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Visualizzazione dei post da agosto, 2012

Beach Boys - That's Why God Made the Radio (2012, Capitol)

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In occasione dei 50 anni di attività, i Beach Boy s tornano, a distanza di sedici anni, con un nuovo album, il trentesimo di studio. L’organico è formato da Brian Wilson (tastiere, voce), Mike Love (voce), Al Jardine (chitarra, voce), Bruce Johnston (basso, voce) e il redivivo David Marks (chitarra, voce), componente del gruppo nel 1963. Accompagnato da diffidenza e bollato a priori come mera operazione commerciale, questo album è invece un encomiabile sforzo artistico perché la forza melodica, le voci limpide , il songwriting delizioso di Wilson e soci , le loro inconfondibili architetture sonore , vengono espresse al meglio come non capitava dai tempi di Love You ( 1977). Il titolo è un omaggio alla radio e al suo ruolo divulgativo di formazione musicale per le generazioni cresciute tra gli anni ’50 e ‘70. Brian Wilson , assente da decenni dalla line-up ufficiale, produce insieme a Mike Love il lavoro e co-scrive 11 brani su 12 in collaborazione soprattutto con l’ar

Craig Ruhnke - Just Like The Old Times (1982, Sefel Records)

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Una via di mezzo tra Larry Lee , Rick Bowles e Frankie Bleu . Canadese di Toronto , Craig Ruhnke fece parte negli anni ’60 di un band chiamata Toronto's Groovin' Company . Chitarrista, tastierista ed autore, dopo lo scioglimento del gruppo, intraprende una carriera solista pubblicando il primo singolo nel 1974 intitolato My World . Dopo un paio di dischi soft-rock e country semplici ma godibilissimi per la United Artistis ( Sweet Feelings, Hot Spell ) che ebbero ottimi riscontri in Canada , con l’album Craig Ruhnke Band del 1979 e poi il singolo di gran successo You’re a Heartbreaker del 1980, l’artista si orientò più verso un suono A.O.R. e blue eyed soul . Nel frattempo il musicista fondò l’etichetta personale Pinnacle e produsse i Canadian Zephyr , un importante gruppo folk-country canadese. La formula A.O.R. viene messa a punto in maniera raffinata in J ust Like The Old Times ristampato poi in Giappone insieme al seguente Keep The Flame (1983), q

Gino Vannelli – A Pauper In Paradise (1977, A&M)

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Premessa: questo capolavoro non avrebbe potuto vedere la luce senza la stima e conseguente libertà artistica concessa da Herb Alpert all’artista italo-canadese, che all’epoca aveva appena 25 anni, ma con un background musicale già da veterano. Elegante, con una punta di narcisismo, responsabile di un soul bianco dalle cadenze ritmiche funky-jazz difficilmente prevedibili, Gino Vannelli continuava, come un sorta di avventuriero del pop , ad esplorare instancabile nuovi territori sonori con la forza e l’audacia proprie degli innovatori della musica. Un artista libero che non apparteneva a nessuna corrente se non al suo tempo e con questo ennesimo capolavoro lo confermò pienamente. Un disco ambizioso registrato a Londra negli studi AIR e in quelli di Abbey Road nei due brani con la Royal Philarmonic Orchestra diretta da Don Sebesky . Scrittura, arrangiamenti, produzione affidata come al solito ad una equipe familiare ben affiatata divisa tra Gino, Joe e Ross Vannelli .

Neil Sedaka - Come See About Me (1984, Curb/MCA)

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Non è il disco più famoso di Sedaka e tantomeno non ci sono sue composizioni, ma è quello che mette meglio in risalto il versante blue eyed soul di questo grande musicista. Dieci vecchie canzoni rimesse a nuovo, prese da quella nicchia di r&b dove Neil Sedaka aveva imparato a diventare adulto molto tempo prima. Il pretesto per l’operazione è il passaggio dalla Elektra alla MCA/Curb e l’incontro con un produttore-musicista molto eclettico come Dan Hartman che lo conduce su luoghi visitati centinaia di volte con grande rispetto per i formalismi e le buone maniere, ma aggiornandone la panoramica ai gusti correnti. Per l’occasione intervengono grandi ospiti ( Mary Wilson, Edgar Winter, Gary US Bonds, Ashford & Simpson, Rick Derringer ) e il repertorio viene scelto tra classici doo-wop , Motown , early r&b e Brill Building pop . Un progetto di ottime potenzialità propedeutico/divulgative imperniato sugli evergreen confezionato in modo allettante come il remake di

Paul Young – The Crossing (1993, Columbia)

