Danny Wilson – Meet Danny Wilson (1987, Virgin)


In Scozia, alla fine degli anni Ottanta, il circuito pop era tra i più specializzati, permettendo a tanti gruppi una vita autonoma e delle possibilità inaspettate: l’uscire allo scoperto e trovare consensi fuori confine. Città uggiose e fredde come Dundee, Glasgow, Edimburgo, diventarono delle vere fucine sonore dove band come Blue Nile, Deacon Blue, Big Dish, Aztec Camera, Love and Money, The Silencers assimilavano fino all’ultima nota dischi dei Beatles e Jimmy Webb, Burt Bacharach e Steely Dan, realizzando poi dischi bellissimi di fusione pop, soul e folk dai contorni non ben definiti, ma originali. In questo contesto i fratelli Kit e Gary Clark insieme al loro amico Ged Grimes (percussioni) formarono un gruppo chiamato Spencer Tracy, ma quando gli eredi dell’attore americano diffidarono il trio a non usare quel nome lo cambiarono in Danny Wilson ispirandosi all’omonimo film del ’52 Meet Danny Wilson interpretato da Frank Sinatra. Nacque così questo esordio che vide la luce nel 1987 per la Virgin trascinato da un singolo irresistibile intitolato Mary’s Prayer. L’album, dominato dallo straordinario talento compositivo di Gary Clark, è un fecondo campionario di intelligenza melodica , supportato da un sound vario, ma coeso e riconoscibile, tutto impostato con una strumentazione essenzialmente acustica (pianoforte, ottoni, fisarmonica, vibrafono). Per l’approccio compositivo fatto di accordi sofisticati, ritmiche sincopate, partiture vocali soulful i modelli più attendibili sono gli Steely Dan (Davy, Lorraine Parade, Five Friendly Aliens), ma ci sono anche riferimenti a Bacharach (I Won't Be Here When You Get Home, Steamtrains To The Milky Way), Paddy McAloon (You Remain An Angel, Aberdeen). Eppure, alla fine, realizzano un impeccabile lavoro di leggerezza e profondità molto particolare e non qualcosa che “suoni come” o “si ispiri a”. Un debutto emozionante dove c’è bellezza melodica e letteraria come nel singolo perfetto Mary's Prayer, qualche divagazione godibile come la bossa nova in Nothing Ever Goes to Plan, il breve intermezzo strumentale di Spencer-Tracey e la squisita Ruby's Golden Wedding con tanto di fanfare. Purtroppo il gruppo, dopo questo magnifico esordio, riuscì a pubblicare solo un altro album, Bebop Mop Top (1988), per poi sciogliersi. Tracce di Gary Clark si ritroveranno in seguito nel suo disco solista Ten Short Songs About Love (1993), nell’incompreso progetto King L insieme a Neil MacColl (Bible, Liberty Horses), in alcune canzoni scritte per k.d. land, Julia Fordham e nei formidabili duetti live con Boo Hewerdine. 

Mauro Ronconi






Tracks: 01 - Davy 02 - Aberdeen 03 - Mary's Prayer 04 - Lorraine Parade 05 - Nothing Ever Goes To Plan 06 - Broken China 07 - Steamtrains To The Milky Way 08 - Spencer-Tracey 09 - You Remain An Angel 10 - Ruby's Golden Wedding 11 - A Girl I Used To Know 12 - Five Friendly Aliens 13 - I Won't Be Here When You Get Home





Spoiler :
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