Tom Waits – Closing Time (1973, Elektra)


Tom Waits viveva nell’area di Silver Lake di Los Angeles, un quartiere diviso tra le gang dei Chicanos e quella degli Orientali, dove tutto era approssimativo e pungente. Influenzato dai miti della Beat Generation, Waits sembrava davvero appartenere agli anni Cinquanta e all’immagine che essi rappresentavano: Jack Kerouac e Charles Bukowski, Gregory Corso e lo Zen, ovviamente anche il desiderio di viaggiare in continuazione. Quando comincia a lavorare nei folk club di L.A., il songwriter di Pomona suscitò immediatamente curiosità. In lui traspariva l’amore per Cole Porter e Johnny Mercer, il jazz e l’ironia sanguigna di Lenny Bruce vivendo con la sua musica le notti del Troubadour raccontando storie d’amore e di avventure che colpivano dritto al cuore. Poi ci fu l’incontro con Herb Cohen, il manager di Frank Zappa, che gli procurò un contratto discografico e un circuito di concerti molto più vasto. I piccoli club diventano subito teatri da cinquemila posti e un album d'esordio, questo Closing Time registrato in pochissimo tempo. Senza l’aiuto di grossi nomi e sostegni pubblicitari, il disco svelò subito un artista straordinario, fuori dai canoni classici del cantautore. La sua scuola veniva dal blues e dalle canzoni jazz, ma reinventate dall' artista sfruttando spesso stilemi tradizionali. La tecnica della mano sinistra sul pianoforte ricordava Fats Waller, ritmica e swing a tappeto su cui insinuare melodie straordinarie. Anche nel modo di concepire l’incisione Waits era un jazz man, compreso  quella voglia di suonare sempre in diretta, senza aggiungere altro in studio. Le dodici canzoni quì incluse sfoderano una forza di penetrazione destabilizzante. Ogni brano è un segmento di vita, una messa nudo della propria identità,  dove c’è posto per una dedica ad una Oldsmobile del 1955 in Ol’ 55 ripresa dagli Eagles e da Eric Andersen, l’amore capito dopo 40 anni in Martha  (ballata capolavoro cantata anche da Tim Buckley), il tema del viaggio e del movimento in Virginia Avenue e  Old Shoes (& Picture Postcards), l’ironia di Ice Cream Man, la tristezza di Lonely. Un album seminale per il cantautorato americano, preludio alla celebrazione mai retorica delle notti e le stanze d’albergo, del pianoforte coperto di bottiglie vuote e i tasti bruciati dalle sigarette, degli amori forti e disperati, del fango lungo la strada.

Mauro Ronconi






Personnel: Tom Waits (vocals, piano); Jesse Ehrlich (cello); Tony Terran (trumpet); Arni Egilsson (bass instrument); Johnny Seiter (drums).

Tracks:
1 Ol' '55
2 I Hope That I Don't Fall In Love With You
3 Virginia Avenue
4 Old Shoes (And Picture Postcards)
5 Midnight Lullaby
6 Martha
7 Rosie
8 Lonely
9 Ice Cream Man
10 Little Trip To Heaven (On The Wings Of Your Love)
11 Grapefruit Moon
12 Closing Time



Spoiler :
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