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Inglese di Luton , Paul Antony Young iniziò come bassista e chitarrista con alcune band locali chiamate Kat Kool & The Kool Kats e  Street Band, quest’ultima spazzata via dall’ondata punk dopo un paio di dischi. Alcuni componenti formarono poi i Q-Tips , gruppo di soul bianco in cui Young d ivenne il vocalist.  Nel 1983 l'artista (da non confondere con il vocalist dei Sad Café e di Mike and the Mechanics ) debutta da solista con No Parlez che impazzò in tutta Europa trainato da cover bellissime come Love of the Common People ( Ronnie Wilkins ), Love Will Tear Us Apart ( Joy Division ), Wherever I Lay My Hat That’s My Home ( Marvin Gaye ) e Come Back and Stay ( Jack Lee ). Gli americani dapprima lo accolsero con distacco, ma con il seguente The Secret of Association   entrò nelle zone alte delle classiche insieme al singolo Everytime You Go Away . Tra i cantanti soul bianchi, Young si dimostrò un vero specialista soprattutto nelle ballate,  dotato di

Russ Taff – Medals (1985, Myrrh)

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Russ Taff è uno degli artisti più importanti della Contemporary Christian Music . Nella sua carriera ha vinto sette Grammy Awards e ricevuto per undici volte il Dove Award , il prestigioso riconoscimento del settore da parte della Gospel Music Association . Tutto iniziò a Farmersville , California , dove suo padre era predicatore e il giovane Russ cantava inni sacri in chiesa avvicidnansoi subito alla musica gospel. L'adolescenza la passò poi in Arkansas , nei pressi di Hot Springs e formò , agli inizi degli anni Settanta, un gruppo chiamato Sound of Joy con i quali ebbe la grande occasione di aprire i concerti degli Imperials , band leggendaria di gospel bianco formata nel 1964 e  diventata in seguito una vera istituzione del genere. Quando alcuni anni dopo gli Imperials erano alla ricerca di un nuovo cantate solista si ricordarono di quel talentuoso vocalist e gli chiesero di unirsi a loro. Taff entrò nella formazione nel 1977 e ci restò fino al 1981 incidendo sei

Dee Dee Sharp - Happy Bout The Whole Thing (1975, TSOP)

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La Sharp era una cantante di Philadelphia che all’inizio degli anni Sessanta ricosse un grosso successo con alcuni singoli dance tra cui Slow Twistin' con Chubby Checker , Ride e soprattutto  Mashed Potato Time , canzone che inaugurò un omonimo e stravagante ballo su modello del twist . Dopo questi hit da un milione di copie l’artista pubblicò sporadicamente qualche singolo minore di cui uno con Ben E. King per poi sposare Kenneth Gamble nel 1967. Il ritorno discografico ufficiale dell’artista avverrà soltanto nel 1975 con questo album arrangiato e prodotto da Bobby Martin . E’ un lavoro di pop-soul maturo e dalla complessità strutturale e con minime incursioni disco. Basta ascoltare l’iniziale Love Buddies , unico pezzo scritto dalla coppia Gamble & Huff , una ballata dal sapore jazzy profondo ed emozionale che mostra tutti gli elementi di moderno r&b presenti negli altri brani. Un set orchestrato lussuosamente da Bobby Martin che permette alla cantante,

Celestium – Sanctuary (1984, Epic)

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Gary Husher è stato un importante ed innovativo autore, produttore e musicista americano. Pioniere della surf e della hot rod music , all’inizio degli anni Sessanta,  legò il suo nome prima ai Beach Boys, scrivendo insieme a Brian Wilson alcune grandi canzoni come In My Room , We'll Run Away , The Lonely Sea , quindi producendo la trilogia capolavoro dei Byrds ( Younger Than Yesterday, The Notorius Byrd Brothers e Sweetheart of The Rodeo ). Nel 1971 Gary Husher decise di mettere da parte la musica e si prese un lungo periodo di riflessione dove si dedicò a studi metafisici. A distanza di dieci anni maturò in lui il concetto che una delle attività psicofisiche per prendere coscienza e liberarsi da certe malesseri esistenziali fosse proprio la musica. Per diversi mesi cercò l’ispirazione per dei brani con sonorità e testi anticonvenzionali che rendessero al meglio questo messaggio. La prima canzone ad essere scritta fu Children of the World e per la parte vocale

Finn – Finn (1995, EMI)

