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Visualizzazione dei post da agosto, 2011

Supremes - I Hear A Symphony (1966, Motown)

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Insieme ai Four Tops, il gruppo di maggior successo commerciale della Tamla Motown anni Sessanta. Diana Ross U(voce solista), Florence Ballard (soprano) e Mary Wilson (mezzo-sopramo) erano le “ Primettes “, trio vocale femminile che facevano da spalla nei club di Detroit ai “ Primes “ di Eddie Kendricks e Paul Williams , gruppo che in seguito si consacrerà alla storia con il nome “ Temptations “. Quando le scoprì Berry Gordy che gli diede il nome di “ Supremes “, erano appena quindicenni e dovettero aspettare fino al 1960 per aver il primo contatto artistico. Al nucleo originario si unirà tra per due anni anche Barbara Martin. Il loro primo singolo di rilievo fu “ Your Heart belongs To Me “ del 1962 . Il momento magico delle Supremes va dal 1964 al 1969 con una serie impressionante di singoli epocali scritti di getto dalla triade Holland-Dozier-Holland , registrate con una metodologia di lavoro da catena di montaggio, ma dal risultato finale sublime. “ I Hear A Symphony “ è un gran

Wet Wet Wet - End of Part One: Their Greatest Hits (1994, Phonogram)

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Dal pop adolescenziale degli esordi al moderno soul di “ High on the Happy Side “ fino al loro più grande l’hit “ Love Is All Around “. I Wets sono la faccia pulita del “ blue eyed soul “, quella che vuole la nostalgia degli anni Settanta campeggiare con melodie uscite dai vecchi album di Al Green e i tempi del soul bianco che fanno a gara con Hall & Oates e Robert Palmer. Immersa nelle nebbie della vecchia Scozia, questa band, capitanata da Marti Pellow, è riuscita a perfezionare nel tempo un sound sempre più ricco e contaminato fino a giungere alla completa maturazione. Passati al vaglio di diverse correzioni, i Wets rischiarono di naufragare nelle secche di un anonimato per un equivoco di fondo che li aveva relegati ai soliti gruppi new vawe con velleità più estetiche che artistiche. Tutti i problemi di identità di cui erano afflitti agli esordi, derivavano da quel look “ brillantina “ offuscavano le effettive doti musicali. In questo contesto di malintesi ed errori, i Wets

Carpenters – A Song For You (1972, A&M )

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Originari di New Haven (Connecticut), i fratelli Richard e Karen Carpenter raggiunsero il primo hit nel 1969 con una cover di Ticket To Ride dei Beatles bissata nel 1970 con l’hit da un milione di copie Close To You di Bacharach-David che li portò in classifica anche in Inghilterra. Da quel momento i Carpenters divennero una macchina inarrestabile per tutti gli anni Settanta producendo dieci singoli da un milione di copie e una serie di dischi tra i più venduti di tutti i tempi. Questo album è il loro migliore in assoluto. La prima parte è una delle sequenze più belle mai realizzate del pop adulto. Cinque canzoni dedicate alle varie fasi di un rapporto sentimentale, dal primo innamoramento alla separazione a cominciare da A Song For You, un brano di Leon Russell diventato poi un classico della musica internazionale e qui proposta in una bellissima ed inquietante versione. Si prosegue con la gioiosa Top of the World di Richard e John Bettis che avrà un grande successo nell’interpr

Steve Eaton - Steve Eaton (1979, Mountain Bluebird)

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Nativo dell’Idaho, il songwriter Steve Eaton è stato il fondatore dei Fat Chance, un gruppo di rock acustico di cui faceva parte anche Bill LaBounty e che pubblicò un solo omonimo disco nel 1972 per la RCA. Nel 1974 realizzò “ Hey Mr. Dreamer “, un delizioso album folk-pop che conteneva la versione originale di "All You Get Love Is A Love Song " , canzone portata poi al successo dai Carpenters e ripresa anche da Captain & Tenille e i Righteous Brothers. Nonostante la buona accoglienza della critica, il disco passò inosservato e l’artista si dedicò all’attività concertistica , scrivendo anche canzoni per Art Garfunkel, Anne Murray e Lee Greenwood. Dopo cinque anni tornò a suo nome con questo magnifico album pop ricco di sofisticate citazioni folk, soul e jazz pubblicato dalla piccola etichetta Mountain Bluebird. Siamo molto vicini all’essenza A.O.R. più raffinata , di quella esposizione melodico-strumentale proposta dai migliori songwriters presenti nel grande giro calif

Johnny Mathis – A Special Part Of Me (1984, Columbia)

