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Visualizzazione dei post con l'etichetta Beach Boys

Beach Boys - That's Why God Made the Radio (2012, Capitol)

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In occasione dei 50 anni di attività, i Beach Boy s tornano, a distanza di sedici anni, con un nuovo album, il trentesimo di studio. L’organico è formato da Brian Wilson (tastiere, voce), Mike Love (voce), Al Jardine (chitarra, voce), Bruce Johnston (basso, voce) e il redivivo David Marks (chitarra, voce), componente del gruppo nel 1963. Accompagnato da diffidenza e bollato a priori come mera operazione commerciale, questo album è invece un encomiabile sforzo artistico perché la forza melodica, le voci limpide , il songwriting delizioso di Wilson e soci , le loro inconfondibili architetture sonore , vengono espresse al meglio come non capitava dai tempi di Love You ( 1977). Il titolo è un omaggio alla radio e al suo ruolo divulgativo di formazione musicale per le generazioni cresciute tra gli anni ’50 e ‘70. Brian Wilson , assente da decenni dalla line-up ufficiale, produce insieme a Mike Love il lavoro e co-scrive 11 brani su 12 in collaborazione soprattutto con l’ar

Beach Boys – Friends (1968, Capitol)

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A risentirlo oggi e senza pregiudizi, Friends appare un album perfetto. Pop di grande sostanza e di grande confezione uscito soltanto nel momento sbagliato e per questo ignorato dal grande pubblico e dai fan dei Beach Boys . Per prima cosa fu pubblicato sei mesi dopo il doppio flop commerciale di Smiley Smile e Wild Honey , poi perché un disco così solare e disteso strideva in un contesto storico di enorme confusione sociale e politica. Erano quelli giorni bui, tristi. Giorni di tensioni. Erano passati due mesi dall’assassinio di Martin Luther King e  poche settimane da quello di Robert F. Kennedy . Poi c’erano state le dimostrazioni a Chicago e la vittoria alle primarie del futuro presidente Richard Nixon che si appellava alla cosiddetta maggioranza silenziosa degli americani, ovvero coloro che detestavano la controcultura hippie e le manifestazione contro la guerra in Vietnam . Friends è invece un album di grazia e di pace. Un dei più morbidi album del gruppo che suo

Beach Boys – Today! (1965, Capitol)

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L’album della maturità. Alla fine del 1965, Brian Wilson dovette lasciare l’attività concertistica per l’aggravarsi della sordità dell’orecchio destro, ma soprattutto  da un  forte esaurimento nervoso. Decise di dedicarsi solamente alla composizione e alla produzione. Il surf stava finendo, ma era proprio il surf  la chiave per aprire un’altra porta dove le canzoni pop potevano esser qualcos’altro: melodie che apparivano dal nulla, armonie frantumate, ma incredibilmente salde. Brian Wilson inizia a concepire l’idea della ricerca sonora continua, della sperimentazione inserita però in un contesto di musicalità già compiuta e con essa a far parte anche di quella gente tormentata, sentimentale, che solo la musica è riuscita in parte a salvare. I Beach Boys gettano con Today !   il  seme della canzone pop che va oltre, quello che è raro trovare e si passa la vita a cercare. Un disco amante della melodia pop ( She Knows Me Too Well ,  Please Let Me Wonder ) delle riflessioni ( When I G

Beach Boys - Smile (Millenium Edition) (1967, Capitol)

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In America un solo gruppo poteva competere con i Beatles in quanto a popolarità e sostanza pop, ed erano i Beach Boys. “ Pet Sounds “ era costato cinque  lunghi mesi di lavoro e il seguito  doveva essere un disco all'altezza per innovazioni e sperimentazioni armoniche. Brian Wilson mise tutto se stesso in questo “ Smile “, progetto tenuto nel cuore scritto con il giovane autore Van Dyke Parks, un talento “ visionario “ che stava lavorando con i Byrds , ed escluse a sorpresa Tony Asher collaboratore importantissimo proprio per il suono di “ Pets Sound “. Wilson ormai non seguiva più  la band in tournèe da quasi due anni, concentrato esclusivamente su composizione e produzione, ma anche ad alcuni suoi problemi di ordine psichico e fisico. Viveva come un recluso nella sala da pranzo trasformata in studio di registrazione. Passava giornate a letto, soffriva di manie di persecuzione e stava diventando schizoide e paranoico. Il suo psichiatra gli " prescrisse " di tornare s

