonna sonora di Lipstick (1976) mix di funk e disco orchestrale che riscosse un grande successo internazionale e Coucou me Revoilou (1978) nostalgico e autobiografico lavoro pop con un bel cameo di Jaco Pastorius al basso nella bellissima Une Simple Mélodie . Nel 1981 esce q

John Lennon – Lennon Legend (1997, EMI)

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Dei quattro Beatles, John Lennon era la personalità più complessa e conflittuale. L’elemento più irrequieto, più politicizzato, più intellettuale e di conseguenza quello socialmente più consapevole. Un artista coraggioso che ha sempre pagato di persona anche le iniziative più discutibili. Lennon era anche l’anima rocker dei Fab Four, il primo a mettere la parola fine all’esperienza Beatles qundo si accorse di sentirsi il vestito troppo stretto. I suoi dischi solistici , nel bene o nel male, sono risultati sempre autentici. E forse questa discontinuità creativa così umana e autentica li ha trasformati nel tempo una specie di viaggio esistenziale. Questo album è la terza raccolta ufficiale dell’artista dopo Shaved Fish (1975) e The John Lennon Colection (1982), quella più organica e completa. Una panoramica che offre un’interpretazione drasticamente popolare del John Lennon post-Beatles, ma sempre fiera e disincantata nello spirito. Sono registrazioni che partono da giugno 1969 fi

Faragher Brothers - Family Ties (1977, ABC)

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" Legami familiari " recita il titolo dell’album. Oltre a quelli strettamente anagrafici ci sono quelli della passione per la musica nera. I fratelli Jimmy, Tommy, Danny e Davey Faragher continuano con questo secondo lavoro per la ABC a proporre il loro blue eyed soul griffato e di spessore con risultati esaltanti dal punto di vista artistico, molto meno a livello di vendite. In Family Ties sfilano, ordinate ed appassionanti, tutti quei suoni, quelle scelte di campo che alla fine degli anni Settanta resero intellettuale il soul bianco dandogli la spinta per la definitiva maturazione ( Boz Scaggs , Gino Vannelli , Hall & Otaes , Kenny Loggins ,  Michael McDonald ). Girano a mille intorno al concetto di intrattenimento A.O.R. con nove brani che hanno la forza comunicativa della pop-song e l’energia esecutiva del r&b . You're Making, Good-bye Bad , You Know That e Fool In Love sono canzoni che sanno di gioia esplicita, con aperture emozionanti di ac

Cado Belle – Cado Belle (1976, Anchor Records)

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Misconosciuta  band britannica  antesignana nel coniugare varie tipologie musicali (pop, r&b, funk) a quel tempo molto meno interattive. I Cado Belle si formarono a Glasgow verso la fine del 1974 con un formazione composta da Colin Tully (sax, flauto), Alan Darby (chitarra) Davy Roy (batteria e percussioni), Gavin Hodgson (basso), Stuart MacKillop (tastiere) e Maggie Reilly (voce solista). Insieme ad altri gruppi brit-soul dell’epoca come i Kokomo, i Moon e gli F.B.I., il sestetto si inserì subito con originalità in quel filone blue eyed soul e funky inaugurato dalla Average White Band. Prodotto da Keith Olsen per la piccola label inglese Anchor Records distribuita dalla ABC, che tra l'altro aveva in catalogo un altro formidabile gruppo blue eyed soul come gli Ace di Paul Carrack, in questo album troviamo alcuni membri dei Kokomo (il sassofonista Mel Collins, i coristi Frank Collins e Paddie McHugh) con archi arrangiati da Paul Buckmaster. Sono undici tracce pervase da u

Eric Andersen – Be True To You (1975, Arista)

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Dopo il grande successo di “ Blue River “, nel 1973 l’artista di Pittsburgh registrò a Nashville un album intitolato “ Stages “. Erano nove canzoni prodotte come per il precedente disco da Norman Putman con cameo di Joan Baez e Leon Russell . Andersen era carico di giovanile determinazione e la sua musica non conosceva l’affronto d’una qualsiasi mediazione compromissoria. Aveva registrato un capolavoro superiore a Blue River e pareva avesse la vittoria già in pugno. Ma la storia cambiò di colpo perché misteriosamente da Nashville a New York i nastri andarono perduti. L’artista accusò il colpo, si separò dalla Columbia e firmò un contratto con la Arista di Clive Davis con la quale incise tra il 1974 e il 1976 due dischi : Be True To You e Sweet Surprise. Davis cercò di valorizzare al meglio le doti di Andersen mettendo a disposizione produttori competenti (Tom Sellers e John Florez) , numerosi musicisti del giro losangelino come Tom Scott , Ernie Watts, John Guerin, Russ Ku