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John Royce Mathis è uno dei più famosi cantanti di tutti i tempi, lo chiamavano il Frank Sinatra nero. Una carriera iniziata negli anni Cinquanta e una scena dominata per tutti gli anni Sessanta e Settanta con le sue canzoni di standard pop e jazz  che vendettero milioni di dischi. Anche se la sua voce ha poca attitudine all’improvvisazione, Mathis è un cantante che regala emozioni a non finire a chi l’ascolta con il suo timbro profondo e grande estensione. Da quando nel 1982 l’artista rilasciò un’intervista a “ Us Magazine “ dichiarando la sua omosessualità ( in parte ritrattata ), la carriera purtroppo subì un veloce declino commerciale, nonostante quasi tutti i suoi dischi realizzatio fino ad oggi siano di media superiore. Questo “ A Special Part Of Me ” fu realizzato con la produzione di Denny Diante , personaggio che da anni ha un posto al sole negli ambienti della musica pop. Un album di grande pop-soul dove ci sono le migliori orchestrazioni che un artista possa desiderare (Mi

Beach Boys - Smile (Millenium Edition) (1967, Capitol)

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In America un solo gruppo poteva competere con i Beatles in quanto a popolarità e sostanza pop, ed erano i Beach Boys. “ Pet Sounds “ era costato cinque  lunghi mesi di lavoro e il seguito  doveva essere un disco all'altezza per innovazioni e sperimentazioni armoniche. Brian Wilson mise tutto se stesso in questo “ Smile “, progetto tenuto nel cuore scritto con il giovane autore Van Dyke Parks, un talento “ visionario “ che stava lavorando con i Byrds , ed escluse a sorpresa Tony Asher collaboratore importantissimo proprio per il suono di “ Pets Sound “. Wilson ormai non seguiva più  la band in tournèe da quasi due anni, concentrato esclusivamente su composizione e produzione, ma anche ad alcuni suoi problemi di ordine psichico e fisico. Viveva come un recluso nella sala da pranzo trasformata in studio di registrazione. Passava giornate a letto, soffriva di manie di persecuzione e stava diventando schizoide e paranoico. Il suo psichiatra gli " prescrisse " di tornare s

Blue Nile – Hats (1989, Virgin)

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Il leggendario trio di Glasgow formato dal leader-autore Paul Buchanan, Robert Bell e Paul Joseph Moore ha pubblicato dischi col contagocce, ma tutti di livello superiore. Il gruppo registrò il primo disco in un piccolo studio alla periferia di Edimburgo senza grandi aspettative, ma con molta passione. Per puro caso, la compagnia “ Linn Products “ venne in possesso dei nastri e li volle testare per un nuovo impianto di registrazione. I dirigenti rimasero così entusiasti di quel materiale che decisero di pubblicarlo. La distribuzione della Virgin fece il resto: i Blue Nile diventarono un piccola leggenda sotterranea apprezzata subito anche da Peter Gabriel. La nobile semplicità, le stesse geometriche trasparenze del precedente “ A Walk Across The Rooftops “vengono replicate e raffinate con questo secondo atto creativo fatto dalle “ solite “ sette canzoni accuratamente selezionate. “ Hats “ è pura magia sonora, lavoro di una bellezza intima, tenera. Disegni sonori che evocano dimension

Todd Rundgren – Runt: The Ballad of Todd Rundgren (1971 , Bearsville)

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Non si può ignorare la straordinaria potenza dell’aura di mistero che avvolge Todd Rundgren da quarant’anni rendendolo uno dei personaggi più affascinanti della musica moderna e figura culto per eccellenza del mondo pop. Quando i Nazz, gruppo rock progressivo passato inosservato ai più, si sciolsero, Rundgren si dedicò sempre di più alle tecniche di registrazione realizzando nel 1970 l’album “ Runt “ inciso in completa solitudine. Il titolo era riferito al suo soprannome ( nano ) e ,  escludendo l’hit minore “ We Gotta Get You A Woman “, il disco non ebbe successo. Comunque Albert Grossman, il boss della Bearsville, rimase colpito dalle enormi  capacità  di questo enigmatico ragazzo prodigio e gli diede carta bianca per i lavori seguenti a cominciare da questo  capolavoro in cui Rundgren esplora a tutto tondo la forma canzone con particolare attenzione alla ballata. Tra ricerca sonora e ricette pop, Rundgren afferma la sua personalità musicale e consolida una stile unico con un tec

Lou Rawls - Love All Your Blues Away (1986, Epic)

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Lou Rawls, autore, cantante raffinato e showman ha inciso nella sua lunga carriera numerosi album caratterizzandosi per la smagliante forma soul e jazz. Pur non avendo la capacità improvvisativa di un soul singer, Rawls con il suo inconfondibile ed elegante timbro vocale è un punto fermo della musica nera. Questo “ Love All Your Blues Away “ prodotto da Jay Graydon è un lavoro a due facce. Due espressioni musicali diverse divise in due parti, la prima per un pop-soul d’intrattenimento veloce e la seconda per un jazz ombreggiato di blue . Jay Graydon guida le sorti di questo progetto e lascia intatta la straordinaria vena espositiva di Rawls, svolgendo un lavoro di grande finezza introducendo la strumentazione elettronica nella prima facciata del disco e il rigore acustico e lirico con cui sono stati affrontati i brani tradizionali nella seconda. Tutto in perfetta sintonia, compresa la posa da entertainer in copertina. Cinque brani di pop-soul up to date tra cui si segnalano un gran

