Keith Jarrett - The Köln Concert (1975, ECM)
L’immaginazione è una parola negativa in termini di creatività, perché si basa sulla memoria. La creatività si basa su un'altra memoria, diversa da quella dell'immaginazione. Secondo me la miglior musica è sempre quella che suona come se non ci fosse stato nulla di scritto prima di essa. Se possibile, bisogna sempre tornare e ripartire dal silenzio". Con queste parole Keith Jarrett esprimeva il suo personalissimo concetto di musica fatto da continue scoperte. Settanta minuti d'improvvisazione geniale, un continuo smussare pensieri musicali in evoluzione con impostazioni fluide e un particolare use percussivo delle tastiere. Jarrett non è un caposcuola, non ha discepoli devoti, eppure e un maestro unico. Il 'concerto di Colonia' carpisce un momento di grandissima creatività. Il pianista sceglie un suono o una frase e la elabora estemporanea mente, senza premeditazione alcuna, solo con meravigliosa spontaneità e gusto imprevedibile. Passaggi veloci, prepotenza generosa di estrema liricità ed una grande musica senza spartito che poggia le sue basi, oltre che sull'abilità tecnica, sulla possibilità di continuare ad inserire nuovi suoni, nuove melodie. Un artista randagio che cercherà ancora la sua poesia interiore con modalità inusitate, con avventure roboanti e per certi versi eccessive. Questa resta indubbiamente l'essenza sublime del suo inarrestabile pianismo, un album jazz che a tutt'oggi ha venduto qualcosa come due milioni di copie.
1900-2000 Musica dal pianeta terra. Dal Jazz al Rock 200 CD da salvare/Mauro Ronconi/Arcana
Keith Jarret si è conquistato una fama senza precedenti nel mondo del jazz; è il pianista più venduto in assoluto e ogni suo concerto registra sempre il tutto esaurito. Da anni si esibisce da solo o in trio con i fedelissimi Gary Peacock al contrabbasso, uno dei migliori interpreti dello strumento, e Jack Dejohnette alla batteria. Il pianismo di Jarret ha le sue radici in quello di Bill Evans, da cui si è poi emancipato attraverso una costante ricerca sonora, aperta al free jazz, alla classica e alla musica minimale. [1]
Keith Jarret, Gary Peacock, Jack Dejohnette
Keith Jarrett (Allentown, 8 maggio 1945) è un pianista, clavicembalista e compositore statunitense.
La sua carriera inizia con Art Blakey, Charles Lloyd e Miles Davis. Fin dai primi anni settanta riscuote grande successo nel jazz e nella musica classica, come capo formazione e come solista. La sua tecnica d’improvvisazione pianistica abbraccia, oltre al jazz, diversi generi musicali: in particolare, musica classica, gospel, blues e musica etnica.
Nato da una famiglia multietnica, originaria dell'Ungheria, Keith è il maggiore di cinque fratelli. In famiglia, sin da piccolo, respira aria di musica. La nonna paterna suona il pianoforte ed una zia lo insegna, mentre il padre, che a causa della Grande Depressione non è riuscito ad avere una buona educazione musicale, è ugualmente un grande appassionato. La madre, dal canto suo, fin da piccola ha studiato musica ed ha avuto modo di cantare in alcune orchestrine locali. Keith Jarrett inizia a prendere lezioni di pianoforte all'età di tre anni, svolgendo studi classici e venendo incluso in varie esibizioni all'Academy of Music di Philadelphia e al Madison Square Garden. e si esibisce nel primo concerto a nove. Dai dodici anni in poi suona come professionista e dai quindici intraprende studi di composizione.
Entra dunque al Berklee di Boston ed ottiene una borsa di studio per studiare alla prestigiosa cattedra di Nadia Boulanger a Parigi (la stessa cui si rivolse anche Astor Piazzolla), ma, declina cortesemente e si trasferisce a New York nel 1964, esibendosi al Village Vanguard. Suona con il clarinettista Tony Scott, che aveva suonato anche con Billie Holiday. Successivamente Jarrett è con Art Blakey nei Jazz Messengers. Fra i messaggeri Jarrett coltivò quel gusto per il gospel e il blues che non lo abbandonò mai più. Era il dicembre 1965 e Jarrett aveva 20 anni. Tre mesi dopo lo si ascolta nel quartetto di Charles Lloyd, un gruppo importante, che raccolse molti consensi, e in cui Jarrett incontrò un batterista, anch'egli giovanissimo, destinato ad incrociarsi con la sua carriera, Jack DeJohnette. Jarrett in quel quartetto matura, tanto da decidere di lasciare Lloyd e di fondare il suo trio con Charlie Haden, icona del contrabbasso free, e Paul Motian, batterista passato per il trio di Bill Evans. Il primo album che vede Jarrett nel ruolo di leader, Life Between the Exit Signs (1967), viene pubblicato in questo periodo dall’etichetta Vortex, seguito da Restoration Ruin (1968). Un altro album, Somewhere Before, venne pubblicato nel 1968 per l’etichetta Atlantic. Suonò spesso il sassofono e vari tipi di percussioni nel Quartetto Americano, ma a partire dallo scioglimento del gruppo non suonò spesso strumenti diversi dal pianoforte acustico. Nella maggioranza degli album degli ultimi venti anni ha suonato solo il piano acustico.
Jarrett ha sofferto di quella che venne diagnosticata come una sindrome da fatica cronica alla fine degli anni novanta, e fu costretto al confino nella sua casa per lunghi periodi di tempo. Grazie a questo isolamento, ha compiuto buoni progressi verso una completa guarigione ed ha registrato un nuovo album The Melody at Night, With You, originariamente ideato come regalo di Natale per la moglie.[ Contrariamente alle sue precedenti modalità di lavoro, in questo album suona il piano da solo, non con pezzi classici o completamente improvvisati, ma piuttosto con vecchie canzoni e standard. Nel 2004 Jarrett ha vinto il premio musicale Léonie Sonning, normalmente associato a musicisti di musica classica e a compositori, che in precedenza è stato assegnato ad un solo musicista jazz, Miles Davis. La prima persona a ricevere tale premio fu, nel 1959, Igor Stravinskij. Vive a Union, New Jersey. [2]
[1] Flavio Caprera, Jazz Music, Mondadori
Track List:
Part / Part II a / Part II b / Part II c
Spoiler :
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