
A differenza di tanti altri colleghi,
Donald Fagen ha avuto sempre un ottimo rapporto con la propria coscienza professionale, quindi non ha mai avuto quel il vizio di riabilitarsi e rigenerarsi nel corso degli anni. La sua musica, culto di selezionata umanità, dopo aver precisato negli anni Settanta i modi e tempi di una rivoluzione pop, è diventata istituzione. Immutata ed insuperabile.
Fagen non cerca più di competere con la stagione delle sue grandi innovazioni, quando carico di
jazz inventò un crossover aggiustando il
blues e il
rock, costruendo insieme a
Walter Becker un’arte sonora ed interpretativa seconda a nessuno nel mondo del
pop . Ora il gioco sta tutto nel gioco. Nel divertimento colto che il nuovo-vecchio
Fagen sa garantire a chi non ha mai rinunciato, testardo, ai suoi tre album solistici in 30 anni. Sa bene, d’altronde, che dall’altra parte c’è gente capace di aspettare secoli pur di avere un giorno la copia del nuovo album degli
Steely Dan o del seguito di
The Nightfly per poter (ri)ascoltare quel determinato suono, quelle inconfondibili progressioni di accordi, quel singolare canto. Allora torna con un progetto di sana magia, un album anticonvenzionale in cui la tradizione non desta sospetti e il futuro non diventa un’ossessione modernista. Rispetto al cupo e bellissimo
Morph The Cat, Fagen mostra più attenzione al trattamento del tessuto ritmico dei brani, nel tentativo (riuscito) di ordinare un alfabeto capace di spaziare tra
funk, jazz, pop e
r&b. L’album è co-prodotto ed arrangiato insieme a
Michael Leinhart, il giovane polistrumentista che segue
Fagen anche nei
Dukes of September, supergruppo da concerto formato nel 2010 con
Boz Scaggs e
Michael McDonald. Il titolo e la copertina sono ispirati a T
he Sunken Cathedral, preludio per solo pianoforte di
Claude Debussy (
La Cathédrale Engloutie), modificato in
Condos. Una tema basato sulla leggenda della città di
Ys, racconto popolare celtico dove si narra di una cattedrale sotto l’oceano che a volte riaffiora dalle acque e che, prima di essere di nuovo inghiottita, si possono udire il canto dei sacerdoti, il suono delle campane e dell’organo. La facilità con cui nascono dal nulla queste canzoni di portata passionale è straordinaria. La scrittura pirotecnica sigla il velocissimo
funky-soul di
Slinky Thing, lo
shuffle di
Miss Marlene che riporta ai tempi di
I.G.Y. compresi i deliziosi cori femminili, l’incedere
disco di
I’m Not The Same Without You con i suoi flessuosi accordi di piano e il solito raffinato fraseggio di ottoni. Ed ancora, immancabile, il richiamo del
blues in
Weather In My Head. E' la dimostrazione di come Fagen, da autore superiore,
sia riuscito a creare un nuovo
background che nessuno vorrebbe ascoltare da qualcun altro se non dalla sua voce. Per questo la differenza la fa sempre, soltanto lui. Ascoltare ad esempio l'aggiornamento della mitica New Frontier intitolata Memorabilia. Brano dalla struttura jazz-funk con ritmiche felpate che ne evidenziano il respiro melodico dove si racconta la stopria di una ragazza che colleziona cimeli di test nucleari degli anni Cinquanta. Oppure quel resumè di stili, di accordi e sentimenti che emergono nella melodia inebriante di
Good Stuff con tanto di chitarra wah wah, nel mezzo tempo di
The New Breed ricamato da impeccabili fiati jazz fino alla tiratissima versione di
Out of the Ghetto di
Isaac Hayes annata 1977. E' lui,
Donald Fagen.
Mauro Ronconi
Tracks :
1 - Slinky Thing
2 -
I'm Not The Same Without You
3 -
Memorabilia
4 -
Weather In My Head
5 -
The New Breed
6 -
Out Of The Ghetto
7 -
Miss Marlene
8 -
Good Stuff
9 -
Planet D'Rhonda
Credits :
Donald Fagen - Producer, Vocal Arrangements, Horn Arrangements, rhythm arrangement, Piano, Vocals, Background Vocals, Clavinet, Melodica, Fender Rhodes, Wurlitzer, Prophet 5, Hammond B3
Michael Leonhart - Producer, Vocal Arrangements, Horn Arrangements, Organ, Percussion, Trumpet, Accordion, Flugelhorn, Glockenspiel, Mellophonium, Background Vocals, Clavinet, Mellotron, Vibes, Fender Rhodes, Wurlitzer, screams, Mini Moog, Mellowphone, Prophet 5, Roland Juno 6, Trombonium, Hammond B3
William Galison - Harmonica, Bass Harmonica
Walt Weiskopf - Clarinet, Alto Saxophone, Tenor Saxophone
Larry Campbell - Rhythm Guitar
Aaron Heick - Bass Flute
Jon Herington - Guitar, Rhythm Guitar, 12-string Guitar, Soloist
Jay Leonhart - Acoustic Bass
Cindy Mizelle - Background Vocals
Jim Pugh - Trombone
Roger Rosenberg - Bass Clarinet, Baritone Saxophone
Kurt Rosenwinkel - Guitar, Soloist
Catherine Russell - Background Vocals
Lincoln Schleifer - Bass
Antoine Silverman -Violin
Carolyn Leonhart - Background Vocals, Vocal Ad-Libs
Gary Sieger - Guitar
Joe Martin - Acoustic Bass
Jamie Leonhart - Background Vocals
Freddie Washington - Bass
Charlie Pillow - Clarinet, Bass Clarinet, Bass Flute, Tenor Saxophone
Harlan Post - Bass
Earl Cooke Jr. - Drums
Amen.
RispondiEliminaMeravigliosa recensione da conservare degna di Fagen e Steely Dan...passione musicale fedel..inarrestabile sorprendente stimolanteda quando posi sul piatto Aja........musica immortale. grazie... domani sera live al Lettherman Show...
RispondiEliminaCondivido totalmente! Grande Mauro Ronconi (ciao Sergingus).
RispondiEliminaFa una strana sensazione. Più lo ascolto e più mi sento a casa, e più lo ascolto più mi cresce la nostalgia per i tempi di Steve Gadd, Wayne Shorter, Larry Carlton ecc.
RispondiEliminaComunque, una roba che fa il vuoto.
Improvvisamente ascoltare qualchecos'altro diventa vano e quasi ingiustificabile.
Donald, benedett'uomo.
Splendido disco, splendida copertina Donald Fagen non delude mai.
RispondiEliminaAlbum all'altezza della sua fama..
RispondiEliminaDonald vecchio leone che graffia ancora
il grande Don dà ancora lezioni...Memorabilia è un brano femomenale....
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