Buggles – The Age Of Plastic (1980, Island)
L’album anticipatore di tutto il movimento synth-pop degli anni ’80, capostipite di un sound che anticipa ed influenza tutto lo stile dell’elettronica sofisticata del decennio (Depeche Mode, New Order, etc.). I Buggles nascono nel 1979 quando i due musicisti inglesi Trevor Horn (basso,chitarra, percussioni, voce) e Geoff Downes (tastiere, percussioni) pubblicano il singolo Video Killed The Radio Star, una canzone scritta insieme al chitarrista Bruce Woolley il cui video poi inaugurò (1° agosto 1981) le trasmissioni di MTV. Prima di allora pochissimi artisti realizzavano dei videoclip per le loro canzoni, i Buggles centrarono perfettamente con questo brano il connubio musica-immagine. Sembrava il solito one-hit wonder, ma sull’onda del successo Horn e Downes realizzano questo The Age Of Plastic. Un album concept sulle insidie delle dipendenza dell’uomo con la tecnologia che lo porta oltre alla meccanizzazione fisica, anche a quella mentale. Un pericolo molto più sottile e sfuggente alla percezione della vita quotidiana che riprende il discorso dei Kraftwerk di The Man Machine. Ma se in per il gruppo tedesco c’è la teorizzazione assoluta della macchina come protagonista e dell’uomo come strumento estremizzata a livello elettronico, qui il modo di modo di suonare i sintetizzatori risulta molto emozionale e la programmazione dello strumento elettronico è gradevolmente personalizzata, giocata anche sulle sfasature dei tempi, su certe valutazioni del programma, sull’impiego di un vero batterista (Richard James Burgess) affiancato spesso alla drum machine e di una chitarra solista spesso in evidenza (Bruce Woolley). Poi, nei vari brani, c’è sempre una ricerca diretta della melodia e dell’armonia. Horn e Downes si erano conosciuti nel 1976, quantro entrarono a far parte del gruppo della cantante Tina Charles dove c’era anche Woolley. Il trio scrisse Baby Blue, una canzone che Dusty Springfield pubblicò nel 1979, qualche mese prima di Video Killed The Radio Star. Comunque Woolley, anche se prese parte attivamente a questo album come musicista e co-scrivendo anche Clean Clean non è mai stato un componente effettivo dei Buggles. Infatti, quasi contemporaneamente fece uscire a nome di Bruce Woolley & The Camera Club l’album English Garden dove vi erano le sue versioni dei due brani scritti con il duo e la partecipazione di un giovane Thomas Dolby. I Buggles comunque non suonano mai freddi, la loro è una appassionata ricerca di controllo sulle macchine usando le macchine stesse. Il respiro dell’elettronica è sempre presente, ma mai invadente, sempre affiancato a strumentazione tradizionale. Canzoni dagli accordi semplici, a volte elementari, ma arrangiati in modo nuovo, tale da creare una vera e propria tendenza. Ce ne sono diversi da ricordare partendo ovviamente da Video Killed The Radio Star , un brano profetico che racconta il declino, con l’avvento dell’era della “musica da vedere”, di una diva degli anni ’50-’60 (della radio). La costruzione del pezzo è un piccolo capolavoro: introduzione di piano classicheggiante poi il contrasto tra voci maschili distorte ad evocare la nostalgia del passato con asettiche voci femminili (Debi Doss e Linda Jardim) a rappresentare il presente, la batteria usata come fosse una drum machine, tastiere elettronica primordiale per riprodurre gli archi, un refrain killer che resta in testa per giorni con tanto di assolo di chitarra elettrica. In questi quattro minuti c’è la quintessenza di un sound, il synth-pop, che accompagnerà tutto il decennio a seguire. L’altro splendido singolo è Elstree, titolo riferito agli omonimi studi cinematografici storici inglesi, dove un ex attore di B-movie ricorda il suo passato con un finale di effetti sonori di un cavallo al galoppo. Clean, Clean parte lenta con il sintetizzatore per poi accelerare subito il ritmo con andatura piuttosto barocca e l’entrata di batteria e chitarra e batteria. L'assolo di sintetizzatore a metà della canzone è un classico della new-wave elettronica fine anni '70. Johnny On The Monorail è un tema oscuro e pensieroso caratterizzato da un veloce e continuo ritmo sonoro creato dal sintetizzatore. The Pastic Age è una sorta di sinfonia pop elettronica ricca di effetti e suoni artificiali uniti cori femminili. Colonna sonora futuristica per il paesaggio industriale prossimo a venire. Dynamo Kid dal ritmo veloce con chitarre elettriche e archi amplificati e I Love You, Miss Robot dalle originali voci sintetizzate, pongono il problema dell’uomo moderno vincolato sempre di più dalle macchine e che le userà come definitivo prolungamento cerebrale in una dipendenza e squilibrata convivenza con il mezzo elettronico. Dopo la pubblicazione di questo album il duo entra a far parte degli Yes con i quali registreranno Drama (1980), Trevor Horn sostituirà il cantante Jon Aderson e Geoff Downes prenderà il posto del tastierista Rick Wakeman. Quando gli Yes si sciolgono i due incidono Adventures in Modern Recording (1982), il secondo album dei Buggles e quasi opera solista di Horn. Lavoro sempre elettronico ma più orientato verso il rock progressivo. Downes invece forma il supergruppo degli Asia insieme a Steve Howe (Yes), Carl Palmer (Emerson, Lake & Palmer) e John Wetton (King Crimson) incidendo numerosi dischi. Horn da lì in avanti inizierà una strepitosa carriera di produttore e musicista di studio fondando nel 1983 l’etichetta discografica ZTT Records. Con lui lavoreranno svariati artisti tra i quali gli ABC, Art of Noise, i Frankie Goes to Hollywood, Grace Jones, Tina Turner, Seal, Paul McCartney. Lisa Satnsfield, Genesis, Tom Jones, il progetto Band Aid di Do They Know It’s Christmas.
Mauro Ronconi
1 Living In The Plastic Age
2 Video Killed The Radio-Star
3 Kid Dynamo
4 I Love You (Miss Robot)
5 Clean Clean 3:52
6 Elstree
7 Astroboy (And The Proles On Parade)
8 Johnny On The Monorail
Buggles : Producer
Geoffrey Downes : Keyboards, Percussion
Trevor Horn : Bass, Guitar, Percussion, Vocals
Bruce Woolley : Guitar
Richard James Burgess : Drums
Debi Doss e Linda Jardim : Background vocals
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