Ray Parker Jr. – After Dark (1987, Geffen)

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Apprezzabile metamorfosi A.O.R. per Ray Parker Jr. e quintessenza raffinata del pop-soul. Il musicista di Detroit passa alla Geffen , dopo otto anni con la Arista e una buona carriera di hit maker soul-disco iniziata prima con i suoi Raydio (You Can't Change That, Jack and Jill), quindi da solista (A Woman Needs Love, Two Places at the Same Time) fino al tormentone di Ghostbusters, tema dell’omonimo film. I due precedenti lavori (Woman Out of Control e Sex and the Single Man) erano stati trascurabili episodi dove l’artista si perdeva tra spinte elettroniche e involontarie autocitazioni. Con questo After Dark riesce ad offrire un linguaggio di alto intrattenimento leggero, di difficile ma affascinate gestione con una astuta mediazione tra adult pop e soul. Un sound sofisticato che imprime il marchio della maturità pop. Suoni curatissimi, sessionmen brillanti (Greg Phillinganes, Jeff Porcaro, Robbie Buchanan, Larry Williams, David Boruff, Neil Stubenhaus, etc.) e canzoni d

Greg Guidry - Private Session (2000, Cool Sound)

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Raccolta di canzoni inedite realizzate nei primi anni Ottanta, alcune delle quella dovevano far parte del secondo disco per la Columbia, dopo Over The Line, e  mai pubblicato. Grazie alla Cool Sound giapponese Greg Guidry pubblicò questi brani tenuti nel cassetto per un’operazione di recupero che ricorda un po’ il famoso Song in the Attic di Billy Joel, solo che lì erano versioni live di brani editi e dimenticati. Private Session risulta un ottimo raccoglitore di idee e nuovi propositi di quella connection westcoast pop purtroppo in via d’estinzione. Guidry era un autore che coltivava con cura il blue eyed soul e l’A.O.R. e queste canzoni d’annata ne sono la testimonianza. Brani come I Got This Thing, I Believe, I Get High e Say When hanno lo spessore qualitativo del suo capolavoro d’esordio. Altre tracce convincenti sono You're Good To Me, incisa in origine dagli Exile nel 1980 e Suspicious Heart , pezzo co-scritto con Keith Thomas  interpretato da quest’ultimo nel 1986

Phyllis Hyman - Can't We Fall In Love Again (1981, Arista)

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Una grande  e sfortunata signora del soul. Phyllis Linda Hyman era nata a Pittsburgh, ma si fece conoscere nei primi anni Settanta a New York cantando nei club e partecipando come corista nell’album Premonition di Jon Lucien. Fu subito notata da Norman Connors che la invitò come cantante nel suo album You Are My Starship (1976). A Los Angeles incide l’anno dopo il suo debutto con l’omonimo album per la Buddah e collabora nei dischi di Chuck Mangione e Pharoah Sanders. Nel frattempo la Buddha viene rilevata dalla Arista Records e l’artista pubblica con questa etichetta una serie di lavori di raffinato pop-soul e disco che emersero prepotentemente dalla marea di produzioni soul-dance del tempo, specialmente con You Know How To Love Me (1979) affianco di James Mtume e Reggie Lucas e questo Can't We Fall In Love Again (1981) quasi interamente prodotto da Norman Connors con Chuck Jackson in tre tracce. L’album ha un tessuto musicale ricchissimo orchestrato da arrangiatori quali Mck

Sparks – Introducing Sparks (1977, Columbia)

