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Visualizzazione dei post da luglio, 2011

Paul Chambers - Whims Of Chambers (Blue Note, 1956)

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Paul Chambers è stato per un decennio ('55-'65) il pilastro della sezione ritmica dei gruppi di Miles Davis e John Coltrane. "Mr P.C.", come lo aveva soprannominato "Trane", è stato uno dei solisti di contrabasso più inventivi dopo Jimmy Blanton, dotato di grande tecnica, eleganza e profondo senso del blues, è stato un vero virtuoso dello strumento. Ha suonato in decine di session di alto livello tra cui;  Tenor Madness con Sonny Rollins,   Brilliant Corners con Thelonious Monk e  Introducing Kenny Burrel con   Kenny Burrel, durante l'esperienza davisiana incide alcuni dischi a suo nome come questo ottimo "Whims Of Chambers" , un magistrale album di hard bop, che si avvale della presenza di solisti del calibro di, John Coltrane, Donald Byrd, Kenny Burrell, Horace Silver e Philly Joe Jones. Muore prematuramente a soli trentatré anni consumato dall'alcol e dalla droga, lasciando comunque un segno permanente nella storia del proprio st

Dexter Gordon - One Flight Up (1964, Blue Note)

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Dopo il successo di “Our Man In Paris” con Bud Powell (pianoforte), Pierre Michelot (basso) e Kenny Clarke (batteria), Dexter Gordon, dall'esilio parigino, incide un altro eccellente album "One Flight Up". Per l'occasione recluta Donald Byrd (tromba) Kenny Drew (piano) Art Taylor (batteria) e il giovane contrabbassista danese Niels-Henning Ørsted Pedersen (18 anni), conosciuto semplicemente come NHØP . Tra le  quattro splendide tracce che compongono l'album, spicca tra tutte la bellissima Tanya, una composizione del trombettista Donald Byrd. Tanya Personnel: Donald Byrd (trumpet) Dexter Gordon (tenor sax) Kenny Drew (Piano) Niels-Henning Orsted Pedersen (bass) Art Taylor (drums) Tracks: Tanya, Coppin’ The Haven, Darn That Dream, Kong Neptune Spoiler : http://rapidshare.com/files/75371664/861-2.part1.rar http://rapidshare.com/files/75362884/861-2.part2.rar

Michael Ruff – Once In A Lifetime (1984, Warner Bros.)

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Cantante, autore e ottimo tastierista, Michael Ruff nasce a Salt Lake City (Utah), trascorre la sua giovinezza tra Boston e Manchester (Connecticut) pe proi trasferirsi prima a New York dove lavora insieme al cantautore Randy Vanwarmer, poi a Los Angeles dove , poco più che ventenne, inizia una carriera da sessioman in studio con i Beckmeier Brothers e in tour con Karla Bonoff per poi diventare direttore musicale di Rickie Lee Jones per il suo “ Pirates Tour “, per Chaka Khan e David Sanborn. Un lavoro di strumentista che lo porterà in seguito a suonare sul palco a fianco di nomi come Lionel Richie, Al Jarreau, Laura Branigan, i Winas, Gerald Albright, John Lee Hooker, Jose Feliciano. Come autore invece, possiamo rintracciarlo nei dischi di Huey Lewis, Bonnie Raitt, Vonda Shepard e tanti altri ancora. Breand Russell, con la quale aveva inciso alcuni demo, lo introdusse alla corte di Tommy LiPuma e di conseguenza un contratto con la Warner che fruttò questo esordio in grande stile. Il

Joe Henderson - Page One (1963, Prestige)

