Brian Wilson

Hawthorne, California, 1942

La musica dei Beach Boys è parte integrante ed imprescindibile del moderno patrimonio popolare americano e Brian Wilson ne è stato il deus ex machina. Il nucleo originario della formazione ruotava attorno ai tre fratelli Carl, Dennis e Brian Wilson e due loro cugini, Al Jardine e Mike Love. Erano tutti Hawthorne, una cittadina della Contea di Los Angeles, zona tipica della classe media americana. Iniziarono a suonare prima col nome di Carl and the Passions e più tardi con quello di Kenny and the Cadets. La prima canzone a firma di Wilson fu “ Surfer Girl “, ma quella che diede il via al successo fu “ Surfin’ “ registrata nel 1961 e per adattarsi meglio al tema del brano scelsero il nome di “ Beach Boys “. Da quel momento nasce un nuovo genere musicale : la surf music. Un sound che citava i riff chitarristici di Chuck Berry e il pop di Phil Spector trasportandolo in riva al Pacifico, addizionava le armonie vocali rockabilly dei Four Freshmen aggiungendovi una sfrenata gioiosità melodica. Wiklson inventa la California del surf sulle note di “ Surfin’ Safari” , “ Surfin’ USA “ e seguenti manifesti programmatici come “ Fun Fun Fun “ , “ Little Honda “. Con i Beach Boys la California non era più solo un luogo geografico, era il centro di uno spirito diverso da quelli di tutti gli altri posti del mondo. Un mondo fatto di spiagge, automobili , ragazze, divertimento , estate senza fine. Un mondo patinato che si staccava dai valori degli adulti, ma più che una richiesta di libertà e spirito di ribellione come nel rock’n’roll, la loro musica era una richiesta di libera uscita dalla scuola o dal lavoro per surfare e sfrecciare con le decapottabili.

La musica di Brian Wilson vi si posava sopra e abbracciava il disegno di una terra con le sue fantasie , all’interno del quale prendeva consistenza un pop leggero che aveva lunghe propaggini in tutto quello che all’epoca era considerato divertimento. Dal 1962 al 1965 il gruppo piazzò sedici singoli nelle classifiche arrivando anche a quelle inglesi. Ma Wilson era un genio troppo avanti per i suoi tempi . Maniaco degli studi di registrazione come Spector e sempre alla ricerca del nuovo, realizzò un 45 giri singolo “ stranamente “ complesso a livello musicale. C’erano due capolavori di composizione e produzione : “ I Get Around “ con un dinamico arrangiamento vocale che fu anche il primo numero uno del gruppo e “ Don’t Worry Baby “ una dolce melodia ispirata a “ By My Baby “ delle Ronettes. Questi saranno i primi segnali di una creatività che nel giro di poco tempo diventerà inarrestabile. Infatti nel 1965, dopo “ Help Me, Rhonda “, secondo numero uno della loro carriera , Wilson , afflitto da poco estetica obesità e dai primi segnali di paranoia, abbandona il gruppo per evitare le esibizioni in pubblico e si dedica ad una musica più sofisticata. Il suo posto verrà preso per un breve periodo da Glen Campbell poi sostituito da Bruce Johnston.