Beach Boys – Love You (Brother/Reprise, 1977)

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Brian Wilson aveva ripreso a scrivere canzoni come “ prescritto “ dal Dr. Eugene Landy per la terapia del suo recupero psico-fisico e questo doveva essere il primo disco solista intitolato in origine “ Brian Wilson Love You”. Quasi tutto il materiale fu scritto da Wilson e mandato come demo agli altri componenti del gruppo, ma questi non terminarono mai l’opera. Per questo motivo il suono dell’album a volte risulta grezzo compresa la voce di Wilson, stanca e roca, aggredita sempre di più dal fumo e la cocaina. Nonostante tutto, “ Love You “ è l’ultimo, grande disco dei Beach Boys e se ci fosse stata anche una produzione adeguata sarebbe stato una pietra miliare della musica pop. Animato da uno spirito ludico, capace di rileggere ogni suono in chiave diversa, Brian Wilson continua a fare delle cose complicate nella loro semplicità. Canzoni pop piene di così tante idee, di ritmo e arrangiamento, da far sembrare queste 15 tracce una sola compatta suite. Gioia camaleontica, gusto per i

Beach Boys – Surf’s Up (1971, Epic )

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Risvegli di un pop dalle essenze vitali. Musica che Wilson e compagnia avevano costruito in anni di capolavori , ma anche di contraddizioni, di ricerche alla luce del sole, e di album mai pubblicati. Dopo alcuni dischi caotici e di elegie psichedeliche, i Beach Boys, con un Brian Wilson a metà servizio, tornano ad un sound competitivo. L’ispirazione è vagamente legata alle atmosfere di “ Pet Sounds “ e del mitico “ Smile “, quando Brian Wilson entrò nella stanza regale del pop senza avviso per poi fare e disfare tutto ciò che lo riguardava perché non riusciva sempre ad andare avanti a tutti. “Surf’s Up “ è una passeggiata tenera e tranquilla lungo quei percorsi sentimentali durante i quali ci si esercita a coniugare il verbo pop e vive di un’affascinate ambiguità rilassante. Certe dissonanze e qualche richiamo melodico la rendono possibile, generosa anche se ad un primo ascolto sembra un disco pensato per essere esuberante senza che i suoi autori lo fossero minimamente. Segnali

Beach Boys - Pet Sounds (1966, Capitol)

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Il germoglio positivo della presunzione e del genio megalomane di Brian Wilson, dopo il primo periodo caratterizzato dall'ingenuità surfista.  Pet Sounds  è la risposta secca a  Revolver  dei Beatles e fonte di ispirazione per il seguente  Sgt. Pepper's. Pet Sounds  è il cerchio perfetto che esplora tutti i possibili accostamenti tra pop e sperimentazione con raffinati giochi tecnici in fase di registrazione. [...] La compenetrazione vocale e strumentale di  Pet Sounds  è di assoluta perfezione con soluzioni pionieristiche di vera avanguardia musicale create con tecniche di registrazione e sovraincisione raffinatissime in una ricerca di bellezza estetica. Tra i primi tre album pop di tutti i tempi. 1900-2000 Musica dal pianeta terra. Dal Jazz al Rock 200 CD da salvare/Mauro Ronconi/Arcana God Only Knows Beach Boys - Pet Sounds 01-Wouldn't It Be Nice 02-You Still Believe In Me 03-That's Not Me 04-Don't Talk (Put Your Head On