Al Johnson – Back For More (1980, Columbia)

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Alfredo Orlando Johnson è uno dei più originali autori , produttore ed arrangiatori del contemporary soul (Dells, Peabo Bryson, i Whispers, Tata Vega, Deniece Williams). La su carriera iniziò alla fine degli anni Sessanta come cantate degli Unifics, band di Washington DC che piazzò tre singoli nelle clasifiche r&b del tempo. Il suo primo disco da solista risale al 1978, un piccolo capolavoro di sofisticato soul intitolato “ Peaceful “ e pubblicato dalla piccola label Marina. L’anno dopo collaborò come vocalist nell’album di Norman Connors “ Invitation “ interpretando la canzone più bella “ Your Love “. Lo stesso Connors produsse questo “ Back For More “, un classico del mellow soul. Lavoro finissimo, elegante e minuzioso negli arrangiamenti vocali e strumentali , con ritmiche presenti e melodie incantevoli. Alcuni esempi fantastici sono il duetto con Jean Carn " I'm Back for More ", “ Tonight's The Night For Love “ e le due gemme riprese dal suo album precedente

Cecil Taylor - Conquistador! (Blue Note, 1966)

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Dovendo indicare un solo disco di Taylor, molti sceglierebbero questo. La grandiosità della concezione - due ampi brani di venti minuti l'uno - e lo svolgimento insieme imprevedibile e ferreamente logico, non bastano a spiegare il fascino di quest'opera, che avvince l'ascoltatore fin dall'inizio, grazie alla straordinaria bellezza dei suoi temi. Tra i solisti, oltre agli abituali collaboratori di Taylor, spicca Bill Dixon, ospite d'eccezione, e apportatore di un ispirato elemento di contrasto. Conquistador Personnel: Cecil Taylor (piano) Bill Dixon (tromba) Jimmy Lyons (sax alto) Henry Grimes, Alan Silva (contrabbasso) Andrew Cyrille (batteria) Tracks: 01. Conquistador (Taylor) 02. With (Exit) (Taylor) 03. With (Exit) [alternate take] (Taylor) Spoiler : http://rapidshare.com/files/431515301/Cecil_Taylor_-_Conquistador_.rar

Roy Haynes Quartet - Out Of the Afternoon (Impulse!, 1962)

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In una carriera che dura da oltre mezzo secolo il batterista Roy Haynes si è affermato principalmente come sideman per alcuni dei più grandi nomi del jazz: Lester Young (1947-1949), Charlie Parker (1949-1952), Bud Powell, Stan Getz, Thelonious Monk, Lennie Tristano, Miles Davis, Eric Dolphy, John Coltrane (sostituisce per qualche mese Elvin Jones nel 1963). Haynes ha praticato con successo tutti i principali stili del jazz, dal bebop all'avanguardia, accompagnando con la stessa disinvoltura una cantante come la Vaughan e un musicista difficile come Coltrane in uno dei suoi periodi più tormentati. Ma Haynes  possiede anche notevoli doti di leader, nel 1962 con un suo quartetto, incide "Out Of the Afternoon", una eccellente escursione nei meandri dell'hard bop, impreziosito da alcuni grandi assolo del pianista Tommy Flanagan e del multi-talentuoso Roland Kirk. Roy Haynes Quartet: Roy Haynes (drums); Roland Kirk (tenor saxophone, manzello, stritch, flute)

Joe Cocker – Civilized Man (1984, Capitol)

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Il blues nella pelle, una voce rauca e potente che per la sua espressività si è sempre mostrato capace di trascendere la materia melodica che gli si sottoponeva : rock, blues, gospel, soffici ballate. Quella sua particolare tecnica senza fratture gli ha evitato spesso lo scoglio della facile canzone pop. Per il vocalist di Sheffield ci saranno periodi di inattività, di disintossicazione dall’alcool, di nuovi orientamenti musicali a volte dispersivi, di incessanti cambiamenti di produzione ed una serie di comebacks dove il suo dinamismo veniva scarificato ad una sofisticazione deteriore per la sua arte vocale. Eppure, nonostante tutto, Joe Cocker resta uno dei più grandi cantanti di tutti tempi e questo suo primo album per la Capitol è il migliore della sua seconda carriera, diviso equamente da due produzioni perfette ad opera di Gary Katz e Stewart Levine. Un lezione autentica di interprete blue eyed soul dove tutti brani sono una continua citazione di energia e la carica di aggres