Così, mentre mentre i Beatles e Byrds sperimentavano l’elettronica, Wilson navigava nel puro suono acustico fatto di clavicembali, corni francesi, flauti , clarinetti componendo e producendo in perfetta solitudine il suo capolavoro “ Pet Sounds “, album epocale che creò standard innovativi nell’arrangiamento e nella produzione pop al pari di “ Revolver “ dei Beatles uscito pochi mesi dopo. Eppure quella musica di spaventosa modernità non fu accolta come meritava, anzi negli States il disco fu stroncato dalla critica, mentre “ Revolver “ fu incensato. Wilson comincia allora a lavorare a quello che sarebbe dovuto essere il suo zenith creativo, la risposta ai Beatles attraverso un disco rivoluzionario con esecuzioni fantastiche, arrangiamenti geniali, produzione superba, melodie celestiali. Wilson contatta il talentuoso songwriter Van Dyke Parks per il suo progetto più ambizioso ed insieme lavorano forsennatamente alla realizzazione di “ Smile “ . Nell’ottobre del 1966 i Beach Boys pubblicano “ Good Vibrations “, un brano nato durante le session di “ Pet Sounds “ con il quale Wilson voleva farne la sua sinfonia tascabile come accadde per “ You’ve Lost That Lovin’ Fellin’ “, il brano di Spector amato alla follia dall’artista. Viene fuori il più grande singolo della musica pop. Costato 90 ore di registrazioni in sei studi diversi e una spesa di oltre 40.000 dollari, “ Good Vibrations “ è brano rivoluzionario realizzato a sezioni, sovra incidendo strati di voci, violoncelli, pianoforti e l’inserimento di un artigianale strumento elettronico chiamato “ theremin “. Un collage innovativo che influenzò i Beatles di “ A Day In The Life “ e “ Strawberry Fields Forever “. Sarà il terzo numero uno della band e primo singolo ad arrivare alla prima posizione anche in Inghilterra. Mentre era tutto pronto per l’uscita di “ Smile “ , dall’Inghilterra giungono le note di “Sgt. Pepper’s “ , opera di pop immenso e senza precedenti, Wilson si rese conto che sarebbe arrivato secondo. Una cosa insopportabile al sue ego artistico tanto da bloccare all’ultimo momento la pubblicazione dell’album che resterà per decenni l’” oggetto “ più desiderato dai cultori, fan e collezionisti del pianeta. Alcune canzoni rivisitate saranno incluse in altri dischi come l’incompreso “ Smiley Smile “ e “ Surf’ Up “. Si tenta anche la carte di un ritorno al pop facile con “ Wild Honey “, disco orecchiabile e semplice registrato nel salotto di Wilson, ma la scena musicale oramai stava cambiando. Era il 1968 e nella vicina San Francisco cominciava ad affermarsi il flower power, il rock acido, la cultura hippie. I Beach Boys avevano un’immagine troppo pulita, troppo da bravi ragazzi e questo, per il movimento della controcultura , identificava il lato negativo e plastificato dell’industria discografica losangelina. Inizierà per la band e per il leader un periodo buio. Wilson era ormai un musicista disilluso, suo fratello Dennis fu coinvolto da Charles Manson e la sua setta, Mike Love si dedicava soprattutto alla meditazione trascendentale. Ci sarà un ritorno di fiamma negli anni Settanta con album di valore come “ Sunflower “, “ Surf’s Up “ ed acclamate esibizioni live che riportano interesse e vendite, l’entrata nel line up di Blondie Chaplin e Ricky Fataar, due musicisti sudafricani che restarono per alcuni anni, quindi altri ottimi lavori tra cui “ Carl and the Passions “ e “ Love You “ , ma anche diversi episodi da dimenticare. Tra l’altro il gruppo naufragò ancor più tra litigi e cause legali per diritti d’autore. Nel 1983 Dennis Wilson cade in mare a Marina del Rey ed annega , mentre Carl, il più giovane dei tre fratelli , muore nel 1998. Di Brian Wilson per larga parte degli anni 80 e 90 se ne perderanno le tracce, confinato in una solitudine colma di malinconia e di una psiche andata in frantumi. Una volta disse che per salvarsi dalle brutture del mondo scriveva canzoni, quando ricominciò a farlo riemerse alla grande senza i Beach Boys con lavori di pop immacolato distribuiti in “ Brian Wilson “ ( 1988 ), “ Imagination “ ( 1998 ), “ That Lucky Old Sun “ ( 2008 ), “ Brian Wilson reimagines Gershwin “ ( 2010 ).

Certamente il suo pop è ora ricavato da un ricettario un po’ andato ma irrimediabilmente suggestivo. Quel suono che rientra sempre dalla porta di servizio per il solito colpo di vento dei revisionisti della melodia. Frange, angoli con i quali sono anni che si passa il tempo a riscoprire, a recuperare un’epoca. L’importanza di Brian Wilson è stata quando diventò il simbolo di un nuovo sinfonismo pop. Le armonie, le melodie ad incastro, gli arrangiamenti con il pensiero sempre rivolto a Spector hanno prodotto cambiamenti strutturali fondamentali che hanno caratterizzato l'evoluzione dell'espressività musicale delle musica popolare moderna. Non si sa per quale misterioso destino, eppure ancora oggi, la sua musica ci onora di mosse leggiadre, incomprensioni volute, tenerezze indispensabili.

Mauro Ronconi

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