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Il gruppo originale si chiamava Hafnelson, il produttore Todd Rundgren lo cambiò in Sparks. I leader erano i fratelli Ron e Russell Mael e con loro c’era nell’organico il chitarrista Earle Mankey che poi ritroveremo come uno dei più importanti produttori delle band new vawe californiane. I primi due album era dei gioielli sotterranei, ma nessuno vi fece caso. Così i fratelli Mael sciolsero la band, partirono per l’Inghilterra e ricostituirono lì gli Sparks con altri musicisti. Nel 1974 pubblicarono Kimono My House inserendosi in quella corrente elettrica e futuristica che allora faceva capo a David Bowie e ai Roxy Music. Un disco straordinario che cambiò la faccia del pop-rock anticipando gran parte delle correnti after punk. Una miscela fatta di pop surrealista, rock elettrico e vellutato ed  una canzone epocale intitolata This Town Ain’t Big Enough For Both Of Us. Seguirono altri capolavori  sempre con elementi cabarettistici ed elettrici come Propaganda, Indiscreet, elaborando

Greg Phillinganes – Pulse (1984, Planet)

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Secondo ed ultimo album solista del tastierista Greg Phillinganes a tre anni da Significant Gaines e più pop rispetto al precedente dove il tastierista si avventurava in territori funky e fusion. Un album incisivo e ben costruito a partire da Behind The Mask rilasciato anche come singolo. E’ un brano del 1978 della Yellow Magic Orchestra di Ryuichi Sakamoto. Questo pezzo fu scelto da Quincy Jones e fatto ascoltare a Michael Jackson per le session di Thriller che aggiunse una linea melodica e delle liriche a quelle originariamente scritte da Chris Mosdell. Per questioni relative ai diritti d’autore tra Sakamoto, Mosdell e Jackson, la canzone rimase inedita per 25 e pubblicata soltanto nel 2011 nell’album postumo (Michael). Questa versione è un trascinante tecno-funk con tanto di vocoder (Michael Boddicker) dove Jackson, senza essere accreditato, cura gli arrangiamenti vocali ed è nel coro insieme a Richard Page. Ci fu anche una versione di Eric Clapton nel 1986. Gran parte del lavor

Peter Allen – Taught by Experts (1976, A&M)

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Nato nel 1944 a Tenterfield, nel nuovo Galles del Sud, Australia, Peter Richard Woolnough è stato un enfant prodige. Aveva imparato a suonare il pianoforte all’età di quattro anni con le musiche di Fats Waller e dei compositori di Tin Pan Alley per poi esibirsi nei pub del New England. Alla fine degli anni Cinquanta , ispirandosi agli Everly Brothers, forma con il chitarrista Chris Bell un duo chiamato Allen Brothers con cui pubblicherà qualche tempo dopo My Secret che diventò un hit in Australia. Verso la primavera del 1964, durante un tour ne Sud Est Asiatico, i due furono notati in un albergo di Hong Kong da Mark Herron, marito di Judy Garland, che li presentò alla cantante. La Garland rimase colpita specialmente dalle straordinarie doti di pianista, cantante, ballerino ed attore di Peter Allen ed ingaggiò entrambi per dei concerti a Londra e New York. Alla fine del 1964 gli Allen Brothers debuttarono negli Stati Uniti, precisamente a Miami, per poi trasferirsi a New York.

Glen Campbell – Bloodline (1976, Capitol)

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Uno dei personaggi fondamentali della musica pop americana. Glen Campbell ha una discografia solista sterminata iniziata nel 1962, divisa tra country tradizionale e canzone d’autore. Chitarrista, banjoista, bassista e cantante, Campbell  diventò ben presto uno dei musicisti di studio più richiesti di Los Angeles. Ai leggendari Goldstar Studios di Stan Ross il musicista collaborò con tutti i più grandi, da Elvis Presley a Frank Sinatra, Dean Martin e Johnny Cash, Rick Nelson e Bobby Darin. Nel suo curriculum c'è un'esperienza nei Champs, gruppo strumentale conosciuto soprattutto per l’one-hit wonder Tequila, quindi per alcuni mesi del 1965 il bassista dei Beach Boys in un tour rifiutando poi di entrarne a far parte stabile. Ma l’artista venuto dall’Arkansas, settimo di undici figli, costruì la sua fortuna nella seconda metà degli anni Sessanta quando la musica country cominciò ad integrarsi definitivamente con quella pop. Lui ne fu uno degli alfieri di questa rinascita. La s

Ephraim Lewis – Skin (1992, Elektra)

