Paul McCartney – Flowers In The Dirt (1989, EMI)


Con i mezzi passi falsi di “ Give Me Regards To Broad Street “ e “ Press To Play “ parzialmente recuperate con la pubblicazione del doppio antologico “ All The Best “, il nuovo album di McCartney era atteso la varco da parecchi cecchini. Paul li disarmò alla sua maniera: realizzando un lavoro strepitoso semplicemente doppiando, replicando e facendo rivivere l’umore e le melodie che solo lui sapeva scrivere. “ Flowers In The Dirt “ è un album realizzato con talento superiore e maniacale attenzione per gli arrangiamenti e le sonorità. Per il riscatto, l’artista coinvolge un esercito di produttori: Mitchell Froom ( Crowded House ), Neil Dorfsman ( Dire Straits ), Steve Lipson e Trevorn Horn ( ABC, Frankie Goes To Hollywood ), Chris Hughes ( Tears For Fears ) Ross Cullum ( Enya, Tori Amos ), David Foster, ma soprattutto sceglie come collaboratore Elvis Costello, esperto conoscitore della vitalità di chi si alimenta da sempre con la grande musica pop . I due si erano conosciuti nel 1987 e subito nacque il giusto affiatamento materializzato in due splendide canzoni “ Veronica “ e “ Pad, Paws and Claws “ inserite nel disco “ Spike “ di Costello. Il sodalizio di rivelerà un arma efficace per la riuscita di questo disco, in quanto McCartney, con la spalla Costello, è libero nel cimentarsi con una vasta gamma di possibilità compositive, sperimentando il criterio della varietà con grande consistenza artistica e reale ispirazione. Ballate acustiche come la malinconica “ Distractions “ e la radiosa “ Put It There “ impreziosite da magnifiche orchestrazioni, oppure la melodia solenne di “ Motor Of Love “ sono brani che ti si attaccano subito addosso. Tutto il disco scorre illuminato da idee musicali perfezionistiche e ben riuscite : il singolo “ My Brave Face “ dai forti richiami beatlesiani, il duetto con Costello in “ You Want Her Too “, la bellezza di “ How Many People “ , canzone dalle venature reggae che Macca scrisse in ricordo di Chico Mendes, l’attivista sindacale brasiliano assassinato in Amazzonia per il suo impegno ecologico, “ That Day Is Done “ altra grande canzone con Nicky Hopkins al pianoforte, “ Figure Of Eight “ dove McCartney dimostra di essere ancora un rocker perfetto. Ottimi spunti sono anche “ This One “ , una cascata di suoni tra cui il sitar e grande melodie e il rock di “ We Got Married ” , canzone risalente al 1984 con la produzione di David Foster completata da inserti di chitarra acustica, fiati, cori ed un fantastico assolo di chitarra originario ad opera di David Gilmour. Per uno che scrive canzoni da più di trent’anni sarebbe stato un piccolo miracolo, ma non per Macca, perché “ Flowers in the Dirt “ segnerà un ennesimo inizio nella sua carriera artistica.

Mauro Ronconi







Personnel: Paul McCartney (vocals, bass, guitar, tambourine, percussion, synthesizer, celeste, sitar, harmonium, mellotron, flugelhorn), Elvis Costello (vocals, keyboards), Hamish Stuart (guitar, vocals), Robbie McIntosh, David Gilmour (guitar), David Rhodes (e-bow guitar), Judd Lander (harmonica), Chris Davis, Chris White, Dave Bishop (saxophone), Guy Barker (trumpet), John Taylor, Tony Goddard (cornet), Ian Peters (euphonium), Ian Harper (horn), Nicky Hopkins (piano), Greg Hawks, David Foster, Mitchell Froom, Trevor Horn (keyboards), Steve Lipson (bass, programming, guitar), Dave Mattacks (drums), Chris Whitten (drums, percussion, tambourine), Chris Hughes, Peter Henderson (programming), Linda McCartney (background vocals, miniMoog).

Producers: Paul McCartney, Mitchell Froom, Neil Dorfsman, Trevor Horn, Steve Lipson, Elvis Costello, David Foster, Chris Hughes, Ross Cullum.

Tracks: 1. My Brave Face 2. Rough Ride 3. You Want Her Too 4. Distractions 5. We Got Married 6. Put It There 7. Figure of Eight 8. This One 9. Don't Be Careless Love 10. That Day Is Done 11. How Many People 12. Motor of Love 13. Ou Est le Soleil 14. Back On My Feet 15. Flying To My Home 16. Loveliest Thing







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