Beatles – White Album (1968, Apple/Emi)
Meglio conosciuto come "White Album" per la copertina completamente bianca ideata da Richard Hamilton, questo decimo capitolo dei Beatles, oltre ad essere uno dei primi album doppi della storia, è anche l’opera più assemblata ed incoerente del quartetto, ma di enorme valore lirico e sperimentale. Sono trenta brani, la maggior parte scritti durante il viaggio che i Fab Four e compagnia fecero in India, dove si " isolarono " per un periodo di meditazione scossi dalla morte di Brian Epstein. Soggiorno che si rivelò poi una delusione. Quello che doveva essere una fuga dal mondo per ritrovarsi spiritualmente sarà invece l’inizio delle prime insofferenze tra di loro a tal punto che Lennon e McCartney cominciano a scrivere di nascosto le loro canzoni. Rientrati in Inghilterra i Beatles cercano artisti da promuovere per la loro nuova casa discografica Apple e lavorano al nuovo album che si sarebbe dovuto intitolare A Doll’s House, ma furono preceduti dai Family che esordirono nell’agosto del 1968 con Music In A Doll’s House, titolo troppo simile. Nel frattempo la band fece uscire il singolo Hey Jude scritto da McCartney (il loro primo brano con una durata superiore ai sette minuti) che doveva in origine far parte del "White Album".
Le registrazioni vanno avanti tra l’estate e l’autunno con interventi nelle session di ospiti quali Nicky Hopkins, Eric Clapton, Jackie Lomax e Dave Mason. La band però non ha più l’unità che la contraddistingueva, il clima in studio era teso, tensioni quasi insopportabili e la presenza in studio di Yoko Ono voluta da Lennon non aiutava. Il sodalizio artistico comincia a scricchiolare, il feeling dei tempi andati non c'è più. Addirittura McCartney e Lennon incidono in studi diversi con ingegneri del suono differenti, mentre Harrison e Ringo si sentivano sempre più sminuiti. George Martin si allontana dalle registrazioni affidando temporaneamente la produzione a Chris Thomas, Ringo lascia lo studio per due settimane durante le quali vengono registrate diverse canzoni senza di lui tra cui i due rock’n’roll Back in the U.S.S.R. e Birthday. Eppure, nonostante Lennon e McCartney lavorano come fossero dei separati in casa, il risuonare delle loro canzoni si armonizza magnificamente in ogni brano qui incluso . Una coppia di geniali “ allertatori ” delle coscienze disperse capaci di catturare quel senso di instabilità che gettava una luce cupa sulla fine del decennio.
L’importanza di White Album sta proprio nel saper riflettere e poi rappresentare il clima di disorientamento sociale del tempo. Era finita l’epoca del rock’n’roll e dell’ottimismo esploso negli anni a seguire. Ora c’era la guerra del Vietnam, l’assassinio di Martin Luther King, le tensioni razziali, le manifestazioni in piazza degli studenti represse dalla polizia. Musicalmente è un’estasi di incroci e riferimenti. Il pop come arte, solarità, genialità imprevedibile, capace di usare tutti gli stili (rock, hard rock, country, jazz, blues, folk, rock’n’roll) . Una vera esplorazione delle tangenziali del pop con episodi a se stanti ed il risultato finale è straordinario tra sperimentazione e dissonanze, melodia e ritmo che vanno a fondersi in una impareggiabile propulsione armonica. Molti i momenti da ricordare. Lennon propone le sue riflessioni del viaggio indiano tradotte in canzoni ironiche e amare come Dear Prudence, The Continuing Story Of Bungalow Bill, I’m So Tired e specialmente Sexy Sadie con la quale esprimeva tutta la sua delusione e il risentimento nei confronti del santone indiano Maharishi (il brano infatti si doveva chiamare proprio “ Maharishi “ venne cambiato su consiglio di George Martin). Quindi Julia, registrazione solitaria di Lennon dove rievoca la figura materna. Il suo pensiero politica in Revolution 1, brano uscito precedentemente come B-Side di Hey Jude che viene qui riproposto in una versione acustica .
Ci sono i riferimenti sessuali e alle droghe espressi sul collage musicale di Happines Is A Warm Gun censurata dalla BBC. Un memerorabile finale con grande orchestra con Good Night, scritto per il figlio Julian e cantato splendidamente da Ringo. McCartney offre due ballate meravigliose come Blackbird ispirata ai diritti civili e I Will serenata per Linda Eastman, qualche riferimento all’India in Mother’s Nature Son, il rock violentissimo di Helter Skelter e Why Don't We Do It in the Road, gli echi jazz e vaudeville di Honey Pie, i riferimenti a Chuck Berry e i Beach Boys di Back in the U.S.S.R. ispirata parodisticamente alla Back in the U.S.A. di Berry, la filastrocca quasi reggae di Ob-La-Di-Ob-La-Da uscita subito come singolo per l’estrema orecchiabilità. George Harrison mette un sigillo magnifico con la sua While My Guitar Gently Weeps che sarà un classico nella storia dei Beatles, mentre Ringo firma ed interpreta il country-blues Don’t Pass Me By, brano che aveva ormai da anni nel cassetto. "White Album", a distanza di anni, resta ancora un disco come esperienza da vivere e un omaggio al fascino di quel suono che ha cambiato un’epoca.