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Uno dei migliori dischi soul degli anni Novanta. Inglese di Wolverhampton , Ephraim Lewis introdusse con questo unico album il mistero del neo-soul tra gli spartiti del pop e del r&b, portando agitazione nel regno dell’agitazione per eccellenza. Anche se decisamente giovane, Lewis dimostrò un grande spirito d’iniziativa, ampia cultura musicale e ottima conoscenza dei meccanismi che regolano la nascita di una canzone. Skin è un album di soul stratificato, esaltato dalla produzione rarefatta del team  Bacon & Quarmby , i due ex Comsat Angels che troveremo con Finley Quaye , Del Amitri , Audioweb e Lighthouse Family .  Brani tutti rigorosamente ispirati a tratti fantastici come i due singoli Drowning in Your Eyes e It Can’t Be Forever e le melodie che sostengono le magnifiche Sad Song e Summer Lightning . Un esordio bellissimo dotato di certi appunti che siamo oggi abituati ad associare alla musica di Seal o di Eric Benét .   Lewis scomparve agli occhi del mondo in

Adrian Gurvitz - Sweet Vendetta (1979, Jet)

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Gli esordi artistici del songwriter inglese Adrian Gurvitz risalgono alla fine degli anni Sessanta quando insieme a suo fratello Paul (il loro cognome fu modificato nel più semplice Curtis ) e al batterista Louie Farrell forma i  Gun , gruppo di hard-rock che ricosse nel 1968 un grande successo con il brano Race with the Devil e  i due dischi culto Gun (1968) e Gunsight (1969). Chitarrista dotato di grande tecnica,  Gurvitz viene chiamato , dopo la morte di Jimi Hendrix, dal leggendario Buddy Miles con il  quale incide nel 1973 Chapter VII , una pietra miliare del funky-rock , suonando poi con la Buddy Miles Express in lunghi tour americani. A distanza di due anni il musicista torna in Inghilterra e forma sempre con il fratello Paul (basso) e Tony Newman (batteria)  i Three Man Army , trio di rock-blues che dopo due ottimi album si scioglie nel 1973 per questioni manageriali. L’anno seguente i due fratelli fondano con l’ex batterista dei Cream Ginger Baker la Baker Gur

Keith Washington - Make Time For Love (Qwest, 1991)

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Nel 1991 un giovane artista, azzimato e di bella presenza, di nome Keith Washington fa il suo ingresso nel mondo delle 7 note. Dopo alcune esperienze da corista per artisti come i Jacksons e Miki Howard, viene notato da Quincy Jones che lo scrittura alla sua etichetta, la Qwest Records e gli fa incidere il suo album d’esordio intitolato “Make Time For Love”. Keith propone un r&b adulto e di gran classe vagamente jazzy con brani che raccontano le gioie e i tormenti della passione amorosa. Basta ascoltare la latineggiante All Night per rendersi conto della classe di questo interprete oppure il suo cavallo di battaglia, Kissing You , dall’intro suggestivo con piano ed archi e interpretata con interpretazione sofferta . Non sono da meno brani come l’intensa Are You Still In Love With Me oppure When It Comes To You e Closer , quest’ultima impreziosita dalle note jazzy del sax di Gerald Albright. Da segnalare nel disco la presenza di produttori come Jon Nettlesbey, Terry Coffey e

Spinners – Spinners ( 1973, Atlantic)

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Hanno rappresentato l’ideale della coesistenza tra il Detroit sound , dalle cui scuderie provenivano, ed il nuovo soul orchestrale di Philadelphia . Questo gruppo vocale si forma a Detroit , nel 1955. Si facevano chiamare The Domingoes , poi il nome fu cambiato prima in Spinners , quindi  è stato aggiunto Detroit per non confonderli con un gruppo folk che portava lo stesso nome. Inizialmente la formazione comprendeva Henry Fambrough , Robert “Bobbie” Smith , Billy Henderson , Pervis Jackson , George Dixon e sotto l’egida dell’ex cantante dei Moonglows Harvey Fuqua , il quintetto esordì nel 1961 per la Tri-Phi Records con la canzone That’s What Girls Are Made For dove cantava anche Fuqua. Nel 1962 il gruppo cambiò altre due volte il nome in Harvey & The Spinners, quindi in Bobby Smith and The Spinners per poi tornare definitivamente con il semplice The Spinners . Quell’anno entrarono stabilmente nella Motown per la quale incisero buoni successi come I’ll Always Love You

Ali Thomson - Deception Is An Art (1981, A&M)