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I fratelli Neil e Tim Finn, infanzia passata a Te Awamutu , Nuova Zelanda , sono sempre stati in bilico tra separazioni e ricongiungimenti. Anche in quella terra lontana la musica pop ha fatto sentire il peso della sua magica mano, soprattutto quando nel 1975 ( Mental Notes ) i due si presentarono sulla scena internazionale alla guida degli Split Enz , geniale band capace di combinare in unica soluzione l’art-rock dei Roxy Music e il pop melodico dei Beatles con risultati straordinari. Nel 1984, dopo nove album il gruppo si sciolse. Tim si costruì una carriera solista in Inghilterra iniziata parallelamente l’anno prima ( Escapade ), mentre Neil forma a Melbourne con Paul Hester , batterista degli Split Enz , un gruppo multietnico chiamato Crowded House . Con loro Neil Finn , anche se più giovane di Tim , dimostrò di saper scrivere musica pop ad alta concentrazione emotiva. Tra Melbourne e Los Angeles con la produzione di Mitchell Froom realizzò con i Crowded

Originals - California Sunset (1975, Motown)

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Incontro magico tra un grande gruppo e un grande autore. Gruppo di coristi di studio per la Motown , gli Originals si formarono nel 1966. Il nucleo era composto da Walter Gaines (baritono), Hank Dixon ( tenore), l’ex Spinners Freddie Gorman (basso) autore dell’hit Please Mr. Postman e CP Spencer (tenore) rimpiazzato da Ty Hunter nel 1970. I loro primi grandi successi arrivarono a cavallo tra gli anni Sessanta e settanta con Baby I’m For Real e The Bells , due bellissime canzoni prodotte e scritte da Marvin Gaye . Quando nel 1972 la Motown da Detroit si trasferisce a Los Angeles , il gruppo fu inspiegabilmente relegato in secondo piano e meno sostenuto rispetto ad altri artisti della label , tanto che dischi interessanti come Definitions (1972) e Game Called Love (1974) , non adeguatamente supportati a livello promozionale, passarono quasi inosservati. Nel 1975 il quartetto registra con Lamont Dozier questo capolavoro considerato uno degli ultimi classici de

Dakota – Runaway (1984, MCA)

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Dakota è un progetto musicale guidato dai chitarristi e cantanti Bill Kelly e Jerry G. Hludzik . La loro carriera musicale si incrociò all’inizio degli anni Settanta, entrambi erano componenti dei Buoys , quintetto di Wilkes-Barre , Pennsylvania che faceva pop-rock con influenze progressive . La band si fece notare con un omonimo album rilasciato nel 1972 per la Scepter e soprattutto con il controverso singolo Timothy , canzone basata sul cannibalismo scritta appositamente per essere censurata da Rupert Holmes , in cui si raccontava la storia di due minatori rimasti intrappolati in una miniera che mangiano un terzo. Un’altra canzone, Give Up Your Guns tratta dall’album è stato un clamoroso hit in Europa per due volte, la prima all’epoca d’uscita poi nel 1979 quando fu ripubblicata. Kelly e Hludzik decisero di avviare una carriera a loro nome e grazie Micahel Stahl , amico di vecchia data e ingegnere del suono che in quel periodo stava lavorando con i Chicago , fu

Jean Carn - Sweet And Wonderful (1981, TSOP)

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Sarah Jean Perkins in arte Jean Carn ha inciso per la PIR , tra il 1977 e il 1982 ,  quattro magnifici album che sono la summa della sua trentennale carriera ed anche quelli che la fecero conoscere al grande pubblico. Erano anni che la cantante se ne andava in giro negli ambienti soul . Da quando nei primi anni Settanta cominciò ad incidere alcuni lavori insieme al marito Doug Carn ( da cui prese il cognome artistico), famoso pianista e artefice principale con Gene Russell della Black Jazz Records , leggendaria etichetta alternativa di funk, free jazz e soul . Nel frattempo fu ingaggiata dagli Earth, Wind & Fire per i primi due dischi del gruppo e da Norman Connors con cui nascerà una proficua collaborazione durata oltre un decennio. Nel 1977 l’artista entrò a far parte della scuderia PIR debuttando con un omonimo album ed un eccellente repertorio fatto di soul, jazz e disco da cui fu estratto il singolo Free Love . La consacrazione definitiva avvenne con il segue

Beach Boys – Friends (1968, Capitol)

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A risentirlo oggi e senza pregiudizi, Friends appare un album perfetto. Pop di grande sostanza e di grande confezione uscito soltanto nel momento sbagliato e per questo ignorato dal grande pubblico e dai fan dei Beach Boys . Per prima cosa fu pubblicato sei mesi dopo il doppio flop commerciale di Smiley Smile e Wild Honey , poi perché un disco così solare e disteso strideva in un contesto storico di enorme confusione sociale e politica. Erano quelli giorni bui, tristi. Giorni di tensioni. Erano passati due mesi dall’assassinio di Martin Luther King e  poche settimane da quello di Robert F. Kennedy . Poi c’erano state le dimostrazioni a Chicago e la vittoria alle primarie del futuro presidente Richard Nixon che si appellava alla cosiddetta maggioranza silenziosa degli americani, ovvero coloro che detestavano la controcultura hippie e le manifestazione contro la guerra in Vietnam . Friends è invece un album di grazia e di pace. Un dei più morbidi album del gruppo che suo