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Dopo aver studiato al Kentucky State College e alla Wayne State University, il sassofonista Joe Henderson iniziato a suonare a Detroit prima di iniziare la sua collaborazione con Jack McDuff e successivamente Kenny Dorham. Proprio il trombettista veterano del bop ha introdotto Henderson negli studi dell’etichetta Blue Note. Henderson è poi apparso su molte registrazioni della Blue Note, sia come leader che come sidemen, nel biennio 1964-1966 ha lavorato con il quintetto di Horace Silver e in quello 1969-1970 con Herbie Hancock. Fin dall'inizio della sua carriera Henderson si è caratterizzato per il suo suono molto particolare e per il suo stile che, pur influenzato da Sonny Rollins e John Coltrane, era estremamente personale e riconoscibile. In questa registrazione del 1963 (la prima come leader) lo troviamo accompagnato da Butch Warren, Pete La Roca, Kenny Dorham e McCoy Tyner, dei sei brani in programma, quattro sono firmati dal leader (tra cui spicca Jinrikisha ), i restanti

Rod Stewart – A Night At The Town (1976, Warner Bros.)

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Riportato in classifica dal planetario successo di “ Atlantic Crossing “ , Rod Stewart replica con un altro grande album che ne ricalca i passaggi in fase concettuale e nella stesura dei brani con una prima parte lenta e una parte veloce , suggerimento dato a Rod dalla sua fiamma dell’epoca, l’attrice Britt Ekland. Questo settimo album solista, il secondo per la Warner è prodotto come il precedente da Tom Dowd, si presenta con una magnifica copertina del capolavoro impressionista “ Bal Du Moulin De La Galette “ di Renoir con Stewart inserito al centro in costume d’epoca. “ A Night At The Town “ è un album tirato a lucido come non mai , gli arrangiamenti di Arif Mardin e Mike Lewis, la sezione fiati dei Tower Of Power, ospiti illustri come Joe Walsh e David Lindley, specialisti r&b come Steve Cropper , Donald "Duck" Dunn, Barry Beckett, Roger Hawkins e quelli pop tra cui David Foster, Willie Weeks, Andy Newmark.  Stewart si dimostra un artista libero nel senso più ver

Elkie Brooks – Pearls (1981, A&M)

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Elaine Bookbinder in arte Elkie Brooks è una delle migliori cantanti inglesi di sempre. Quando uscì questo dsico aveva già  inciso tre dischi con i Vinegar Joe e quattro sotto proprio nome. Il suo amore per il blues, le sue collaborazioni con i leggendari Leiber e Stoller la indirizzarono sempre di più verso un sofisticato soul. La produzione di questo fortunato album viene affidata per i tre quarti a Gus Dudgeon (Elton John) da cui vengono estratti ben cinque singoli tutti di altissimo livello dove la voce bluesy dell'artista trasmuta in un clima pop-soul aristocratico di qualità altrettanto consistente donando al lavoro affascinanti equilibri di atmosfere dovute alla varietà stilistica delle composizioni. C'è il pop rivisitato con lirismo di Superstar  (Carpenters), Fool If You Think It's Over (Chris Rea) e   If You Leave Me Now   (Chicago), la moderna torch songs delle struggenti Don't Cry Out Loud  (Peter Allen) e  Lilac Wine  (Nina Simone) prodotta dal geniale M

Ella Fitzgerald e Louis Armstrong - Ella & Louis (1957, Verve)

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La carriera di Louis Armstrong è iniziata quasi 15 anni prima di Ella Fitzgerald. Louis è stato uno dei primi idoli musicali di Ella, che nelle fasi iniziali della sua carriera spesso eseguiva una canzone del suo repertorio (di solito "Basin Street Blues") imitando la voce di Louis. Questa abitudine - che può essere ascoltata e vista in diverse performance dal vivo di Ella - era un suo scherzoso omaggio a Louis. Anche se hanno registrato alcuni brani insieme nel corso degli anni Quaranta, le loro collaborazioni più importanti e significative sono state realizzate tra il 1956 e il 1957. In quegli anni infatti Ella Fitzgerald e Louis Armstrong hanno registrato gli album memorabili “Ella & Louis” (qui proposto), il suo sequel “Ella & Louis Again” e la selezione di brani tratti dall’opera Porgy & Bess di George Gershwin. Mentre l'ultimo album vede l’utilizzo di una grande orchestra diretta da Russell Garcia, i primi due sono stati realizzati con piccole band for

