Lauren Wood è nota al grande pubblico perché abbinata al brano “Fallen“ incluso nella colonna sonora di “Pretty Woman“, ma Ilene Rappaport (questo il vero nome) iniziò la carriera musicale nel 1973 quando, insieme a suo cugino Novi Novog ed al bassista Ernie Eremita, formano il gruppo "Chunky, Novi & Ernie" (Chunki era il suo pseudonimo). Pubblicano due omonimi e discreti album per la Warner, uno nel 1973 piuttosto rock con un cameo di Frank Zappa e la produzione di John Cale, l’altro nel 1977 più in linea con gli stilemi del pop californiano. Sciolto il trio nel 1979 Lauren Wood realizzò il suo primo lavoro solistico decisamente pop. In quel disco c’era un piccolo capolavoro di cantautorato westcoast “Please Dont Leave“ insieme a Michael McDonald che arrivò tra i top ten delle classifiche, ma fu con questo “Cat Trick“ che la Wood diede sfoggio a tutta la sua classe compositiva. Un album impeccabile, con grandi canzoni pop. Strutturato come una specie di compendio delle possibili declinazioni A.O.R. soul oriented che per ispirazione, qualità ed impostazione vocale è associabile alle cose migliori di Michael McDonald e di Robbie Dupree di quel tempo. Imperdibili “ Breakin' Too Many Hearts “ e “Fallen“ che erano state già interpretate da Nicolette Larson su “In The Nick Of Time“ del 1979, “In the Dark“ ripresa lo stesso anno da Lani Hall in “Blush“, il duetto con Robbie Dupree in “Work On It“ e il blue eyed soul magnifico di “Half As Much“. Dopo questo disco, Lauren Wood si dedicò ad una buona carriera di autrice scrivendo temi per colonne sonore, programmi televisivi e canzoni per tanti altri artisti, tra cui Gladys Knight, Philip Bailey, Cher, Dusty Springfield. Tornò sulle scene come solista nel 1997 con un album per la Pioneer replicando poi nel 2006 con “Love, Death and Customer Service“ pubblicato dalla piccola etichetta Bad Art.
Mauro Ronconi
Producers: Peter Bunetta and Rick Chudacoff
Musicians: Drums: Peter Bunetta Bass: Rick Chudacoff, Carrie Baron Guitars: Brian Ray, Joe Kelly, Larry Tradwell, George Sopuch Keyboards: Bill Elliot, Michael Boddicker Horns: Jerry Hey, Gary Grant, Bill Reichenbach, Gary Herbig, David Woodford Percussion: Alan Estes, Arito Moreria, Arno Lucas. Background Vocals: Arnold McCuller, Arno Lucas, Leslie Smith, Tommy Funderburk, Tata Vega, Kindra Koury
Tracks: 1. Breakin' too many hearts 2. In the dark 3. Work on it 4. Half as much 5. Never been so in love 6. What I'd give for love 7. Fallen 8. We're on to something 9. Ain't got nothin' for me 10. Dark december night
L’ A.O.R. o meglio Westcoast Pop è un termine geo-musicale dal significato ampio. Un'identità capace di unire in una indefinibile sintassi pop gli artisti più disparati e geograficamente lontani con un sound aperto e raffinato. Si guadagnò una reputazione a partire dalla seconda metà degli anni Settanta e con esso c’è stata la personalizzazione dei songwriter , l’apporto decisivo dei sessionmen più creativi e del ruolo del produttore. Fino alla fine degli anni Ottanta questo stile è stato anche l’espressione più evoluta di fare un tipo di musica accessibile, ma allo stesso tempo sofisticata, unendo il più delle volte e fondendoli certi aspetti fondamentali della musica bianca (la melodia) e quella della musica nera (la ritmica). L’ A.O.R. di matrice westcoast è riuscito ad ispirare dischi di classe indiscussa ed indiscutibile e canzoni memorabili. Nel corso del tempo molti personaggi che l’hanno reso celebre se ne sono allontanati, alcuni si sono riciclati, ...
Continuano i viaggi di Sakamoto e gli orizzonti sono sempre più ampi. “ Heartbeat “ , dopo “ Beauty “ è un’altra perla del suo genio. L’artista ridisegna il suo occidente, si apre al suono nero e lo reinventa Modifica HTML sui ritmi e le armonie. Un’operazione di musica concreta, ma svolta all’inverso. Scende nelle sonorità del soul urbano , del pop e ne mette in discussione i linguaggi: li semplifica assimilandoli lentamente, brano dopo brano, spogliandoli attraverso progressivi trattamenti ritmici. Sakamoto si libera dal pericolo dell’elettronica quella che aveva tout court una funzione sperimentale e mai come stavolta, il rapporto con gli altri stili musicali è stato voluto e predeterminato. Un suono preciso che fa la spola tra il “ future listening “ e la dance elettronica, ovvero la misteriosa fusione tra pop, funky-rap, jazz e world music. Ne viene fuori un serrato dibattito di idee musicali cantate in lingua inglese, russa, francese, giapponese ed espresse al meglio in...
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