Le registrazioni vanno avanti tra l’estate e l’autunno con interventi nelle session di ospiti quali Nicky Hopkins, Eric Clapton, Jackie Lomax e Dave Mason. La band però non ha più l’unità che la contraddistingueva, il clima in studio era teso, tensioni quasi insopportabili e la presenza in studio di Yoko Ono voluta da Lennon non aiutava. Il sodalizio artistico comincia a scricchiolare, il feeling dei tempi andati non c'è più. Addirittura McCartney e Lennon incidono in studi diversi con ingegneri del suono differenti, mentre Harrison e Ringo si sentivano sempre più sminuiti. George Martin si allontana dalle registrazioni affidando temporaneamente la produzione a Chris Thomas, Ringo lascia lo studio per due settimane durante le quali vengono registrate diverse canzoni senza di lui tra cui i due rock’n’roll Back in the U.S.S.R. e Birthday. Eppure, nonostante Lennon e McCartney lavorano come fossero dei separati in casa, il risuonare delle loro canzoni si armonizza magnificamente in ogni brano qui incluso . Una coppia di geniali “ allertatori ” delle coscienze disperse capaci di catturare quel senso di instabilità che gettava una luce cupa sulla fine del decennio.
L’importanza di White Album sta proprio nel saper riflettere e poi rappresentare il clima di disorientamento sociale del tempo. Era finita l’epoca del rock’n’roll e dell’ottimismo esploso negli anni a seguire. Ora c’era la guerra del Vietnam, l’assassinio di Martin Luther King, le tensioni razziali, le manifestazioni in piazza degli studenti represse dalla polizia. Musicalmente è un’estasi di incroci e riferimenti. Il pop come arte, solarità, genialità imprevedibile, capace di usare tutti gli stili (rock, hard rock, country, jazz, blues, folk, rock’n’roll) . Una vera esplorazione delle tangenziali del pop con episodi a se stanti ed il risultato finale è straordinario tra sperimentazione e dissonanze, melodia e ritmo che vanno a fondersi in una impareggiabile propulsione armonica. Molti i momenti da ricordare. Lennon propone le sue riflessioni del viaggio indiano tradotte in canzoni ironiche e amare come Dear Prudence, The Continuing Story Of Bungalow Bill, I’m So Tired e specialmente Sexy Sadie con la quale esprimeva tutta la sua delusione e il risentimento nei confronti del santone indiano Maharishi (il brano infatti si doveva chiamare proprio “ Maharishi “ venne cambiato su consiglio di George Martin). Quindi Julia, registrazione solitaria di Lennon dove rievoca la figura materna. Il suo pensiero politica in Revolution 1, brano uscito precedentemente come B-Side di Hey Jude che viene qui riproposto in una versione acustica .
Ci sono i riferimenti sessuali e alle droghe espressi sul collage musicale di Happines Is A Warm Gun censurata dalla BBC. Un memerorabile finale con grande orchestra con Good Night, scritto per il figlio Julian e cantato splendidamente da Ringo. McCartney offre due ballate meravigliose come Blackbird ispirata ai diritti civili e I Will serenata per Linda Eastman, qualche riferimento all’India in Mother’s Nature Son, il rock violentissimo di Helter Skelter e Why Don't We Do It in the Road, gli echi jazz e vaudeville di Honey Pie, i riferimenti a Chuck Berry e i Beach Boys di Back in the U.S.S.R. ispirata parodisticamente alla Back in the U.S.A. di Berry, la filastrocca quasi reggae di Ob-La-Di-Ob-La-Da uscita subito come singolo per l’estrema orecchiabilità. George Harrison mette un sigillo magnifico con la sua While My Guitar Gently Weeps che sarà un classico nella storia dei Beatles, mentre Ringo firma ed interpreta il country-blues Don’t Pass Me By, brano che aveva ormai da anni nel cassetto. "White Album", a distanza di anni, resta ancora un disco come esperienza da vivere e un omaggio al fascino di quel suono che ha cambiato un’epoca.
Mauro Ronconi
Side1
1) Back in the USSR (Lennon/McCartney)
2) Dear Prudence (Lennon/McCartney)
3) Glass Onion (Lennon/McCartney)
4) Ob-La-Di, Ob-La-Da (Lennon/McCartney)
5) Wild Honey Pie (Lennon/McCartney)
6) The Continuing Story of Bungalow Bill (Lennon/McCartney)
7) While My Guitar Gently Weeps (Harrison)
8) Happiness is a Warm Gun (Lennon/McCartney)
9) Martha My Dear (Lennon/McCartney)
10) I'm So Tired (Lennon/McCartney)
11) Blackbird (Lennon/McCartney)
12) Piggies (Harrison)
13) Rocky Raccoon (Lennon/McCartney)
14) Don't Pass Me By (Starkey)
15) Why Don't We Do It In the Road? (Lennon/McCartney)
16) I Will (Lennon/McCartney)
17) Julia (Lennon/McCartney)
Side2
1) Birthday (Lennon/McCartney)
2) Yer Blues (Lennon/McCartney)
3) Mother Nature's Son (Lennon/McCartney)
4) Everybody's Got Something to Hide Except Me and My Monkey (Lennon/McCartney)
5) Sexy Sadie (Lennon/McCartney)
6) Helter Skelter (Lennon/McCartney)
7) Long, Long, Long (Harrison)
8) Revolution I (Lennon/McCartney)
9) Honey Pie (Lennon/McCartney)
10) Savoy Truffle (Harrison)
11) Cry Baby Cry (Lennon/McCartney)
12) Revolution 9 (Lennon/McCartney)
13) Good Night (Lennon/McCartney)
Spoiler :
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