Chris Montan - Any Minute Now (1980, 20th Century-Fox)

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Un album di pop cantautorale che non invecchia mai, da mettere in mezzo ai dischi migliori di Stephen Bishop e James Taylor. All’inizio degli anni Ottanta, dopo aver piazzato un bel brano per il gruppo delle Hot (If You're A Friend), il songwriter Christopher D. Montan si fece notare come corista nei dischi di Juice Newton , Michael Martin Murphey e Michael Johnson. Questo “ Any Minute Now “ è l’unico documento musicale a suo nome. Uno spaccato del miglior A.O.R. di quel tempo in cui l’artista riesce ad abbinare a meraviglia sapienza pop e sensibilità folk . Tutte le canzoni incluse possiedono una grazia contagiosa che raggiunge i vertici con “ All Night With Me “ ripresa lo stesso danno da Maxine Nightingale e da Laura Branigan nel 1982, il singolo “ Let's Pick It Up (Where We Left Off) “ dove troviamo all’armonica Norton Buffalo, il duetto con Lauren Wood “ Is This The Way Of Love “, e due classici del genere come “ Doesn't Mean Much To Me “ e “ Intentions “. Con lu

Simply Red - Picture Book (1985, Elektra)

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Mick Hucknall da Manchester , autore, cantante , leader e unico possessore del marchio Simply Red, con questo esordio, prodotto egregiamente da Stewart Levine, getta le premesse per una carriera di soulman che gioca col passato senza rinunciare a misurarsi con il flusso delle nuove idee. Una line-up formata dal batterista Chris Joyce, il chitarrista Sylvan, il bassista Tony Bowers, Tim Kellet alla tromba e Fritz McIntyre alle tastiere, tutti ottimi musicisti che assecondano l’umore di Hucknall e le sue forti sollecitazioni narcisistiche. Nasce così un nuovo e felice intrigo musicale che punta dritto al sentimento. L’ottimismo dell’up-tempo “Money Too Tight (To Mention)“ , ripresa efficacissima di un brano dei Valentine Brothers pubblicato l’anno prima , la commovente “ Holding Back The Tears “ e il pop-gospel di “ Jericho “ sono le punte creative di questo lavoro. Ma ci sono almeno altri tre grandi brani che si lasciano ammirare in scioltezza : la cover raffinata di “ Heaven “ dei

Sonny Rollins Quartet - Tenor Madness (1956, Prestige)

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Tenor Madness rappresenta l’incontro tra i due jazzisti che più di tutti hanno dato forma al suono moderno del sax tenore. Il fatto che Coltrane e Rollins abbiamo registrato insieme solo una volta (solo sulla traccia che dà il nome all’album) dà a questo incontro un’importanza storica ancora maggiore. Rollins e Coltrane avevano già incrociato le loro strade e suonato sullo stesso palco in un paio di occasioni, inoltre entrambi avevano poi fatto parte di gruppi guidati da Miles Davis ed entrambi avevano sviluppato una voce personalissima sul loro strumento, ispirandosi a vicenda. Tuttavia nel 1956, quando ha avuto luogo la registrazione di Tenor Madness, Rollins era già sulla strada per diventare un grande nome, mentre Trane era ancora in gran parte un sideman. In effetti, questa registrazione prevedeva esclusivamente Rollins in un quartetto formato dalla sezione ritmica di Miles Davis di quel periodo. Coltrane è venuto in studio come ospite, armato con il suo sassofono. Dopo quell’

Beatles – White Album (1968, Apple/Emi)

