Eugene McDaniels – Headless Heroes Of The Apocalypse ( 1971, Atlantic )

Abbiamo ucciso la terra sotto i nostri piedi ... eppure ancora si uccidono a vicenda e parlano del futuro". Così scriveva nelle note di copertina Eugene McDaniels per questo album rivoluzionario nell’ambito della musica nera. La sua è una storia particolarissima. All’inizio degli Sessanta si faceva chiamare “ Gene “ McDaniels ed era un garbato autore e cantante di r&B che entrava regolarmente nelle classifiche pop e soul con canzoni accomodanti come “ A Hundred Pounds of Clay “, "A Tear “ , la mitica “ Tower of Strength" di Burt Bacharach, poi, con l’avvento del soul più verace , quello di Otis Redding , di Sam & Dave, di Eddie Floyd, di Wilson Pickett , il suo pop-soul gentile non attecchì più le charts. Quando nel 1968 fu assassinato Martin Luther King, l’artista rivolse la sua attenzione verso i problemi di coscienza sociale, soprattutto del popolo nero e se ne andò a vivere in Svezia e Danimarca dove impegnò il suo tempo a scrivere canzoni diverse. Quando tornò negli States era un uomo e musicista completamente rinnovato nello spirito. Intanto si riprese il suo nome “ Eugene “ , quindi pubblicò per la Atlantic “ Outlaw”, un blending riuscito di soul e rock carico di un forte messaggio politico esplicitato sul retro di copertina con le parole : “ In condizioni di emergenza nazionale, come adesso, ci sono solo due tipi di persone - coloro che lavorano per la libertà, e chi non : i buoni contro i cattivi “. L’anno seguente replica con questo must delle musica black. Un disco così tagliente nei contenuti che infastidì molto l’industria discografica americana e addirittura l’allora vicepresidente del governo Nixon , Spiro Agnew, il quale contattò personalmente la casa discografica Atlantic per ritirare il disco dal mercato. La copertina, bellissima, vede la figura urlante di McDaniels sovrapposta a due samurai in combattimento e prelude al contenuto lirico musicale che affronta questioni impegnative come il razzismo , il sesso, la religione, la politica e il genocidio degli indiani nativi,  in un contesto sonoro fatto di funky, free jazz, rock, folk, anticipando di anni l’avvento dell’ acid jazz e addirittura del gangsta rap. Ogni brano è pieno di visioni, di premonizioni. Un viaggio di vibrazioni vocali e trance armoniche che aggrediscono la musica soul e ne demoliscono le fondamenta sulle quali aveva retto fino ad allora l’edificio di questa. In “ The Lord Is Back “ McDaniels dichiara che la concezione di Dio è solo uno stato d'animo dell’uomo, attraverso le sublimi distensioni funk-psichedeliche di " Jagger The Dagger " , brano poi campionato dai A Tribe Called Quest , ci spiega che Mick Jagger è il diavolo in persona, il soul-jazz sincopato di "Lovin' Man" è il sottofondo per dire che gli uomini ormai hanno paura di mostrare le proprie emozioni e il loro l'amore nella società moderna, in “ Supermarket Blues “ racconta il quotidiano episodio di brutalità razzista, mentre “ Susan Jane “ è una ballata acustica dedicata ai piaceri della carne. Il messaggio forte di questo album è la protesta senza azione è futile così come nessuna danza può renderci liberi ( “ Freedom Death Dance “), una forza oscura controlla il mondo e sono gli “ Headless Heroes “. Volutamente irritante, ingegnoso e geniale, questo lavoro sembra animato da eretismo, non c’è più niente che non sia cardiaco, totalizzante, caotico. Chiude la superba “ The Parasite “, dieci minuti incalzanti dove viene citato lo sbarco a bordo della Mayflower dei Padri Pellegrini il 26 dicembre 1620, sulla spiaggia di Plymouth Rock, nel Massachussets, formando la prima colonia che sarebbe poi diventata gli Stati Uniti. Dopo che gli indiani nativi americani insegnarono ai Pellegrini come sopravvivere in quelle terre selvagge , i bianchi venuti da Plymouth pensarono bene di sterminarli, quello era veramente il giorno del ringraziamento, quello era veramente quello che tutti gli americani ora festeggiano. Un vocabolario essenziale a cui la comunità hip hop ha attinto a piene mani tra campionamenti ed ispirazione : Organized Konfusion , A Tribe Called Quest, Pete Rock , Beastie Boys, Common , Ali Shaheed Muhammad, Madlib e tanti altri ancora.

Mauro Ronconi


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Personnel: Eugene McDaniels (vocals, guitar); Carla Cargill (vocals); Richie Resnikoff (guitar); Harry Dhitaker (piano); Miroslav Vitous (acoustic bass); Gary King (electric bass); Alphonse Mouzon (drums); Welfare City Choir (background vocals)


Tracks: 1. Lord Is Back, The 2. Jagger the Dagger 3. Lovin' Man 4. Headless Heroes 5. Susan Jane 6. Freedom Death Dance 7. Supermarket Blues 8. Parasite, The (For Buffy)


Spoiler :
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