Gloria Gaynor – Never Can Say Goodbye (1975, MGM)


Quando uscì questo disco la definizione  disco-music  era ancora patrimonio solo di qualche dee-jay. Fu proprio con  Never Can Say Goodbye  che la Gaynor con l’entourage di Meco Monardo e Tony Bongiovi, diede il via al filone musicale facendolo esplodere definitivamente in tutto il mondo. Gloria Gaynor pseudonimo di Gloria Fowles nasce nel 1947 a Newark, cittadina del New Jersey che diede i natali ad uno dei profeti della rivoluzione afro-americana LeRoi Jones. Vocalmente si ispirava a Sarah Vaughan ed ascoltava soprattutto i dischi di Nat King Cole. Ebbe modo di mettersi in mostra cantando nei club della sua città ed entrando poi a far parte di un gruppo chiamato Soul Satisfiers. Dopo alcuni tentavi non riusciti, compreso un singolo per la Jocida di Johnny Nash nel 1965 (She’ll Be Sorry) ed uno a distanza otto anni per la Philadephia International (Honey Bee riproposto anche qui), ci fu l’incontro decisivo con Meco Monardo, produttore, discografico e trombonista di origine italiana cresciuto musicalmente con il jazz insieme a Ron Carter e Chuck Mangione ed un’esperienza importante nell’ensemble di Kai Winding. Monardo intuì le notevoli qualità canore della Gaynor, in quanto, avendo un background soul di tradizione melodica era diversa dalle altre cantanti disco, che, per volontà dei loro musicisti-produttori, prediligevano più il look da sexy star che alle qualità artistiche. Un personaggio spontaneo, genuino e padrone dei suoi mezzi vocali, a metà strada tra la sensualità di Diana Ross e  la potenza di Tina Turner, che poteva rendere benissimo con la sua versatilità in episodi tra distribuiti tra slow, mid e up tempo. Registrato ai Mediasound di New York, Never Can Say Goodbye diventerà un album seminale per la disco-music. Una grossa novità fu la prima facciata collegata da tre brani non stop della durata di quasi 19 minuti. Questa trovata fu la gioia dei dee-jays perché fino ad allora una delle  limitazioni dei brani dance era quella di non superare la durata di tre-quattro minuti impedendo di aumentare e far crescere efficacemente il climax nella sala da ballo. Per la prima volta venivano presentati su di lato del vinile un medley di brani che si susseguono senza soluzione di continuità. Sono tre brani mozzafiato : Honey Bee, lo  stesso pezzo registrato l’anno primo ai Sigma Sound di Philadelphia che va a miscelarsi con Never Can Say Goodbye , hit scritto da Clifton Davis per i Jackson 5 nel 1971 e ripreso da Isaac Hayes, che sfocia poi in Reach Out I’ll Be There, classico dei Four Tops targato Holland-Dozier-Holland  che acquista qui una vivacità tutta nuova. Il primo esempio di una formula standard , quella che poi sarà chiamata megamix,  realizzata con un sound orchestrale molto raffinato che ricalca i modelli soul di Detroit e Philadelphia, ricco di break strumentali inseriti ad arte tra i vari passaggi melodici e i cambi di ritmo con un trascinante offbeat. Tutti e tre i brani uscirono come singoli arrivando nei top ten. Nella seconda facciata, decisamente più ordinaria, si fa notare la splendida All I Need Is Your Sweet Lovin’ che uscì come B-side di Real Good People, discreto soul-funky scritto dalla stessa Gaynor. Un lavoro fondamentale che ha accompagnato tutta la parabola della musica disco.

Mauro Ronconi






Tracks: 1 Honeybee 2 Never Can Say Goodbye 3 Reach Out, I'll Be There 4 All I Need Is Your Sweet Lovin' 5 Searchin' 6 We Belong Together 7 False Alarm 8 Real Good People




Spoiler :
http://mir.cr/7WFMUXRX pass: sergingus

Commenti

Posta un commento

Post popolari in questo blog

TOP 100 A.O.R. – WESTCOAST POP SONGS

Lauren Wood – Cat Trick (1981, Warner Bros.)

Cruisin’ California - A.O.R. - Il Sound della West Coast - Part. 1