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Meglio conosciuto come "White Album" per la copertina completamente bianca ideata da Richard Hamilton, questo decimo capitolo dei Beatles, oltre ad essere uno dei primi album doppi della storia, è anche l’opera più assemblata ed incoerente del quartetto, ma di enorme valore lirico e sperimentale. Sono trenta brani, la maggior parte scritti durante il viaggio che i Fab Four e compagnia fecero in India, dove si " isolarono " per un periodo di meditazione scossi dalla morte di Brian Epstein. Soggiorno che si rivelò poi una delusione. Quello che doveva essere una fuga dal mondo per ritrovarsi spiritualmente sarà invece l’inizio delle prime insofferenze tra di loro a tal punto che Lennon e McCartney cominciano a scrivere di nascosto le loro canzoni. Rientrati in Inghilterra i Beatles cercano artisti da promuovere per la loro nuova casa discografica Apple e lavorano al nuovo album che si sarebbe dovuto intitolare A Doll’s House , ma furono preceduti dai Family che e

Cannonball Adderley - Somethin' Else (1958, Blue Note)

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"Tornato a New York, Cannonball, che aveva firmato un accordo per fare un disco, mi ha chiesto di suonare con lui in quella sessione e io l'ho fatto come un favore. Il disco si chiamava "Something Else" ed era molto bello". Così parla Miles Davis di "Something Else" nella sua autobiografia. Anche se al momento della sua pubblicazione fu considerato un'ordinaria sessione di registrazione di jazzisti professionisti, la popolarità di questo album è cresciuta negli anni fino ad essere considerato, da critici e appassionati, uno dei migliori album jazz di sempre, al fianco di capolavori assoluti come "A Love Supreme" e "Kind of Blue". Nel periodo in cui ha registrato "Somethin' Else", Cannonball Adderley aveva già inciso numerosi dischi a proprio nome con il suo quintetto ed era membro del sestetto di Miles Davis, al fianco del pianista Bill Evans, del bassista Paul Chambers e del batterista Jimmy Cobb. In "Som

Dan Seals – Stones (1980, Atlantic)

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Il primo disco solista di Dan Seals , l’altra metà del duo con John Ford Coley e fratello di Jim dell’altro famoso duo Seals & Crofts. I due , dopo l’uscita della colonna sonora “ Just Tell Me You Love Me “, presero strade diverse. Coley lavorò con le vocalist Kelly e Leslie Bulkin pubblicando  l’album " Leslie, Kelly & John Ford Coley ", mentre Seals si affidò nuovamente al produttore Kyle Lehning, artefice dei successi della coppia ( I'd really love to see you tonight, Nights are forever without you, Love is the answer, We'll never have to say goodbye again ). In questo esordio solista c’è una grande padronanza dell’aspetto più sentimentale della musica A.O.R. californiana che è anche quello più difficile da esprimere. Una magnifica canzone come “ Stones ( Dig A Little Deeper) “ scritta da Dave Loggins lo dimostra egregiamente, con quell’andamento lento che prende poi quota fino a trasformarsi in un sound epico sottolineato dalle tastiere e dalla chitarr

Ahmad Jamal – Rossiter Road (1986, Atlantic)

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La sofisticata ricercatezza del suo stile congiunta ad una caratura tecnica eccezionale, è sempre stato il carattere distintivo della sua favolosa produzione fin dai suoi esordi nei primi anni Cinquanta. Anche se Ahmad Jamal ha sempre preferito la formula del trio, in questo disco allarga alle percussioni il quarto elemento. Qui Jamal siede al pianoforte Steinway ed accompagnarlo ci sono ottimi musicisti duttili e creativi come il fido James Cammack al basso, quindi Herlin Riley alla batteria e Manola Badrena alle percussioni. E’ un lavoro dove si incontrano atmosfere di incantevole fusion e struggente malinconia jazz. Spontaneo, vero, realizzato con quella passione artigianale che spesso sembra non trovare posto nella musica contemporanea, “ Rossiter Road “ è un ritratto perfettamente riuscito di un musicista in grado di raggiungere quindi di trasmettere l’essenza e il feeling della sua musica. In grande evidenza la sezione ritmica potenziata dalle percussioni per creare una