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Ali Thomson è il fratello minore di Doug , il bassista dei Supertramp . Songwriter di talento e polistrumentista (tastiere, chitarra, percussioni), balzò alla cronache nel 1980 con il singolo Take a Little Rhythm che raggiunse sorprendentemente il 15° posto nella classifiche di Billborad .  Una carriera iniziata verso la metà degli anni Settanta, quando il giovanissimo Thomson   da Glasgow si trasferisce a Londra per tentare una chance come autore e strumentista per alcune piccole etichette indipendenti. Il fratello Doug gli procurò un provino per la A&M e se andò a Los Angeles dove incise l’album Take a Little Rhythm . Il successo del singolo omonimo gli permise di replicare l’anno dopo con questo Deception Is an Art registrato ai famosi studi Caribou Ranch di James William Guercio nel Colorado . Prodotto da  Thomson insieme a Jon Kelly ( Kate Bush , Chris Rea ), il lavoro è decisamente più raffinato rispetto al primo. Il disco si apre con Safe And Warm , esempio a

Marvin Gaye – I Want You ( 1976, Motown )

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Musica che scandaglia i bassifondi della passione, che punta sull’istinto. Con questo lavoro Marvin Gaye stabilì un nuovo parametro di eccellenza per quanto riguarda il versante più morbido e sensuale della musica nera. L’artefice principale del progetto fu Leon Ware, uno degli autori di punta emergenti della Motown ,  il quale stava lavorando ad un progetto insieme ad  Arthur “T-Boy” Ross , fratello di Diana . Ross aveva pronti tre demo, Ware ne  realizzò un altro intitolato I Want You che fu subito inserito nella track-list .  Berry Gordy ascoltò questa canzone, ne rimase molto colpito e la propose a Marvin Gaye . Nel frattempo Ware aveva terminato le registrazioni per il suo nuovo disco solista. Erano dieci brani  già finiti e completamente orchestrati con un paio di duetti insieme a Minnie Riperton, ma Gordy ne bloccò la   pubblicazione. Intanto Marvin a quel tempo era in una stasi creativa che durava da quasi tre anni, ovvero subito dopo il grande successo di Let’s Get It

Ralph Mc.Tell - At The End Of a Perfect Day (1985, Telstar)

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Dopo due album di canzoni per bambini, episodi a parte della sua discografia, Ralph McTell pubblica questa raccolta sottotitolata “sedici canzoni di amore e di amicizia” in cui il foksinger inglese interpreta classici del pop e cinque sue composizioni riarrangiate ed aggiornate. Anche se in effetti  la raccolta fu una dichiarata operazione commerciale da parte della casa discografica l’album è un bel biglietto da visita per far conoscere al grande pubblico uno dei fondamentali rinnovatori della tradizione popolare inglese e riscoprirne i lavori, l’importanza di questo musicista coerente e rigoroso. Così rigoroso con la sua musica e con e stesso che quando il suo manager propose il progetto, ci fu all’inizio diffidenza da parte di McTell, ma alla fine capì che quell'offerta della Telstar era un’occasione unica per rinunciare. La Telstar infatti era un’ etichetta specializzata in compilation di artisti molto noti e supportata da lanci pubblicitari in grande stile, specialmente te

Cory Wells – Touch Me (1978, A&M)

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Finita l’esperienza del collettivo Three Dog Night , gruppo di cui era stato il fondatore, Cory Wells (vero nome Emil Lewandowski )  realizza dopo due anni il suo primo album solista egregiamente bilanciato tra A.O.R. e blue eyed soul di ottima fattura. E’ un disco che si iscrive idealmente in quel pop semi-rivoluzionario che stava prendendo forma nei lavori di Gino Vannelli e Boz Scaggs, esaltato dalla voce blues molto ispirata di Wells   e da tutti quegli  abili turnisti pagati per avere un cuore in sala di registrazione come Jay Graydon , Dean Parks , Steve Lukather , David Foster , Bill Champlin , Jay Gruska , Chuck Findley . Touch Me condensa in scala “bignami” questi precetti grazie soprattutto a David Foster e Jay Graydon. Il primo con un grande lavoro al piano e al Fender Rhodes, capace di costruire bellissime modulazioni e cambi di tono nelle ballate come le magnifiche Throw A Little Bit Of Love My Way , brano poi ripreso nel 1981 da Stevie Woods,  ed Everythings R