Elton John – Captain Fantastic and the Brown Dirt Cowboy (1975, MCA)


Mai prima di allora un album raggiungeva la prima posizione delle classifiche americane ancor prima di essere ascoltato, basandosi solo sulle prenotazioni. Un record.  Elton John è al top del successo e della creatività, singoli come Philadelphia Freedom  e Bennie and The Jets gli avevano permesso di sbancare sia le classifiche pop che quelle r&b, il Greatest Hits, pubblicato alla fine del 1974, aveva venduto sedici milioni di copie, il brano Don’t Let The Sun Go Down On  Me ebbe una nomination come miglior prestazione vocale.  Nel bel mezzo di tanta fortuna e popolarità il paroliere-amico Bernie Taupin convince Elton a realizzare un concept album semi- autobiografico in cui si rievocasse  la loro storia,  partendo dal 1967 con l’incontro tramite un annuncio della etichetta Liberty, quindi i duri anni londinesi spesi nell’ affermarsi nell’ambiente musicale e la consacrazione internazionale. Elton è il Capitano Fantastico, il brutto anatroccolo che diventa cigno grazie alla musica, al suo inimitabile stile compositivo, all’immagine di perfetta e straordinaria follia sintetizzata in nome dell’arte. Taupin è il Cowboy sporco e scuro, un vero  alter ego ed autore letterario finissimo.  Registrato come il precedente disco al Caribou Ranch nel Colorado e scritto durante un viaggio in piroscafo in mezzo all’Oceano Atlantico, l’album  viene corredato da una straordinaria copertina illustrata da Alan Aldridge con tanto di booklet e poster (in origine si pensò di farne un cartone animato).   Prodotto magistralmente da Gus Dudgeon, il disco sarà l’ultima testimonianza  della storica Elton John Band  al completo con Davey Johnstone (chitarra),  Ray Cooper (percussioni), Dee Murray (basso) e Nigel Olsson (batteria). Questi ultimi due verranno poi rimpiazzati da Caleb Quaye e Roger Pope. Perfetto, ambizioso, calcolato nei minimi particolari, eppure confezionato con genuina istintività, l’album racchiude canzoni liriche ed evocative. Impregnato da una verve melodrammatica ed irrequieta che dona a gran parte dei brani un affascinante tocco di solennità. Non c’è nemmeno l’adescamento formale dell’hit per il mercato, ma solo un singolo anticonvenzionale e decisamente poco radiofonico come Someone Saved My Life Tonight, lunga e complessa ballata melodica fatta di controtempi e ricercate armonie vocali che, nonostante i suoi quasi sette minuti, arrivò al quarto posto delle classifiche. C’è l’anima di un compositore superbo passato attraverso il r&b (Tell Me When the Whistle Blows  con arrangiamenti d’archi di Gene Page), il country (Captain Fantastic and the Brown Dirt Cowboy), il rock (Meal Ticket). Bellissime costruzioni strumentali ed interpretative in We All Fall In Love Sometimes classica ballata eltoniana  unita a Curtains pezzo dal sontuoso arrangiamento ed un lungo finale tra coro, percussioni e batteria in lento crescendo. La classicheggiante Better Off Dead  con i suoi cambi di tempo improvvisi e Tower of Babel con uno stupendo  assolo di chitarra di Johnstone  sono altre fette di storia del pop che nessuno può discutere. Un album-celebrazione atipico e malinconico per una superstar viziata ed eccentrica. Elton qui è libero di esprimersi come meglio crede, quasi disinteressandosi dei destini delle canzoni perché cosciente di come il bello, spesso, può sparire dietro l’affanno del successo e le imposizioni dello show biz.

Mauro Ronconi



Tracks: 01 - Captain Fantastic And The Brown Dirt Cowboy 02 - Tower Of Babel 03 - Bitter Fingers 04 - Tell Me When The Whistle Blows 05 - Someone Saved My Life Tonight 06 - Meal Ticket 07 - Better Off Dead 08 - Writing 09 - We All Fall In Love Sometimes 10 - Curtains 11 - Lucy in the Sky with Diamonds (bonus track) 12 - One Day at a Time (bonus track) 13 - Philadelphia Freedom (bonus track)



Spoiler :
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