Bill Evans Trio - Portrait In Jazz (1959, Riverside)

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"Portrait in Jazz" rappresenta il terzo lavoro di Bill Evans come leader, dopo "New Jazz Conceptions" (1956) e "Everybody Digs Bill Evans" (1958), e a differenza dei suoi precedenti album non presenta brani per pianoforte solo, ma solo registrazioni in trio. "Portrait in Jazz" è stato anche il primo album di Evans con il talentuoso contrabbassista Scott LaFaro (entrambi avevano suonato nell'album di Tony Scott "Sung Heroes" registrato nel mese di ottobre del 1959, ma avevano suonato in tracce separate). La collaborazione di Evans con LaFaro avrebbe raggiunto il suo apice con le loro registrazioni al Village Vanguard del giugno 1961. Purtroppo LaFaro sarebbe morto in un incidente stradale poco dopo (il 6 luglio 1961), all'età di soli 25 anni (Evans fu così scioccato dalla morte del suo bassista che aspettò a lungo prima di formare un nuovo trio). In questo album il repertorio è costituito fondamentalmente da standard a cui s

Bobby Caldwell – Perfect Island Nights (2005, Victor Japan)

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Dopo i due dischi di jazz vocale “Blue Condition“ e “Come Rain Or Come Shine“,  ecco di nuovo Bobby Caldwell alle prese con la musica rilassata del “benessere“ californiano adatta a sonorizzare le spiagge di Santa Barbara o di Ventura, lavorata ed addolcita con sentimenti smooth jazz . Quindi abito nuovo per una vecchia cerimonia cucito alla perfezione da questo grande sarto che modella senza difficoltà canzoni di indubbio fascino per la gioia di nostalgici e nuovi adepti del sound A.O.R. C’è grande utilizzo di chitarre così distensive nelle abituali atmosfere jazzy che tracciano il percorso sonoro di questo album. Caldwell descrive le tinte dell’amore che vanno dalla passione in su e prova un piacere micidiale a cantare il pop-soul di “In The Afterlife“ e “Perfect Island Night“ scritta da Phil Perry. A rigenerare due grandi canzoni come“Our Day Will Come“, classico degli anni Sessanta e “Where Is The Love“ che fu un duetto suadente tra Roberta Flack e Donny Hathaway , qui ripropos

John Coltrane – Expression (1967, GRP)

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Dal 1966 l’attività concertistica e in studio di Trane si è molto affievolita: sta male e, secondo le testimonianze, parla sempre più spesso della propria morte come prossima. Inoltre la sua diffidenza verso i medici e – forse – la sua adesione alle filosofie orientali lo portano ad accettare la fine incombente con un senso di rassegnazione verso il destino. Questa nuova sensibilità si ripercuote anche sulla sua musica che – anche in virtù del continuo processo di evoluzione che non si è mai sopito - assume un altro aspetto: senza rinnegarne la matrice free, Coltrane conduce il suo sax verso una dimensione ancora ignota dove abbandona gran parte della sua esuberanza selvaggia per tornare a concentrarsi sull’intensità speculativa. Un buon esempio di tutto questo lo si può trovare in questo Expression – ultima registrazione in studio del saxofonista – nel quale è particolarmente evidente questo processo di ripensamento. Il famoso “classic quartet” è oramai un ricordo: resta il contrab

John Coltrane – Meditations (1965, GRP)

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Dopo l’esperienza di Ascension la musica di Coltrane non è più la stessa: l’aver abbracciato il free, ennesimo passo avanti nel suo percorso esplorativo, gli ha fatto piovere contro molte critiche, ma personalmente gli ha aperto delle dimensioni inesplorate che comportano spesso un alto contenuto d’inquietudine, come è facile riscontrare tra le ultime opere del saxofonista di Hamlet tra le quali Meditations occupa un posto particolarmente significativo. Coltrane con il quartetto aveva inciso la suite Meditations nel settembre 1965 ma non ne era rimasto soddisfatto, così ritorna in studio un paio di mesi dopo e la reincide aggiungendo il sax tenore di Pharoah Sanders e la seconda batteria di Rashied Ali, presenze che comportano un notevole ispessimento delle trame sonore. La partenza è subito deflagrante: The Father and the Son and the Holy Ghost è un muro sonoro invalicabile con le due batterie che forniscono un tappeto percussivo su cui i due saxofoni lanciano grida paurose; non ci

John Coltrane - Ascension (1965, Impulse!)