Dan Seals - Harbinger (1982, Atlantic)

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Secondo ed ultimo album d’impronta A.O.R. per Dan Seals prima di passare dalla Atlantic alla Liberty ed avviarsi verso una fortunata carriera nella musica country . Harbinger si inserisce ancora in quel meccanismo pop perfettamente funzionate inaugurato prima insieme a John Ford Coley con Dr. Heckle and Mr. Jive (1979) e poi da solista con Stones (1980). Un soft-rock elegante con canzoni che mostrano l’interesse per certi attributi estetici (arrangiamenti curati, parti strumentali dai colori preziosi) che fanno del A.O.R. westcoast un’arte feconda e completa. Il disco è prodotto dal solito Kyle Lehning ed anche se Seals si limita a firmare solo tre brani di cui due insieme a Rafe Van Hoy , il repertorio selezionato è opera di specialisti del genere ( Wilson Bros ., Alan Tarney , Glen Ballard , Rick Bowles , David Foster e Jay Graydon ). Una scelta stilistica chiarita bene da splendidi brani come In My Heart , Up To Me , Can't Get You Out Of My Mind , Not Every H

Allen Toussaint - Southern Nights (1975, Reprise)

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Allen Toussaint è il cuore del r&b di New Orleans e l’organizzatore di un suono altrimenti indecifrabile. Il suo songwriting è un via vai di suggerimenti rubati al blues , al jazz , al pop , al funk e di intuizioni armoniche che sono l’esatto contrario della musica qualunque. Arte eccelsa di una complessità istintiva fatta di modulazioni, di salti di scala, di armonie regolate dal soul . A quel tempo il lavoro di produzione di Toussaint era stato gratificato dall’enorme successo di album come Nightbirds per le Labelle e Venus and Mars per i Wings di Paul McCartney , ma il suoi dischi da solista, pur essendo dei veri gioielli, non avevano riscosso grossi consensi commerciali. Ci riprova allora, a tre anni da Life, Love And Faith, con questo lavoro che ha un valore particolare per l’autore, perché , oltre ad essere musicalmente il suo preferito, è anche quello più autobiografico. Un concept album nato dalla title track , ultima canzone scritta per il disco, ispira

Seawind - Seawind (1980, A&M)

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Band poliedrica nata alle Hawaii verso la metà degli anni Settanta e legata da sempre al jazz e al soul , i Seawind , fin dall’esordio con la CTI del 1976 prodotto da Harvey Mason , hanno proposto una musica fusion sofisticata esaltando una formula che tenesse conto di tutti i riferimenti melodici californiani con testi influenzati dalla Contemporary Christian Music . Questo è il quarto album, il secondo per la A&M e quello che ha avuto più appeal commerciale. La formazione era un sestetto formato da Pauline Wilson (voce), Bob Wilson (batteria e percussioni), Bud Nuanez (chitarra), Ken Wild (basso), Kim Hutchcroft (sax, flauto), Larry Williams (tastiere, sax, flauto). La nota distintiva di questo gruppo era la sezione fiati ( Seawind Horns ) che comprendeva, oltre a Hutchcroft e  Williams anche Jerry Hey (tromba e flicorno) allargata poi da Gary Herbig (sax) e Bill Reichenbach (trombone). Una macchina sonora perfetta e funsionale, uguagliata forse solo da

Darlene Love – The Best (1992, ABKCO)

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Phil Spector è stato croce e delizia per Darlene Wright . Cantante di Los Angeles molto talentuosa venne chiamata da Fanita James e Gloria Jones a rimpiazzare le gemelle Annette e Nanette Williams nei Blossoms, gruppo vocale femminile che aveva inciso tre singoli per la Capitol senza alcun riscontro commerciale. Il trio pubblicò nel 1961 un altro singolo che arrivò solo al numero 79 delle charts . Nel frattempo le Blossoms lavoravano come coriste di studio parteceipando ad incisioni di successo come E verybody Love's to Cha-Cha-Cha di Sam Cooke e Dance with the Guitar Man di Duane Eddy . Nell’estate del 1962 ci fu l’incontro con Phil Spector che voleva realizzare una versione di He’s A Rebel di Gene Pitney per il suo gruppo di Brooklyn le Crystals . Quest’ultime però erano riluttanti ad andare a Los Angeles perché avevano paura di volare così Spector decise di far incidere il pezzo alle Blossoms e alla voce tenorile di Bobby Sheen accreditando però il disco