Todd Rundgren – Liars (2004, Sanctuary)


Un disco con nuove canzoni dopo dieci anni. Un concept pensoso e poetico imperniato sulla verità e la bugia che tocca argomenti come la religione, la politica, il futuro. Del resto Rundgren è sempre stato l’uomo del futuro con tendenza al misticismo, uno dei pochi che può sfoggiare un passato adamantino e privo di compromessi. Il paradosso enigmatico del rock insieme a Frank Zappa. Raramente è riuscito a conquistare la popolarità da solista nonostante ha prodotto dischi che hanno venduto moltissimo per altri (Meat Loaf, Tubes, Patty Smith, Hall & Oates, XTC). il suo disco di maggior successo fu Hermit Of Mink Hollow del 1978 realizzato in "soli" due mesi e mezzo. Ma chi cerca di industrializzare e di codificare statisticamente la musica non ha scampo con lui. La standardizzazione dei suoni, la vaga idea di come andrà a finire la composizione, con Todd in studio di registrazione , trova il sempre il margine dell’imprevedibilità esecutiva. Lui compone da un punto di vista visuale, introducendo alterazioni, distorsioni, compreso qualche piccola, voluta imperfezione. E’ un pioniere utopista, un Diogene, un avventuriero, aperto alla casualità, agli avvenimenti fortuiti che possono dar forma ad un’idea. In questa ingegnosità intermedia tra tecnica e intelligenza nasce Liars. Pensieri formati da canzoni per messaggio intimo e diretto in cui ogni verità ha inizio con una bugia: il futuro migliore promesso e mai arrivato (Future), la discriminazione sessuale ( Happy Anniversary ), la mediocrità della musica pop-soul contemporanea (Soulbrother). Questo geniale alchimista riesce a creare una grande magia: far incontrare le melodie morbide e seducenti con l’elettronica più moderna. Il chill out di Flaw, il techno-pop sintetico di Stood Up, il drum & bass spaziale di Wondering, il progressive di Mammon, il blue eyed soul di Sweet e Past, sono composizioni che fanno ricorso a tutti i segreti del suono hi-tech. Ma con Rundgren, paradossalmente, si fa sempre i conti con una modernità che non si discosta dal classicismo. Ed è questo il fascino invincibile della sua arte. Questa escursione avventurosa di cupe riflessioni, viene sublimata da Afterlife e Godsaid, due tra le canzoni più belle mai scritte da Rundgren. Un capolavoro dove la presa del suono è diabolica, gli effetti speciali ammalianti, l’ambientazione musicale perfetta in ogni minimo dettaglio. 

Mauro Ronconi









Personnel: Todd Rundgren (vocals, various instruments); Ken Emerson, Garn Ian Thomasson.

Tracks:  1 Truth 2 Sweet 3 Happy Anniversary 4 Soul Brother 5 Stood Up 6 Mammon 7 Future 8 Past 9 Wondering 10 Flaw 11 Afterlife 12 Living 13 Godsaid 14 Liar





Spoiler :
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Commenti

  1. Veramente sono passati solo 4 anni dall'ultimo album di Rundgren con canzoni nuove, non 10
    Lino

    RispondiElimina
  2. hai ragione,c'era un refuso, mancava solo l'aggettivo "pop", quindi " un disco con nuove canzoni POP dopo dieci anni " era infatti da
    The Individualist (1995)che non si ripeteva ad alti livelli considerando i goffi episodi di Up Against It (1998) , One Long Year (2000) ed esclusa la raccolta in chiave bossa di With a Twist (1997).

    RispondiElimina

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