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"Ascension" è il disco della svolta definitiva, Coltrane abbraccia completamente gli stilemi del free jazz e per l'occasione riunisce attorno al suo storico quartetto (McCoy Tyner, Elvin Jones, Jimmy Garrison), alcuni dei musicisti più importanti dell'avanguardia jazz (Eric Dolphy, Freddie Hubbard, Archie Shepp, Pharoah Sanders, Marion Brown, John Tchicai e altri). Ha scritto Arrigo Polillo: "Come aveva già fatto Coleman per Free Jazz, egli [Coltrane, N.d.R.] concepì la sua opera-esecuzione-rito come una serie di assoli liberamente improvvisati, raccordati fra loro da passaggi d'assieme preordinati; questi ultimi sono basati su accordi, però opzionali, mentre altre parti sono atonali. La giustapposizione di idee tonali a passaggi atonali, le sovrapposizioni di brandelli melodici a uno sfondo informale, magmatico, ribollente, la grande tensione dei gridanti assoli e il contrasto di questi con la polifonia collettiva, e infine il tempo veloce concorrono a

Brecker Brothers – Detente (1980, Arista)

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I fratelli Brecker, il trombettista Randy e il tenorsassofonista Michael, sono stati dei veri musicisti a tutto campo. Una garanzia del jazz-rock per tanti anni, sia come musicisti di studio che come autori a proprio nome. I loro primi dischi sono una commistione di jazz, funky e rock ben ordinata con episodi immediati e trascinanti. Questo “ Detente “ è fusion in movimento con tentazioni soul-funky esemplificate perfettamente dalla splendida condizione dei due musicisti. Prodotto da George Duke è il penultimo dei sei album pubblicati per la Arista, ed indubbiamente uno migliori, dove accanto al duo ruotano gente di mestiere ed affidabilità come Jeff Mironov, Steve Gadd, Don Grolnick, Marcus Miller, David Spinozza, Ralph McDonald. La mano funky-soul di Duke è evidente , addirittura nei nei primi due brani “ You Ga (Ta Give It) “ con la voce da D.J. Rogers e “ Not Tonight “ interpretato da Carl Carwell ci sono agganci alla dance, mentre l’abilità decisamente jazz dei fratelli Brecker s

Oscar Peterson Trio - A Portrait Jazz di Frank Sinatra (1959, Verve)

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Con l'introduzione degli LP a metà degli anni Cinquanta, il produttore Norman Granz ha caratterizzato il mondo del jazz con album basati sul lavoro dei più famosi autori americani. I più celebri tra questi songbooks sono state le serie realizzate da Ella Fitzgerald cantando Rodgers & Hart, Gershwin, Porter, ecc. I songbooks, tuttavia, non erano limitati alle performance vocali. Una splendido esempio è dato da questo album, “A Jazz Portrait of Frank Sinatra” in cui Oscar Peterson, affiancato da Ray Brown al contrabbasso e Ed Thigpen alla batteria, rende omaggio a uno dei suo idoli più amati. You Make Me Feel So Young Personnel: Oscar Peterson: piano Ray Brown: bass Ed Thigpen: drums Tracklist 01. You Make Me Feel So Young 02. Come Dance With Me 03. Learnin The Blues 04. Witchcraft 05. The Tender Trap 06. Saturday Night (Is The Loneliest Night In The Week) 07. Just In Time 08. It Happened In Monterey 09. I Get A Kick Out Of You 10. All O