Donald Fagen - Morph the Cat (2006, Reprise)


“ Morph The Cat “ arriva a completare quella che l’artista stesso definisce “ trilogia “, ovvero la giovinezza, la mezza età e la fine. A differenza degli album con gli Steely Dan , i dischi da solista di Fagen sono tutti strettamente autobiografici . “ The Nightfly “ , il suo esordio del 1982, è uno di quei lavori che non si lascia scordare ancora oggi , must dei tempi moderni e miscela originale tra canzoni di strada, , sketches di jazz e pop allo stato puro. Era lo sguardo del giovane Fagen rivolto al passato, alle sue influenze musicali. L’esatto opposto undici anni dopo con “ Kamakiriad “ : un concept proiettato verso il futuro , costruito su un consistente scenario di immagini sonore e storie di vita che riapriva una carriera volutamente tortuosa senza Steely Dan. Questa nuova fatica è il presente : fotografia immacolata e tagliente della sua attuale esperienza umana e artistica. Fagen dice : “ E’ il mio album sulla morte. La morte della cultura e della politica, l’inizio della fine della mia vita… “.E’ la riflessione di un 58enne con le sue fantasie, le sue paure e tutto ciò che lui definisce “ cultura urbana “. Un “ newyorker ” smarrito tra i taxi in corsa e le luci al neon della Quinta Strada, tra la nostalgia per una Manhattan stile anni cinquanta e le nevrosi del post undici novembre. Il suo idolo Duke Ellington parlava di New York come “ un sogno di vita, una frenesia e un flusso di vitalità che pulsa come il battito gigantesco di tutta l’umanità “ . E in queste otto canzoni c’è tanta New York. Fagen si interroga della sua città con dichiarazioni di solitudine, amori disgraziati e soprattutto dell’atmosfera cupa che si respira dopo l’attacco subito. Il gatto Morfeo la sta narcotizzando, la sorvola, specialmente di notte, per poi scendere dentro le case diffondendo falso buonumore, depistando la realtà , dando una visione dei fatti accomodante e risolvibile. Morph come un Dio dei sogni? No, come una micidiale macchina a disposizione dei politici che lavano il cervello ai cittadini. Fagen non lo dice esplicitamente, ma tutto fa pensare che il gatto Morph sia la televisione. L’ album era già pronto un paio di anni fa, nel frattempo sono accadute cose che hanno cambiato l’artista sul modo di vedere gli aspetti ella vita e della morte. Non a caso è dedicato alla madre Elinor Rosenberg Fagen in arte Ellen Ross morta nel gennaio del 2003 dopo una lunga lotta contro il morbo di Alzheimer. Era un enfat prodige del canto, si esibiva sin dall’età di 5 anni, smise a 15 perché non riusciva a reggere la tensione del palco, ma fu proprio lei a iniziare al pianoforte il figlio e portarlo a vedere i musicals di Brodaway . La copertina indubbiamente rievoca “ The Nightfly “ anche se sono due differenti tonalità di bianco nero, con la luce del mattino ora che illumina la stanza, ma lui è sempre immobile , con lo sguardo fisso . Il disco è pieno di colpi di scena: tematiche “ noir “ affrontate con un sound scevro da qualsiasi malinconia . Il ripiegamento interiore viene vissuto nello sforzo di poterlo superare con la comunicativa, con il desiderio di ritrasmettere le sue esperienza personali. Canzoni che si muovono in un contesto di umori vivaci, calore, ritmo, colori e forza creativa. Miscela che ritroviamo subito nella iniziale title track ripresa poi per chiudere il disco. Un brano perfetto , ricco di tutti quei retaggi poetici e sonori a cui Fagen ci ha abituato con “ Gaucho ” . E, a differenza di “ Kamakiriad “ , la voce è in primo piano, carica, ispirata. “ H Gang “ , ascesa e caduta di una rock band , è un singolo strepitoso: linea ritmica veloce , scattante con rimandi alla storica " Hey Nineteen" ( gira una meravigliosa versione remix con la base la ritmica di “ Do it again “ ) . "What I Do" è una delle cose piu’ belle mai scritte da Fagen. Un pezzo struggente per una conversazione immaginaria tra lui e Ray Charles “. Basterebbe questa terzina iniziale per comprare il cd, eppure la musica scorre via avvolgente inframmezzata da flash letterari ( Kundera, Burroghs, Dick ) , da quel tessuto pianistico fine abbinato ad arrangiamenti sofisticati. Ed ecco che prendono forma e consistenza momenti come "The Great Pagoda of Funn" , dove due innamorati cercano di proteggersi dagli orrori del mondo intessuto di richiami alla guerra in Iraq, "Security Joan" ,che riporta ai fatti dell’11 settembre, è un blues dolce ed ironico in cui la bellissima Joan, addetta alla sicurezza dell’ aereo porto viene corteggiata nella sala d’attesa da un viaggiatore. Una complessa incastellatura armonica è il fulcro in "Mary Shut the Garden Door" per un thriller politico: connessioni tra teppisti e governanti. Sono strade sonore conosciute, me ripercorse con emozione e spunti da tenere a memoria fatti di tempi sincopati, alcuni in 7/8, fiati quasi in dissonanza , riffs di chitarra da manuale , l’intercalare ritmico del piano di Fagen . “ Brite Nitegown “ è un pezzo nato dopo aver letto la biografia del grande attore comico W.C. Fields, il quale riferendosi alla morte la definiva come “ " l'individuo dalla brillante camicia da notte" , da qui il titolo. Prima che torni la ripresa di “ Morph the cat “, c’è tempo per “ The Night Belongs to Mona “ dalla dolente melodiosità fatta di erotismo e solitudine . Sicuramente c’è un senso di deja vu , ma è innegabile che qui dentro si puo’ ascoltare compiutamente la storia della contaminazione stilistica del pop degli ultimi 30 anni. La sua musica si esprime in maniera intermittente e progressiva come fosse un alfabeto morse. O ne conosci gli impulsi oppure puoi solo interpretarne liberamente le sonorità. Per sempre inidentificabile , Fagen resta quel meraviglioso artista “senza terra “ capace di creare un suono pulsante e fluido tanto da meritarsi un’etichetta tutta sua. Spiccano, oltre al solito giro di sessiomen di lusso del contemporary jazz, tre virtuosi della chitarra come Frank Vignola , il tocco blues “ hawaiano “ di Ken Emerson, l’inossidabile Hugh McCracken, quindi l’armonica di Howard Levy, la voce jazzy di Carolyn Leonhart, il fido Keith Carlock alla batteria, un mago del Fender Rohdes come Bill Charlap e il basso funky di Freddie Washington.

Mauro Ronconi






The Tracks are: Morph The Cat, H Gang, What I Do, Brite Nitegown, The Great Pagoda Of Funn, Security Joan, The Night Belongs To Mona, Mary Shut The Garden Door & Morph The Cat (Reprise).


Musicians on the Morph The Cat album: Donald Fagen, Keith Carlock, Freddie Washington, Jon Herington, Waybe Krantz, Hugh McCracken, Frank Vignola, Phonus Quaver, Jerry Barnes, Michael Harvey, Marvin Stamm, Walt Weiskopf, Ted Baker, Mark Patterson, Lawrence Feldman, Roger Rosenberg, Gordon Gottlieb, Ken Emerson, Howard Levy, Amy Helm, Carolyn Leonhart, Cindy Mizelle, Bashiri Johnson, Joe Pasaro, Jennifer Battista, Eddie Jackson, Camille Meza, Candice Predham, Harlon Post Jr., Iilinois Elohainu & Brian Montgomery.



Spoiler :
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Commenti

  1. Grazie,concordo con la presentazione di Mauro. Non c'entra niente, ma cosa ne pensate di Joe Jackson? Ciao e sempre buon ascolto..

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