Sergio Mendes – Sergio Mendes (1983, A&M)

Sergio Mendes fu uno dei primi brasiliani che partendo dalla bossa nova andò a far dischi a Los Angeles, alla ricerca di altra musica, jazz prima, pop e soul dopo. L’inizio con i suoi Brasil ‘66 e il supporto di Herb Alpert , capo della A&M, è stato travolgente: le sue versioni di Mas Que Nada di Jorge Ben , The Fool On The Hill dei Beatles, The Look of Love di Burt Bacharach  sono stati, nella seconda metà degli anni ’60,  tutti singoli di platino facendo di Mendes l’artista brasiliano più venduto negli Stati Uniti. All’inizio del ’70 ci fu il cambio di etichetta, prima la Bell poi la Elektra. Questo coincise con un forte calo di vendite per l’artista, fino ad allora re incontrastato dell’easy listening di lusso. Cercò allora nuove direzioni musicali avvicinandosi di più alla musica soul con escursioni funky e disco, attualizzando il nome alla sua band (Brasil ’77), ma i riscontri furono piuttosto tiepidi. Questo album apre un nuovo capitolo per la carriera di Mendes: ritorno alla vecchia etichetta che lo lanciò a livello internazionale  e l'introduzione verso il sound Adult contemporary. Ci sono canzoni di autori che vanno da Michael Sembello, Barry Mann, David Batteau, passando per i consueti profumi latini (Ivan Lins, Juan Carlos Calderon). La figura di Mendes nel disco è quella del maestro di cerimonia, colui che coordina il tutto avvalendosi dei migliori turnisti della scena di L.A. tra cui Nathan East, Michael Landau, Michael Boddicker, Robbie Buchanan, Jerry Hey, Ernie Watts, John Robinson, Vinnie Colaiuta. Pur non essendo un capolavoro questo album contiene quattro colpi da fuoriclasse. Il primo è Never Gonna Let You Go è una ballata di Barry Mann e Cynthia Weil cantata da Joe Pizzulo e Leza Miller diventata un classico dei classici A.O.R. nonchè il singolo di Mendes più venduto in assoluto insieme a The Look of Love. Quindi Dream Hunter, tema strumentale pop-fusion di Michael e Dan Sembello inciso in origine nel 1981 da David Sanborn col titolo di Port Of Call. Poi My Summer Love, remake in lingua inglese di Chasseur D’Ivoire, una stupenda canzone di Alain Chamfort con arrangiamenti superiori all’originale. Per finire Voodo, un disco-funk latineggiante sostenuto originali figurazioni fiatistiche che fece breccia anche nelle discoteche. Senza sorprese invece alcuni episodi di pop sofisticato abbastanza ordinario (Rainbow's End, Love Is Waiting, Life In The Movies) e due gradevoli momenti ritmati dal sapore brasileiro (Carnaval, Si Senor) che fanno da contorno di lusso.

Mauro Ronconi


Tracks:

1. Voo doo
2. Never gonna let you go
3. My summer love
4. Carnaval
5. Rainbow's end
6. Love is waiting
7. Dream hunter
8. Life in the movies
9. Sì senor

Credits:
Producer: Sergio Mendes

Musicians:
Drums: Teo Lima, John Robinson, Raymond Pounds, Vinnie Colaiuta, Carlos Vega, Ed Greene Guitars: Ben Bridges, Michael Sembello, Paul Jackson Jr, Michael Landau, John Pisano
Bass: Nathan Watts, Nathan East, Louis Johnson
Keyboards: Sergio Mendes, Don Freeman
Synthesizers: Michael Boddicker, Robbie Buchanan
Percussion: Steve Forman
Horns: Jerry Hey, Gary Grant, Bill Reichenbach, Ernie Watts
Lead Vocals: Leza Miller, Carol Rogers, Joe Pizzulo, Michael Sembello, Dan Sembello
Background Vocals: Leza Miller, Carol Rogers, Suzanne Wallach, Geoff Leib, Bill Martin, Robert Martin

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